Gary "Mani" Mounfield, il bassista degli Stone Roses e dei Primal Scream è morto a 63 anni

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Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

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Un protagonista del suono di Manchester che se ne va: la scena musicale britannica perde una delle sue figure più rappresentative. La famiglia del compianto musicista ha comunicato la notizia senza diffondere informazioni sulla causa del decesso, generando un rapido flusso di omaggi e ricordi da parte di artisti che hanno condiviso con lui decenni di storia musicale

Addio a Gary "Mani" Mounfield, il bassista degli Stone Roses e dei Primal Scream: è morto all’età di 63 anni.
Si tratta dello storico bassista degli Stone Roses che, successivamente, è diventato uno dei membri dei Primal Scream. Un protagonista del suono di Manchester che se ne va: la scena musicale britannica perde una delle sue figure più rappresentative.

 

La famiglia del compianto musicista ha comunicato nella giornata di ieri, 20 novembre 2025, la notizia senza diffondere informazioni sulla causa del decesso, generando un rapido flusso di omaggi e ricordi da parte di artisti che hanno condiviso con lui decenni di storia musicale.

Il cordoglio della scena musicale

La conferma pubblica della morte è arrivata tramite un post su Facebook del fratello Greg Mounfield, che ha scritto: “È con il cuore più pesante che abbia mai avuto che devo annunciare la triste scomparsa di mio fratello”. Anche il nipote ha diffuso il messaggio.
Da quel momento, moltissimi colleghi hanno espresso il loro dolore. Ian Brown ha scritto su X: “Riposa in pace Mani”.
Tim Burgess dei Charlatans lo ha ricordato definendolo “uno dei migliori in assoluto in tutti i sensi – un amico meraviglioso”, mentre Rowetta Idah, già degli Happy Mondays, ha dedicato a sua volta un tributo.
Tra i più colpiti, Liam Gallagher, che su X ha scritto: “Sono completamente sconvolto e assolutamente devastato alla notizia su Mani, il mio eroe”.
Anche Rough Trade - la famosa etichetta discografica indipendente britannica - ha ricordato il musicista, descrivendolo come “l’esempio perfetto di come un bassista possa essere il cuore pulsante di una band”.

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Un tour annunciato

Di recente, Mani aveva presentato un ampio tour di incontri pubblici in programma nel Regno Unito tra settembre 2026 e giugno 2027, durante il quale avrebbe voluto raccontare momenti decisivi del proprio percorso artistico.

 

Tra questi figuravano il concerto degli Stone Roses a Spike Island nel 1990 e il tour della reunion del 2012. Il progetto arrivava dopo un periodo difficile segnato dalla morte della moglie Imelda, scomparsa nel 2023 a causa di un tumore.

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Da Crumpsall alla nascita degli Stone Roses

Gary Mounfield era nato a Crumpsall, un sobborgo di Manchester (nel Regno Unito), il 16 novembre 1962. Aveva frequentato lo Xaverian college di Rusholme prima di abbandonare la scuola a 16 anni. L’amicizia con Ian Brown nacque in circostanze particolari, come ricordò a i-D nel 1996, quando raccontò che i due si erano trovati a confrontarsi con “alcuni skinhead del National Front nel nord di Manchester che avevano spaventato parecchi dei miei amici”. Subito dopo aggiunse: “Siamo amici da allora”.

 

All’inizio degli anni 80, Mani formò i Fireside Chaps con John Squire e Andy Couzens. Dopo vari cambi di nome e formazione — inclusa la fase come Waterfront — e l’arrivo di Brown come frontman, nacquero gli Stone Roses, che esordirono ufficialmente dal vivo nell’ottobre 1984.

 

Inizialmente chitarrista, Mani comprese il proprio ruolo naturale quando i Fireside Chaps divennero i Waterfront. Come raccontò nel 2000: “Ho trovato più appagante suonare il basso che fare la ritmica”. Da allora si identificò con la Rickenbacker, affermando: “Sono sempre stato appassionato della buona vecchia northern soul e dei groove funk e fu come: Ecco, è questo”.

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Il debutto del 1989 e la consacrazione

Il gruppo divenne rapidamente un fenomeno locale, e solo alla fine degli anni 80 iniziò a emergere anche a livello nazionale. Tra chi li vide esibirsi agli inizi c’erano i giovanissimi Liam e Noel Gallagher, profondamente ispirati dalle loro performance.
Mani avrebbe poi affermato che gli Stone Roses gli avevano probabilmente salvato la vita, avendo visto numerosi amici morire per overdose di eroina — “17 di loro”, raccontò a i-D.

