Barry 2, la recensione della seconda stagione della serie tv con Bill Hader

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Linda Avolio

Un tuffo nell'oscurità: leggi la recensione della seconda stagione di 'Barry', la geniale dark comedy di casa HBO con un fantastico Bill Hader. La serie è attualmente in onda su Sky Atlantic il lunedì sera alle 23.15, dopo 'The Nevers' (disponibile anche on demand e in streaming su NOW). ** ATTENZIONE: SPOILER SU TUTTO!! **

Barry, cos'è successo nella prima stagione

La premessa alla base della serie tv creata da Bill Hader e Alec Berg è tanto semplice quanto geniale: dopo essere tornato a casa – a Cleveland, Ohio, per la precisione – dall’Afghanistan, l’ex marine Barry Berkman lavora, seppur senza entusiasmo, come killer su commissione. Monroe Fuches, amico di vecchia data di suo padre e a sua volta padre putativo di Barry, trova gli ingaggi, e lui esegue. Un giorno, però, viene mandato in trasferta a Los Angeles per far fuori un certo Ryan Madison, colpevole di aver avuto una liason con la moglie di Goran Pazar, il leader della mafia cecena in California. Ad accoglierlo c’è Noho Hank, il braccio destro di Pazar, un tipo molto educato e decisamente poco adatto a quella vita, che lo istruisce sul da farsi. 

Barry si mette così all’opera, e scopre che il suo target segue a un corso di recitazione. Resta folgorato dal palcoscenico: ecco cosa vuole fare, ecco qual è la sua passione. Decide così di smettere di uccidere, ma per una serie di assurde e sfortunate coincidenze si ritrova comunque coinvolto coi ceceni, che prima vogliono farlo fuori perché non ha portato a termine il suo compito, ma che poi decidono di “perdonarlo” fino a quando non avrà pagato il suo debito, cioè fino a quando non avrà fatto fuori Cristobal Sifuentes, il capo dei rivali boliviani. Come se non bastasse, Fuches non vuole assolutamente permettergli di cambiare vita, altrimenti poi come farà a intascare i dollaroni che tanto ama? Il nostro, però, ha già deciso, e con l’aiuto di Gene Cousineau – il suo insegnante di recitazione, un uomo dall’ego smisurato, ma capace anche di dare ottimi consigli, specialmente quando si tratta di trarre beneficio in prima persona dalle tribolazioni personali dei suoi studenti – si mette a cercare la sua strada.

 

Ma a Los Angeles Barry non trova solo un nuovo obiettivo: trova anche (più o meno) l’amore. A catturare il suo cuore è Sally, la più promettente del corso, determinata come non mai a sfondare. Per lui è un colpo di fulmine a pieno titolo, per lei non proprio, ma alla fine i due si mettono insieme. Peccato che, nel frattempo, la detective Janice Moss – per cui Gene perde la testa fin da subito – stia investigando sull’omicidio di Ryan…e tutte le tracce sembrerebbero portare proprio al corso di recitazione. Per una serie di “fortunate” circostanze, la risoluzione del caso alla fine porta lontano da Barry – pare che Madison fosse rimasto invischiato in uno scontro tra ceceni e boliviani –, ma ovviamente non è finita qui: Goran, infatti, vuole farla pagare a lui e a Fuches per averlo convinto a dichiarare guerra ai sudamericani, cosa che si poteva assolutamente evitare. Per salvare il suo amico ed ex (?) socio, Barry uccide Pazar e i suoi uomini di fiducia. A quel punto Noho Hank, inaspettatamente, diventa il nuovo leader dei ceceni…e, dopo un doveroso chiarimento, stringe una nuova e fruttuosa collaborazione proprio con Sifuentes.

