'Un volto, due destini', la recensione del primo episodio della serie tv

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Linda Avolio

Leggi la recensione del primo episodio di 'Un volto, due destini', in onda su Sky Atlantic il martedì sera alle 21.15 (la serie è disponibile anche on demand e in streaming su NOW TV) - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

'Un volto, due destini', cos'è successo nel primo episodio

Three Rivers, Connecticut, 1 ottobre 1990. Nella biblioteca cittadina, a quell’ora del giorno piena di persone, tra cui molti ragazzini, un uomo evidentemente in preda a una qualche forma di delirio si taglia via la mano destra dopo aver invocato il Signore. Thomas Birdsey, questo il suo nome, soffre di schizofrenia paranoide, ed è ospite da ormai molti anni in una casa famiglia, presso cui ha il compito di gestire il banchetto del caffè. 

In ospedale, mentre urla a medici e infermieri di non riattaccargli l’arto amputato, lo raggiunge il fratello gemello Dominick, che di fatto deve decidere per lui. Thomas lo implora, gli dice che se gli riattaccheranno la mano se la taglierà di nuovo, perché il suo è stato un gesto deliberato, un sacrificio per fermare la guerra (ndr, la Guerra del Golfo). Alla fine, Dom decide di onorare la decisione del gemello e di non firmare.

 

In flashback, tramite il racconto di Dominick, scopriamo qualcosa di più sui gemelli: che uno è venuto al mondo il 31 dicembre del 1949 e l’altro l’1 gennaio del 1950; che il loro padre adottivo, Ray Birdsey, era piuttosto rigido e a volte manesco con loro quand’erano piccoli; e che non hanno mai conosciuto il loro padre biologico, la cui identità è sempre stata un segreto custodito gelosamente dalla madre. I problemi mentali di Thomas, prosegue il racconto, hanno avuto inizio durante l’infanzia, ma sono scoppiati nell’adolescenza, e alla fine, per la sua incolumità e per il suo benessere psichico, è stato necessario ammetterlo in un istituto dedicato a persone con problematiche simili alle sue.

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Sempre tramite dei lunghi flashback scopriamo che, circa tre anni prima del gesto di Thomas, mamma Birdsey si è ammalata di cancro al seno, malattia che in pochi mesi l’ha portata alla morte. Prima di andarsene, però, Ma dona a Dominick qualcosa di molto prezioso: un manoscritto che altro non è che l’autobiografia di Domenico Onofrio Tempesta, suo padre, dunque il nonno dei gemelli, un immigrato italiano nato in Sicilia e giunto a Three Rivers verso l’inizio del 1900.

 

C’è però un problema: il manoscritto è in italiano, e lei ha dimenticato quella lingua molti anni fa. Dominick per un po’ se ne dimentica, ha molti altri pensieri per la testa, ma poi, un giorno, decide di farlo tradurre come ultimo regalo. La traduttrice, la bizzarra Nedra Frank, una docente universitaria, accetta il lavoro: ci vorrà molto tempo e costerà parecchi dollari, ma lui, nonostante il suo umile lavoro da imbianchino, accetta senza fare storie. La traduzione, però, non arriverà mai in tempo.

 

Nedra sparisce, e intanto Dom continua a occuparsi del fratello e della mamma, ormai in ospedale. Thomas, molto disturbato per quanto sta accadendo, si rifiuta di andare a trovarla, non ci riesce. Anche Ray, nel presente, non se la sente di andare a trovare il suo disastrato figlio mentre è ricoverato. Non riesce poi a capire come mai Dominick non abbia firmato, secondo lui è stata una scelta senza senso.

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Di nuovo in flashback, Dominick chiama Nedra: non c’è più tempo. Lei dice che sta lavorando senza sosta, e intanto si lascia scappare che questo Domenico Onofrio Tempesta è una persona terribile, che non vorrebbe mai vicino ai suoi figli, se ne avesse. Dom non capisce bene in che senso. Qualche giorno dopo, la traduttrice si presenta a casa sua e gli consiglia di non regalare la traduzione a sua madre prima di averla letta. Poi si autoinvita a cena e ci prova, salvo rimanerci malissimo quando lui (che è divorziato da poco) educatamente rifiuta le sue avances.

 

Nedra sparisce di nuovo, e Dominick, intenzionato a riavere almeno il manoscritto, va a cercarla in università…ma di lei non c’è traccia… Furioso, se la prende con la receptionist. Intanto sua madre è arrivata alla fine. Prima di morire, la donna gli fa promettere di prendersi cura di suo fratello. Dom promette, non può fare altro. E’ lui ovviamente ad avvisare Thomas. La notizia aggrava ulteriormente la condizione del poverino, che da quel momento si rifugia ciecamente nella religione e nelle teorie complottistiche, peggiorando visibilmente.