 

Il loro primo album in studio, intitolato The Stone Roses e prodotto da John Leckie, uscì nel 1989 divenne uno dei pilastri del movimento Madchester, capace di fondere indie e rave culture, con il basso di Mani e la batteria di Alan “Reni” Wren al centro del suono. Nel 1991, Mary Anne Hobbs di NME definì il disco “l’album crossover più fluido dell’ultimo decennio”.
In occasione della riedizione per il ventesimo anniversario nel 2009, Mani ne rivendicò ancora il valore, dichiarando: “Un album classico che è ancora rilevante per i ragazzi di oggi merita alla fine il riconoscimento che gli spetta”.
Aggiungeva: “Vent’anni dopo è ancora fresco e si distingue in mezzo a una marea di musica mediocre, orientata alla carriera, noiosa come l’acqua stagnante, sicura, priva di immaginazione, che osa sfidare la nostra corona”.
Concludeva con toni decisi: “Eravamo anni luce avanti rispetto al nostro tempo e l’album degli Stone Roses rimarrà sempre anni luce avanti rispetto ai nuovi cosiddetti supergruppi. Leggetelo e piangete ragazzi, sapete tutti chi siete!!!! Tornate a scuola e impegnatevi di più. Ascoltate e imparate dai maestri”.

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Spike Island, il secondo album e lo scioglimento

Nel 1990, gli Stone Roses suonarono a Spike Island, a Widnes, davanti a 27.000 persone, in uno show rimasto leggendario per la sua caoticità. Ci vollero poi quattro anni per pubblicare il loro secondo disco, Second Coming, considerato l’esempio per eccellenza del cosiddetto “difficult second album”, e accolto in modo contrastante.
John Harris, su NME, scrisse che “qualsiasi cosa che non fosse un classico assoluto che sembrasse arrivare da un’altra dimensione sarebbe stata un brusco anticlimax”.
Nel 2000, Mani sostenne che quel lavoro fosse stato giudicato troppo in fretta: “Penso che volessero qualcosa che avevamo già fatto, ma non avremmo mai rifatto un album alla Herman’s Hermits come il primo, né saremmo stati i teneri mop-tops”.
Aggiungeva: “Ci erano cresciuti i peli sul petto e avevamo imparato a suonare un po’ meglio, ed era ovvio che avremmo fatto qualcosa di un po’ diverso”.
Nel 1996, la band si sciolse definitivamente.

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La seconda vita nei Primal Scream

Dopo la fine degli Stone Roses, Mani entrò nei Primal Scream, contribuendo a rilanciare la creatività del gruppo. Nel 2006, parlando con Uncut, spiegò la differenza tra le due realtà dicendo: “I Primals sono più democratici, mentre con gli Stone Roses eravamo più impegnati a guardarci alle spalle per vedere se Ian e John Squire fossero soddisfatti”.
Proseguiva: “Perché erano loro a scrivere i brani e venivano considerati come una coppia alla Lennon-McCartney o Jagger-Richards. Per me ora c’è molta più libertà. I Primal Scream sono bravi nel rilevare le stronzate tanto quanto lo erano gli Stone Roses”.

Rimase nei Primal Scream fino alla reunion degli Stone Roses tra il 2011 e il 2017, periodo in cui la band tornò sui palchi e pubblicò due brani inediti, All for One e Beautiful Thing.

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Progetti paralleli: l’esperienza con Freebass

Mani fece parte anche del supergruppo di bassisti Freebass, insieme ad Andy Rourke degli Smiths, Peter Hook dei New Order e il cantante Gary Briggs degli Haven.
Hook lo ha ricordato con parole dolorose, scrivendo su X: “Oh Dio. Mani… questa volta le parole mi mancano davvero, davvero. Non riesco a crederci. Mando tutto il mio affetto alla sua famiglia. È così triste. Riposa in pace amico”.


Il legame con il Manchester United e la famiglia

Grande tifoso del Manchester United, Mani è stato ricordato anche dal club, che ha diffuso un messaggio di cordoglio: “Un’icona della musica di Manchester e un tifoso appassionato e fedele per tutta la vita. Le nostre più sentite condoglianze vanno ai cari di Gary ‘Mani’ Mounfield”.

 

Negli ultimi anni si era dedicato con entusiasmo alla pesca, spesso seguita da una tappa al pub. Lascia i suoi due figli gemelli di 12 anni, Gene Clark e George Christopher. 


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L’orgoglio di un percorso imprevedibile

In un’intervista a Uncut, Mani aveva riflettuto sul senso della propria carriera, osservando che, nonostante lo scioglimento degli Stone Roses, “non potrò mai vederlo come una missione fallita – porca miseria, vengo dal nord di Manchester, non certo dalla parte migliore della città, e ho girato il mondo due o tre volte suonando musica”.
Aggiungeva: “Sono ancora a mio agio, ho una casa. Avrei potuto finire a spacciare crack o a rubare auto o a svaligiare case, come molti dei miei amici”.

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