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Tutto è bene quel che finisce bene? Così parrebbe, ma ovviamente così non è. Barry può finalmente godersi la sua nuova vita – la storia con Sally, la recitazione, il fatto di non dover più uccidere su commissione –, ma il diavolo fa le pentole, non i coperchi. Durante un weekend presso la casa al lago di Gene, infatti, Janice – che ha capitolato e si è lasciata sedurre, ma d’altronde l’amore quando arriva, arriva – mette insieme i pezzi (un po’ per caso, un po’ perché è una detective più brava di quanto non sembri) e si rende conto che Barry è assolutamente coinvolto non solo con la fine di Ryan Madison, ma anche con la presunta guerra tra ceceni e boliviani…e con altri omicidi… Barry prova a convincerla a lasciar correre: alla fine è andato tutto per il meglio, perché non godersi ciò che la vita ha di bello da offrire loro? Lei, però, non cede…e a quel punto il nostro, per non finire in galera, la fa fuori. Tornato in casa, sotto le coperte, di fianco all’amata Sally, giura nuovamente che non ucciderà più…ma sappiamo bene tutti, lui per primo, che non andrà così…

 

 

** ATTENZIONE: DA QUI IN AVANTI CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO LA SECONDA STAGIONE **

 

 

Barry, cos’è successo nella seconda stagione

Sono passate alcune settimane dalla “sparizione” della detective Moss, e Gene, distrutto dal dolore, non vuole più insegnare. Barry prova a convincerlo a tornare sui suoi passi, e alla fine ci riesce, ma nel farlo si mette a nudo e finisce per raccontare un momento del suo passato – la prima volta che ha ucciso qualcuno, in Afghanistan – che lo lascia profondamente turbato. Intanto Fuches, di nuovo a Cleveland, si ritrova invischiato con la polizia a causa di un colpo finito male. Come se non bastasse, nel garage di Pazar è stato ritrovato un dente che gli appartiene… Il detective Loach, che non si è rassegnato e che ha intenzione di scoprire cos’è successo a Janice, lo ricatta: o lo aiuterà a incastrare Barry, oppure in carcere ci finirà lui. Fuches si rimette dunque in contatto col suo ex socio, e alla fine Barry – che nel frattempo l’ha più o meno perdonato – finisce per auto-incriminarsi. Ma ecco che accade qualcosa di veramente inaspettato: Loach lo “ingaggia” per far fuori Ronny, il tipo con cui si è messa la sua ex moglie. Se lo ucciderà, niente galera. A lui la scelta.

 

Noho Hank sta vivendo un momento piuttosto felice: gli affari e la sua “amicizia” con Cristobal vanno alla grande, ma nell’equazione si inserisce all’improvviso un elemento discordante, Esther, la leader della mafia birmana locale, che sul piatto mette la spartizione di un carico di eroina, una nuova socia che lui proprio non vuole, più che altro perché è geloso. Oltre a ciò, la “famiglia” lo minaccia e gli invia un proiettile per posta, perché l’omicidio di Goran non è ancora stato vendicato. Hank decide di prendere due piccioni con una fava: incastrerà Esther per la morte di Goran e si impossesserà del suo business. Peccato che Barry, che è ancora in debito con lui, non riesca a portare a termine il suo compito. A quel punto al nostro non rimane che accettare una nuova proposta per togliersi d’impiccio: addestrerà gli uomini di Hank e li farà diventare dei veri soldati, e poi ognuno andrà per la sua strada. Affare fatto.

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Ispirato dal racconto di Barry, Gene – che vuole provare a riavvicinarsi a suo figlio Leo, col quale non ha mai costruito un vero rapporto – dà un nuovo esercizio alla classe: trovare un pezzo che racchiuda e racconti al meglio la loro storia personale, ciò che li ha definiti e li definisce in maniera inequivocabile e indelebile. Sally – che è frustrata perché le vengono proposte solo parti a dir poco minori e risibili – prende la cosa molto seriamente, e decide di mettere in scena la sua storia di abusi. Barry ovviamente la sostiene al cento per cento, ma in città arriva proprio Sam, il suo ex marito violento, che, quando scopre cosa bolle in pentola, la minaccia per farla desistere. Barry, furibondo, decide di ucciderlo. A salvare Sam, ovviamente per puro caso, è la presenza di Sally nella sua camera d’albergo proprio la sera del suo mai portato a termine assassinio.