 

Nel presente, Dom porta Ray – che non ha mai veramente accettato la malattia di Thomas – in ospedale, e gli dice di andare avanti. Fuori, nel parcheggio, vede il furgone della ditta del nuovo compagno della sua ex moglie, Dessa, che è andata a visitare l’ex cognato, al quale è ancora legata. I due si salutano, c’è un po’ di imbarazzo, più che altro perché lui prova a baciarla, ma lei non se la prende, capisce benissimo che lo shock per quanto accaduto è stato fortissimo.

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Ray, dicevamo sopra, non riesce a entrare nella stanza di Thomas, così Dom lo riporta a casa. Tornato in ospedale, scopre che il fratello sta per essere dimesso, ma quando vede che insieme a lui ci sono degli agenti di polizia, che peraltro gli mettono le manette, comincia ad agitarsi. Chiede di poter andare in macchina con loro, e scopre che Thomas anziché essere portato all'istituto Settle verrà rinchiuso in un carcere che praticamente è un manicomio criminale, l’Hatch Forensic Institute, in quanto individuo potenzialmente pericoloso.

 

Vorrebbe parlare con il dottore che l’ha in cura, ma gli viene negato. Se ne riparla la mattina successiva. Dentro il penitenziario, mentre il fratello, che nel frattempo si è anche fatto la pipì addosso, viene portato via a forza, chiede inutilmente di parlare almeno con un assistente sociale, e arriva anche a chiedere aiuto a un inserviente, Ralph Drinkwater, un suo ex compagno di scuola, che però lo ignora. Preoccupato per Thomas, prova a superare gli agenti, che però lo colpiscono e lo fanno finire a terra.

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'Un volto, due destini', il commento al primo episodio

Un volto, due destini (titolo originale I Know This Much Is True) è senza dubbio una serie di non facile approccio, sia per le tematiche trattate, sia per il modo in cui tali tematiche vengono messe in scena. Questo primo episodio comincia infatti con l’amputazione della mano di Thomas e termina con Dominick a terra, picchiato dalle guardie carcerarie, ma questi non sono gli unici due momenti di violenza, che, fisica o psicologica, è un elemento pressoché sempre presente. Per usare un eufemismo, questa non è una serie per cuori teneri o per chi è alla ricerca di un momento di svago. Questa è una serie per chi sa già che la vita a volte, spesso, può fare veramente schifo, perché se è vero che la fortuna è cieca, è altrettanto vero che la sfiga ci vede benissimo, sempre e comunque.

 

Eppure Un volto, due destini è una narrazione a suo modo poetica, capace di catturare fin dal primo momento, e buona parte del merito va senza dubbio a Mark Ruffalo, qui nelle duplici vesti dei gemelli Birdsey, anche se il ruolo principale è ovviamente quello del disfunzionale Dominick. Che Ruffalo fosse un ottimo interprete lo sapevamo già, ma qui a colpire più di tutto il resto è forse la sua trasformazione fisica, non c’è che dire.

 

Ottima la caratterizzazione di Dom, una vera e propria pentola a pressione piena di rabbia, tristezza e frustrazione, un uomo costantemente sul filo, sempre un solo passo indietro rispetto all’orlo del precipizio. Molto azzeccata anche la struttura: i salti dal presente al passato e viceversa sono realizzati in maniera organica e fluida, e il voice over di Dominick, che racconta le tragedie pregresse della sua sfortunata famiglia, non è mai fastidioso o fuori posto.

 

Spendiamo due righe anche per la sempre ottima Juliette Lewis, che si ritrova nuovamente a interpretare un personaggio decisamente sopra le righe (la traduttrice folle Nedra Frank), ma che lo fa con la sua solita maestria. Degna di nota anche Kathryn Hann (qui nei panni di Dessa, l’ex moglie di Dominick), un’attrice versatile e un volto piuttosto noto della serialità televisiva statunitense, sicuramente una scelta azzeccata per un personaggio che, come avremo modo di vedere, avrà un certo peso negli episodi successivi.

 

Bastano sessanta minuti per rendersi conto che Un volto, due destini è uno dei titoli meglio riusciti di questo turbolento 2020 e che farà felici gli amanti dei drammoni con tutte le lettere maiuscole. Tenere i fazzoletti a portata di mano.

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