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The New Pope: la serie tv raccontata dal regista Paolo Sorrentino

Serie TV sky atlantic

Paolo Nizza

Dal 10 gennaio in esclusiva su Sky Atlantic e Now tv partirà The New Pope, una serie originale Sky creata e diretta dal Premio Oscar Paolo Sorrentino, prodotta da The Apartment - Wildside, parte di Fremantle. Nell'attesa abbiamo incontrato il regista inventore della serie.

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Lord Byron descriveva così la città eterna: “Rome, beautiful Country, City of my Soul.” Sicché incastonato tra una via che un tempo fu il vertice della mondanità e la placida Villa Borghese, il luogo dell’intervista, per usare le parole di Marcello Mastroianni della Dolce Vita risulta essere una “giungla, tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene.” Dalla terrazza dell’hotel Eden si vede San Pietro, una delle location che, ca va san dire, si palesa spesso e volentieri negli episodi di The New Pope. Certo, nella serie si tratta di un edificio ricostruito magistralmente a Cinecittà. Ma come ha dichiarato Paolo Sorrentino, l’arte ci permette di "arrivare alla verità attraverso una bugia, un’invenzione, una fantasia". Sorrentino in completo grigio e camicia bianca, sembra un felino in attesa. Pur senza il consueto sigaro d’ordinanza, sornione, disincantato e al tempo stesso appassionato, il regista risponde gentilmente alle domande, pur mantenendo il giusto riserbo su ciò che vedremo.

Quando hai pensato che ci sarebbe stato un sequel di The Young Pope?

Mentre montavo la prima stagione, mi sono venute in mente delle idee che mi hanno entusiasmato. Quindi ho scelto di realizzare una seconda stagione. Ero turbato, come credo tutti, dagli attentati, dal fondamentalismo, dalle tante forme di integralismo da cui siamo circondati. E quindi ho deciso di raccontare tutto questo.

Per il personaggio del Nuovo Papa avevi già in mente John Malkovich?

Sì, Malkovich è stata la prima idea. Volevo una figura in netto contrasto con quella di Jude Law. Quindi un pontefice più anziano, più saggio, meno irruento. E quindi John era perfetto per questo ruolo.

Gli episodi che abbiamo visto ovvero il primo, il secondo e il settimo hanno tutti atmosfere molto diverse tra loro. Quindi dobbiamo aspettarci che ogni puntata abbia un stile differente?

Il settimo episodio rappresenta una puntata quasi a sé stante.  Una bolla all’interno di un arco narrativo ben delineato. Il primo, forse perché è molto forte la presenza di Silvio Orlando, ha un tono più da commedia perché quando lavoro con Silvio tendo a sviluppare l’aspetto comico. Ma non c’è un’idea a monte di realizzare ogni episodio con uno stile diverso. Anzi alcune puntate hanno lo stesso registro.

Come è stato girare al Teatro 5 di Cinecittà, quello abitualmente usato da Federico Fellini?

Per me è stato un onore. Sono stato lusingato dalla possibilità di utilizzare il luogo che rappresenta la grande creatività italiana.

C’è qualche sequenza di The New Pope che ricordi con particolare piacere?

Direi tutte le scene dell’episodio 7 girate a Venezia. Ho sentito di fare una cosa degna. Sono stato contento del risultato. Nonostante potesse risultare artefatto e al netto dell’ambientazione maestosa alla fine è venuto fuori il racconto intimo ed emozionante di un autentico dolore famigliare. Non credevo di avere la capacità di raccontare situazioni di questo tipo.

Sei più vicino a Fellini che non rivedeva mai i suoi film o a Coppola che continua a rimontare Apocalypse Now?

Dire né l’uno né l’altro. Se capita rivedo i miei film, ma non lo faccio abitualmente, di contro, non tornerei a rimontare una mia opera. I film ti accompagnano per uno, due anni. Rappresentano delle stagioni della vita. Per me sono capitoli chiusi. Bei ricordi, ma non da riaprire. Preferisco dedicarmi a qualcosa di nuovo.

Da Sharon Stone a Marilyn Manson, da Jude Law a John Malkovich, è stato complesso avere a che fare con così tante star contemporaneamente?

In realtà no. Il set è un luogo dove devi lavorare, devi correre, non c’è molto tempo per pensare. Alla fine convochi un attore e lo dirigi. Io poi non frequento molto gli attori fuori dal set, quindi non ho occasione di confrontarmi con loro, al di là del lavoro.

Secondo te, c’è un calciatore che potrebbe impersonare il Papa?

Direi Eric Cantona, per il carisma

Infine, so che non sei credente, ma dopo queste due stagioni ti è venuto il sospetto che Dio esista?

Non a livello razionale perché mi risulta inspiegabile l’esistenza di un Dio. Ma inconsciamente il dubbio che esista ce l’ho e anche forte.