Perry Mason, la recensione del primo episodio della serie tv con Matthew Rhys

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Linda Avolio

Leggi la recensione del primo episodio della prima stagione di 'Perry Mason', in onda su Sky Atlantic ogni venerdì alle 21.15 (la serie è disponibile anche on demand e in streaming su NOW TV) - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

Perry Mason, cos'è successo nel primo episodio

Los Angeles, 1931, ultimi giorni dell’anno. In una squallida stanza di uno squallido hotel da quattro soldi, Matthew e Emily Dodson ricevono una telefonata che indica loro dove lasciare i soldi del riscatto, centomila dollaroni: solo così potranno riavere il loro figlioletto. Peccato che il povero Charlie, effettivamente lasciato sulla carrozza di un tram, come concordato, sia in realtà morto. I suoi occhi, infatti, sono aperti solo perché le palpebre sono state legate alla fronte con del filo. Una scoperta a dir poco agghiacciante.

Mentre il mondo dei Dodson crolla, l’investigatore privato Perry Mason si incontra con l’amico e collega Pete Strickland per lavoro. La loro missione: seguire un noto attore comico e coglierlo sul fatto. Pare infatti che la star non stia rispettando la “clausola morale” del suo contratto (il famigerato Codice Hays entra in voga ufficialmente nel 1934, ma già nel 1930 era già stato adottato ufficiosamente un po’ ovunque), e in effetti Perry, a fine serata, gli scatta alcune foto decisamente compromettenti in compagnia di una giovane starlette. La giornata è andata.

 

Tornato a casa – la fattoria di famiglia, due mucche e una stalla ormai in rovina circondate da terreni ora adibiti a hangar per ultraleggeri e a piste di decollo e atterraggio –, Mason trova un pacco rispedito al mittente, cioè a lui, e l’ennesimo avviso di pagamento. Per farla breve, tra non molto verrà sfrattato se non troverà i soldi necessari per pagare ciò che deve allo Stato. La casa – enorme e piena di oggetti e mobili, eppure allo stesso tempo vuota – è in rovina tanto quanto il resto della proprietà…e tanto quanto il proprietario. 

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Perry osserva una vecchia foto di famiglia, fuma e ripensa al passato. Che, sicuramente, è stato migliore di questo presente. Ormai è mattina. Arriva a trovarlo E.B. Jonathan, avvocato di successo, amico di vecchia data, e ogni tanto datore di lavoro. E.B., apprendiamo, non si fa vivo da tre mesi, ma ora ha bisogno di lui perché un certo Herman Baggerly, un tipo alquanto facoltoso, l’ha contattato.

 

Intanto, però, Mason deve presentarsi in tribunale, anche se ha la cravatta macchiata d’uovo. Prima di sedersi al banco dei testimoni, il nostro scalcagnato protagonista va a consegnare le foto dell’attore libertino, ma fa l’errore di alzare troppo il prezzo, e alla fine non viene pagato. Dopo aver recuperato una cravatta pulita in obitorio grazie all’amico Virgil (che lo lascia rovistare tra gli effetti personali dei trapassati), Perry va a testimoniare, ma si ritrova torchiato dall’avvocato della difesa, che lo dipinge come una persona manesca e inaffidabile, tirando in ballo i suoi metodi poco ortodossi e la sua uscita di scena poco decorosa dal primo conflitto mondiale.

 

Della Street, la collaboratrice di E.B., è venuta a recuperarlo: si va da Baggerly (ndr, sì, è proprio lui, Robert Patrick, AKA il T-1000!). L’uomo ha bisogno d’aiuto non per sé stesso, ma per due membri della sua chiesa, l’Assemblea Radiante di Dio, la congregazione guidata da una predicatrice molto particolare, Alice McKeegan. Si tratta del caso in prima pagina su tutti i giornali: il rapimento e la morte di Charlie Dodson. Matthew e Emily, due membri di quella particolare chiesa, hanno bisogno di aiuto, e non ci si può fidare della polizia di Los Angeles. 

