Michele Zarrillo, da “Una Rosa Blu” a “Mani nelle Mani”: le sue 10 canzoni più famose

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Foto Matteo Rasero/LaPresse 
06 marzo 2021 Sanremo, Italia 
spettacolo 
Festival di Sanremo 2021, serata finale.
Nella foto: Michele Zarrillo

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March 06, 2021 Sanremo, Italy 
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Sanremo music festival 2021, final evening.
In the photo: Michele Zarrillo

Il cantautore romano, nato il 13 giugno 1957, festeggia i 65 anni: sin dagli anni Ottanta ci ha regalato brani indimenticabili come “Una rosa blu”, “Cinque giorni”, “L’Acrobata” e “Mani nelle Mani”. Ma anche “La notte dei pensieri”, con cui nel 1987 vinse il Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte dando il via a una lunga carriera

Ha cantato e continua a cantare l’amore in tutte le sue forme e sfumature. Compie 65 anni Michele Zarrillo, cantautore romano nato il 13 giugno 1957, con all’attivo più di due milioni di dischi venduti e successi indimenticabili come Una rosa blu, Cinque giorni e L’elefante e la farfalla. Dai sentimenti impossibili a quelli nostalgici, da quelli avventurosi a quelli dolorosi: ecco le 10 canzoni di Zarrillo da scoprire o riascoltare.

Una rosa blu (1982/1997)

Una rosa blu sulla pelle tua / Mi ricordi Londra snob e bionda con un filo di follia. Un attacco fra i più conosciuti di Michele Zarrillo, in un brano che ha una storia particolare. Presentato nel 1982 a Sanremo nella sezione Aspiranti, non superò la selezione. Poi, 15 anni dopo, la nuova versione del 1997 è diventata uno dei più grandi successi del cantautore romano.

La notte dei pensieri (1987)

Famosissima è anche La notte dei pensieri, canzone con la quale Zarrillo ha vinto nel 1987 il Festival di Sanremo nella sezione Nuove Proposte: È la notte dei pensieri e degli amori / Per aprire queste braccia verso mondi nuovi. Un brano che racconta di un uomo che ripensa a una storia d’amore e agli errori che ha fatto, immaginando un futuro senza litigi e gelosie e un riavvicinamento ispirato da un sentimento che non si è mai davvero spento.

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Cinque giorni (1994)

Scritto da Michele Zarrillo e Vincenzo Incenzo, il brano è stato presentato nel 1994 al Festival di Sanremo ed è arrivato al quinto posto nella classifica finale. È ritenuto tra i più rappresentativi della discografia dell’artista, e racconta di un amore perduto e della sofferenza che divora il protagonista: Cinque giorni che ti ho perso / Quanto freddo in questa vita, ma tu / Non mi hai cercato più / Troppa gente che mi chiede / Scava dentro la ferita e in me / Perché quando tu sei ferito non sai mai, oh mai / Se conviene più guarire / O affondare giù, per sempre.

Il Canto del Mare (1994)

Teresa è chiusa nella stanza / Coi suoi non riesce più a parlare / La radio accesa e fogli di parole / E Fabio fa tutti i concorsi / E scrive a casa che è dottore / Ma poi ripara gomme per campare / E il canto del mare / Quaggiù non può arrivare / La sera si muore / Non ci si può incontrare. Estratto dall’album Come uomo tra gli uomini, il brano racconta un amore travolgente, giovanile, quello fra Fabio e Teresa, fatto di incontri fugaci e il sogno di fuggire insieme verso il mare.

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L’elefante e la farfalla (1996)

Due anni dopo, Zarrillo torna a Sanremo con L’elefante e la farfalla, scritta ancora da Vincenzo Incenzo. Il brano piace al pubblico, e diventa uno dei più amati della carriera del cantautore, che parla di un amore impossibile usando l’immagine di due animali molto diversi uno dei quali, l’elefante, non osa esprimere i suoi sentimenti perché bloccato dalla sua natura percepita come goffa e pesante. Sono l'elefante e mi nascondo, / ma non c'è rifugio così profondo, / io non so scappare, che pena mostrarmi così / al tuo sguardo che amo e che ride di me/ una farfalla sei, leggera e libera su me / Dentro di me, dentro di me / ho un cuore di farfalla.

L’Acrobata (2001)

Un altro brano frutto della collaborazione fra Michele Zarrillo e Vincenzo Incenzo, presentato al Festival di Sanremo del 2001. Una canzone delicata, con uno sguardo “dall’alto” in equilibrio fra amore e rischio: Amore che devo inventare / Io come i bambini e gli acrobati a terra un mio senno non ho / Ma il cuore mi spinge a rischiare / E su questo trapezio che passa ogni sera e non torna mai più / E che tenerezza afferrarti le mani, portarti nel blu / E non scendere più.

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Ti penso ogni Momento (2003)

Parla invece di un amore finito il brano Ti penso ogni Momento, contenuto nell’album Liberosentire, primo disco che vede Zarrillo nelle vesti di produttore. Sai, io ti penso ogni momento / E se il tempo non finisse / Io ti penserei di più / Ma non c'è un attimo di tregua / Nei colori della sera / Il dolore non va via.

L’alfabeto degli Amanti (2006)

Dopo tre anni di silenzio, Zarrillo torna con un l’album di inediti L’alfabeto degli Amanti. Il brano omonimo viene presentato al Festival di Sanremo e diventa presto una delle canzoni più amate del cantautore, anche grazie al duetto con Tiziano Ferro in una serata della kermesse. L'alfabeto di tutti gli amanti comincia così / Con parole che invano cercavi lontano da qui / E gli uccelli che scendono a bere dall'immensità / Hanno il volo fuggente e leggero della tua intimità.

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Ragazza d’argento (2008)

Seduto in mezzo alla notte implorarti vorrei / Disegno a terra il tuo nome nel chiarore di te / Ci ameremo per sempre anche dopo di noi / Ragazza d'argento di te m'ispirai / Ma sempre viviamo noi per poi dirci addio. Una canzone nostalgica, sognante e malinconica, contenuta nell’album Nel tempo e nell'amore, una raccolta dei successi del cantautore romano dal 1981 al 2008.

Mani nelle Mani (2017)

La canzone, scritta da Zarrillo insieme a Giampiero Artegiani, è contenuta nell'album Vivere e rinascere ed è stata presentata al Festival di Sanremo 2017. Un brano in cui il protagonista rivive i ricordi legati a un amore passato, guidato dalla voglia di tornare indietro: Mani nelle mani, vedo due ragazzi ingenui / Dentro un mondo di canzoni e di poesia / Domani, noi domani, ma stanotte tu rimani / Non mi chiedere di farti andare via / Tu sei passione e tormento / Tu sei aurora e tramonto / Vorrei che fossimo eterni / Vorrei tornare a quei giorni.

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