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La Casa di Carta 5, la recensione della prima parte della stagione finale

Serie TV

Dov’eravamo rimasti e cosa propone Alex Pina in questi primi cinque episodi, in vista del gran finale di dicembre

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Il 3 settembre 2021 ha segnato il “via libera” per tutti gli appassionati de “La Casa di Carta”, indiscutibilmente uno dei grandi eventi seriali degli ultimi anni, a livello globale. La produzione spagnola ha conquistato spettatori in ogni dove e questo atto conclusivo sarà diviso in due parti.
I fan hanno potuto godere dei primi 5 episodi della quinta stagione, cui seguiranno altrettante puntate, il cui caricamento su Netflix avverrà il prossimo 3 dicembre 2021, con possibilità di apprezzare lo show anche su Sky Q e NOW, sfruttando l’app della piattaforma streaming.

Dove eravamo rimasti

Al termine della quarta stagione la banda si ritrova chiusa da ormai 100 ore all’interno della Banca di Spagna. Il Professore pare essere a corto di piani geniali per risolvere questo intrigo, essendo stato scoperto nel proprio nascondiglio dall’ispettrice Alicia Serra. È in trappola, così come il resto della banda.

La donna è pronta a riprendersi la sua vita con quest’arresto, dopo essere sparita a lungo dopo il mandato emesso nei suoi confronti. Il tutto per aver ammesso la tortura ai danni di Rio, rapito e tenuto a lungo prigioniero.

In questa situazione folle è Lisbona a prendere le redini della rapina. Un cambio di vita radicale per lei, considerando come nella prima stagione il suo ruolo era quello di ispettrice posta sulle orme della banda. Oggi è invece parte della stessa e compagna del Professore.

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La Casa di Carta 5, prima parte

I primi cinque episodi della quinta stagione de “La Casa di Carta” offrono agli spettatori una vera e propria esplosione adrenalinica. Per quanto il tempo sia ormai quasi scaduto, con la grande conclusione dello show spagnolo attesa per dicembre, Alex Pina pare ritenere gli ultimi cinque appuntamenti possano bastare per esplicare la parte restante della trama.

Questa, infatti, trova relativamente poco spazio per il momento. Maggior rilevanza viene data all’enorme consumo di proiettili, che da sempre caratterizza la serie. “La Casa di Carta” continua ad accelerare e propone al proprio pubblico esattamente ciò che chiede. Non è tempo di rallentare e chiudere tutti i cerchi ancora aperti. Se questo viaggio deve concludersi, che ciò accada con il botto.

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Il sistema ha funzionato fino a questo punto, perché cambiarlo? Il “gioco” che si propone è ancora lo stesso, rossi contro neri, ladri contro guardie. Lo stallo prosegue, con gli agenti guidati dal Colonnello Tamayo che sono incapaci d’agire, considerando la presenza di ostaggi all’interno della Banca di Spagna.

Il vero punto di svolta è rappresentato però dall’assenza del Professore. L’interruzione della sua linea di comunicazione fa venire meno un elemento chiave: la programmazione. Tutto rientrava in qualche modo nel suo piano generale. Ogni cosa era prevista e anche eventuali deviazioni potevano essere adattate al suo grande schema massimo.

Stavolta, invece, si respira un’aria da “liberi tutti”, che propone una ventata d’aria fresca. La serie continua ad avere i suoi limiti strutturali ma questa è una verità assoluta che affonda le radici fin nella prima stagione. Tutto ciò, però, non le ha impedito di raggiungere un successo globale. Action, thriller e commedia si bilanciano, offrendo un misto tra serie TV dal respiro moderno e telenovela anni ’90. Un minestrone che soddisfa i fan di vecchia data e, al tempo stesso, offre terreno fertile per i critici.

Interessanti le tre aggiunte: Rafael, René e Sagasta. Sono infatti in grado di conferire un po’ di brio a un gruppo storico che ha ormai poche sorprese da regalare. L’eccezione è rappresentata dalla sola Ursula Corbero, Tokyo. Il caos che si respira in questa prima parte è un enorme polverone sollevato sul campo di battaglia. Una volta eliminata tale coltre, non resterà altro che la corsa finale e vi sono le premesse per due tipologie di scenario. Da una parte una conclusione leggera, fatta di regolamenti di conti e qualche trama lasciata in sospeso in vista di possibili spin-off. Dall’altra un ritorno al passato, a una parvenza d’analisi psicologica che possa ancora una volta porre potere e rivoluzione dinanzi alle rispettive illusioni: controllo e cambiamento.

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