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E.B., Della e Perry si recano così a casa Dodson, e ovviamente sono presenti anche i detective Holcomb e Ennis, che stanno seguendo il caso, ma che sembrano più interessati a chiuderlo in fretta incastrando Matthew che a scoprire la verità. Durante una pausa, Perry va in camera del bimbo. Scatta qualche foto ai suoi giocattoli, quasi tutti a forma di tartaruga, e scatta una foto anche a ciò che si vede dalla finestra, a quel giardino da cui sicuramente è passato chi l’ha rapito. Viene raggiunto da Emily mentre sta fumando. Come un soldato, gli fa notare lei, che gli chiede una sigaretta. Gli racconta del suo piccolo, gli parla del suo dolore…ma a Mason qualcosa non torna. E’ dubbioso: com’è possibile che non si sia veramente accorta di nulla? Tra una fiaschetta e l’altra (siamo ancora nel pieno del proibizionismo, non si potevano tenere le bottiglie in bella mostra), E.B. gli dice di concentrarsi sul loro obiettivo, e il loro obiettivo non è incolpare i Dodson.

 

Di nuovo a casa, Perry, dopo aver fatto sesso con Lupe, la proprietaria dei terreni circostanti, si ritrova a rifiutare per l’ennesima volta un’offerta di acquisto da parte sua. Lei ovviamente vorrebbe comprargli la fattoria, peraltro a un prezzo più che onesto, ma lui non ha intenzione di vendere. Non può.

 

Dopo aver girato un po’ nel luogo del ritrovamento del corpo di Charlie, Mason va nella stanza in cui si erano posizionati i Dodson per ricevere la telefonata dei rapitori. Ma c’è già qualcun altro lì, Holcomb e Ennis. Il secondo, in particolare, non è felice di vederlo. I due vengono quasi alle mani, e a far calmare le acque è Holcomb.

 

All’obitorio, Perry, grazie a Virgil (che non si fa problemi ad arrotondare così lo stipendio) scatta una foto al cadavere del bimbo, e poi preleva un pezzetto del filo usato per cucirgli le palpebre alla fronte, crudele stratagemma messo in atto per far credere ai genitori che fosse ancora vivo. Un’immagine straziante, è troppo anche per uno come lui. Uno che ha partecipato alla Grande Guerra (e che, è bene ricordarlo, è stato congedato con disonore, ma per ora non i sa bene perché).

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Life goes on, però, così Mason va alla festa di fine anno dello studio cinematografico che l’ha ingaggiato qualche giorno prima. E’ lì per farsi pagare, come dice a Strickland. Ma il 1932 non inizia nel migliore dei modi: Perry, infatti, non solo non viene pagato, ma viene anche picchiato, ricattato e marchiato sul petto con la canna rovente di una pistola.

 

Nel frattempo, dentro un appartamento vuoto in un palazzone fatiscente di periferia, tre uomini aspettano qualcuno. Tra questi c’è un tizio con un cappello – lo stesso tizio presente anche sul luogo del ritrovamento del corpo del povero Charlie – che dice a un altro tizio molto nervoso di calmarsi. Poi c’è un tizio seduto, che è sicuro che “lui arriverà.” E’ evidente che si tratta dei rapitori…ma di chi stanno parlando? Lo scopriamo presto: del detective Ennis. E’ lui a presentarsi, e ha con sé una valigia che in teoria dovrebbe essere piena di soldi, ma che in realtà è vuota. Senza pensarci due volte, il poliziotto spara ai compari: niente testimoni, niente rischi. Uno, però, quello nervoso, nonostante sia ferito riesce a scappare e a salire sul tetto. Per sfuggire a Ennis si lancia dal palazzo, ma non riesce ad atterrare su quello a fianco, e cade per svariati metri, schiantandosi al suolo su una scala. Fine dei giochi.

 

 A casa, Perry chiama Linda, la sua ex moglie, ed è evidente che i due non sono rimasti in buoni rapporti. Lui vorrebbe parlare con suo figlio, ma lei gli risponde che è a letto, e poi dopo un ultimo battibecco, riattacca. Arriva Lupe, con una bottiglia di Mezcal in mano. Ha bisogno di compagnia per il suo prossimo viaggio a Oaxaca (casomai non fosse chiaro, stiamo parlando di contrabbando di alcolici), ma lui declina. Non è dell’umore adatto. Il mondo fa schifo, la gente fa schifo, e tutti mentono.