 

Nel frattempo, Barry prova a convincere Ronny a lasciare Los Angeles e ad andarsene a Chicago, ma c’è un piccolo particolare che Loach ha omesso: Ronny è un campione olimpico di taekwondo. Scatta un combattimento furibondo, e il nostro ne esce vivo per miracolo. Viene però ferito dalla figlia di Ronny, una ragazzina che di umano ha ben poco e che lo accoltella alla schiena. Anche Ronny ha una resistenza fisica fuori dall’ordinario, ma alla fine, durante un grottesco scontro in un supermercato, Barry riesce a uscirne vivo e pulito grazie, paradossalmente, all’arrivo della polizia. Loach, in compenso, viene raggiunto in faccia da un calcio del suo avversario in amore, e muore sul colpo. Fuches e Barry l’hanno scampata di nuovo…ma Barry stavolta è perentorio: non vuole avere più niente a che fare col suo ex socio. Intanto Noho Hank è nei guai: Cristobal ha scoperto cos’è successo a Esther, e non ha dubbi su chi possa aver ordinato quell’omicidio. Insieme ai suoi, il bizzarro leader dei ceceni viene fatto salire su un bus che verrà dato alle fiamme nel deserto…ma l’addestramento di Barry ha dato i suoi frutti: i ceceni non solo riescono a liberarsi, ma uccidono anche buona parte dei nemici e prendono possesso del tempio buddista di Esther e compagni, il “campo base” della mafia birmana.

 

Desideroso di farla pagare a Barry – e anche un po’ geloso di Gene, che gli ha “rubato il posto” –, Fuches si mette alla ricerca del corpo di Janice…e lo trova… Si finge detective e porta il povero Gene sul luogo del ritrovamento: dentro il portabagagli dell’auto, nascosta in mezzo a degli alberi bassi e a dei cespugli in un luogo isolato, c’è purtroppo proprio il cadavere della povera detective Moss, una scoperta a dir poco scioccante. Barry, che è stato avvisato al telefono proprio dal suo ex socio in cerca di vendetta, si precipita sul posto, ma arriva troppo tardi. A essere portato via in manette dalla detective May, la nuova partner del defunto Loach, è però Mr. Cousineau: prima di fuggire, Fuches infatti ha chiamato la polizia, e, fingendo di essere lui, ha confessato l’omicidio.

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Barry, il cast: Bill Hader è il protagonista, il sicario-attore Barry

Lindsay, l’agente di Sally, ha capito quanto la sua cliente ci tenga a fare qualcosa di importante, qualcosa che possa lasciare il segno, così, per dimostrarle di avere fiducia in lei, prenota un teatro importante per lo spettacolo del corso di recitazione. A parte l’assurdità dei testi messi in scena, procede tutto per il meglio, anche se Sally, una volta sul palco, cambia completamente il suo pezzo, peraltro senza rendersene conto. Non più la rappresentazione di quanto accaduto realmente, bensì lei che finalmente manda a quel paese Sam e se ne va (lasciando peraltro di stucco Barry, suo compagno di scena, che però ha ben altro a cui pensare!). Imbarazzata, Sally prova a lasciare l’edificio di nascosto, ma viene fermata da Lindsay, che si scusa: non avrebbe dovuto obbligarla a mettersi a nudo di fronte a così tante persone. Il pubblico, però, ha apprezzato, e molti dei presenti si complimentano personalmente. La serata, in parole povere, è stata un successo.

 

Grazie all’opera di mediazione di Fuches – che vuole qualcuno che lo protegga da Barry –, Hank e Cristobal fanno pace, e a Esther non resta altro da fare se non accettare la cosa e spartire i 30 chili di eroina con i suoi due soci. La festa viene però interrotta proprio dall’arrivo di Barry (che è stato avvisato da Hank, ovviamente), che in preda al furore della vendetta, completamente fuori controllo, uccide tutti quelli che si mettono sul suo cammino (anche il giovane Mayrbrek, il suo fan numero 1). Fuches però riesce comunque a scappare. Hank approfitta della situazione per piazzare il proiettile che gli ha inviato la “famiglia” sul cadavere di Esther, per far capire a Batir, arrivato fin lì dalla Cecenia, che l’omicidio di Goran è stato vendicato. La detective May rilascia Gene: a quanto pare nel bagagliaio è stata trovata una spilla con una scritta in ceceno, “Il debito è stato ripagato.” Altro che omicidio passionale! A piazzare la spilla, regalatagli da Hank, è stato ovviamente Barry. Di nuovo a casa – è venuto a prenderlo alla stazione di polizia suo figlio, che intende dargli un’altra possibilità –, Gene ha un’illuminazione, e finalmente ricorda le parole che il finto detective/Fuches gli ha sussurrato all’orecchio: è stato Barry a uccidere Janice!!

American actor Henry Winkler as Arthur 'Fonzie' Fonzarelli in 'Happy Days', circa 1975. (Photo by Silver Screen Collection/Hulton Archive/Getty Images)

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Barry 2, il commento alla seconda stagione

Dopo una prima stagione assolutamente convincente – un mix riuscitissimo tra commedia nera e drama, sempre in bilico tra il divertente e l’inquietante –, Barry 2 alza ulteriormente la posta in gioco, spingendo più sul nero che sulla commedia, ma con un cast del genere ci si può veramente permettere qualsiasi cosa, perché Bill Hader (Barry), Stephen Root (Fuches), Henry Winkler (Gene), Sarah Goldberg (Sally) e Anthony Carrigan (NoHo Hank) sono in grado di spaziare dal comico al drammatico come se fosse la cosa più facile del mondo. Ovviamente non lo è, ed è proprio in questo che sta la loro bravura, ça va sans dire, ma questo l’avevamo capito già nella S01, anche se adesso tutto si è fatto più intenso, nel bene e nel male. 

 

La seconda stagione di Barry è un vero e proprio tuffo nell’anima black della serie: ci sono i flashback del passato del personaggio di Hader in Afghanistan, c’è la storia di violenza domestica di Sally, c’è il ritrovamento del cadavere della povera Janice, c’è la meschinità senza fondo di Fuches, ma soprattutto c’è un’esplorazione notevole del concetto di cattiveria, di cosa sia realmente, e di cosa renda una persona cattiva. Barry passa tutta la stagione a chiedersi se sia cattivo e a cercare conferma – anzitutto da Gene, ma anche da sé stesso – di non esserlo, arrivando quasi a convincersene, salvo non farsi neanche mezzo scrupolo nell’ultimo episodio, quando irrompe nel tempio buddista e fa fuori tutti quelli che gli si parano davanti, anche chi, in fondo, avrebbe potuto aiutarlo, per esempio Mayrbrek.

 

Cos’è dunque la cattiveria, e cosa definisce una persona cattiva da una che non lo è? Impossibile dare una risposta a questa domanda, anche perché, come dice il personaggio dell’ottimo Winkler, il libero arbitrio fino a prova contraria esiste, dunque esiste anche la possibilità di cambiare, altrimenti saremmo tutti già condannati a interpretare una parte scritta da qualcun altro. Ma se così non fosse? Se invece la cattiveria fosse scritta dentro alcuni di noi in maniera indelebile? Assolutamente degna di nota anche la domanda esistenziale da un milione di dollari che corre lungo tutta la stagione, cioè “Meglio dire sempre la verità ed essere autentici anche a costo di non piacere, o meglio “editare” la verità per non rischiare di mandare tutto all’aria?”

 

La serie creata da Alec Berg e Bill Hader è un ottimo esempio di come si possa intrattenere e allo stesso tempo far riflettere, ma intanto per fortuna ad alleggerire l’atmosfera c’è sempre NoHo Hank. Attendiamo dunque con ansia la terza stagione, quasi sicuramente in uscita entro quest’anno, perché adesso che Gene sa la verità sulla fine della sua amata Janice sicuramente cambieranno molte cose…

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