 

Rimasto solo, Mason raccoglie foto, articoli di giornale e appunti vari sul caso Dodson e li dispone in ordine per terra: sta cominciando a mettere insieme i pezzi, e ci sono alcune cose che proprio non gli tornano…

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Perry Mason, le foto più belle del protagonista Matthew Rhys

Perry Mason, il commento al primo episodio

Quello di Perry Mason è senza dubbio uno dei personaggi più iconici della serialità televisiva statunitense dello scorso secolo, il precursore della figura dell’avvocato integerrimo disposto a tutto pur di scagionare il proprio cliente, ovviamente accusato ingiustamente. Eppure, proprio perché “nato” in un’epoca in cui le storie fortemente serializzate andavano per la maggiore, di lui, della sua vita privata, del percorso che l’ha portato a diventare ciò che è diventato, non si è mai saputo molto. Perché dunque non dedicargli una origin story (trend peraltro in forte crescita negli ultimi anni, prendere un personaggio molto noto e raccontarlo da giovane, andando a scavare, o meglio, a creare un passato fino a quel momento quasi inesistente)? Quella di HBO è stata senza dubbio una pensata vincente, al punto che da miniserie Perry Mason è diventata una serie, con tanto di rinnovo pressoché immediato per una seconda stagione, che a questo punto vedremo quasi sicuramente nel corso del 2021.

 

Ma torniamo a questo primo episodio, decisamente introduttivo, e non potrebbe essere altrimenti. Bisogna infatti presentare il caso di stagione (l’indagine relativa al rapimento e alla morte di Charlie Dodson), bisogna presentare il mondo in cui si svolgono i fatti (la Los Angeles dei primi anni Trenta dello scorso secolo, ricostruita alla perfezione in ogni dettaglio), e, soprattutto, bisogna presentare i personaggi, protagonista compreso. Sì, perché il Perry Mason di Matthew Rhys (che, dopo la serie cult The Americans, non ha bisogno di presentazioni o elogi) è decisamente diverso dai suoi predecessori, letterali e televisivi.

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Perry Mason, le foto dei primi due episodi della serie tv

Povero in canna, “sfattissimo”, lontano dalla moglie (con cui i rapporti sono pessimi) e dal figlio, solo e tormentato dal passato (precisamente da quei giorni maledetti passati in trincea), Perry tira a campare come meglio può, da un ingaggio all’altro. Ha più o meno quarant’anni, ma probabilmente gli sembra di essere al mondo da un secolo. Disilluso, deluso dal genere umano, e decisamente incattivito, ha un unico credo: tutti sono colpevoli di qualcosa, e tutti mentono. Da qui a essere l’avvocato diventato famoso in tutto il mondo c’è un bel salto, e nel corso dei prossimi episodi ci verrà mostrata questa necessaria evoluzione. Per ora godiamocelo così, spettinato, con la barba di qualche giorno e con la cravatta sporca d’uovo.

 

Rhys, che porta sulle spalle il peso dell’interpretare il titular charachter, fa senza dubbio un ottimo lavoro, ma il resto del cast, composto da volti piuttosto noti agli amanti della serialità televisiva americana, non è da meno. Un nome su tutti: John Lithgow e il suo E.B. Jonathan. Ma anche Juliet Rylance, che porta in scena un altro personaggio già noto ai fan di Perry Mason, l’acuta e fidata Della Street (ovviamente anche lei rivisitata in chiave contemporanea), si dimostra un’aggiunta degna di nota. E’ poi sempre un piacere rivedere Shea Whigham, l’indimenticato Eli Thompson di Boardwalk Empire, qui nei panni dello squattrinato Pete Strickland, collega e amico del protagonista.

 

Dotata di una fine ironia, di un ritmo incalzante e di dialoghi decisamente brillanti, Perry Mason, un sapiente mix di crime, noir e legal, è senza dubbio un prodotto di ottima fattura, nonché uno dei titoli più riusciti di questo travagliato 2020. E questo è solo l’inizio.

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