Emis Killa e Lazza in carcere a Monza per parlare di musica
Musica ©GettyVenerdì 14 novembre 2025, all’interno della Casa Circondariale Sanquirico di Monza, un evento che ha assunto i contorni dell’eccezionalità. I due rapper sono stati i protagonisti di un incontro inserito nel progetto Free for music, un’iniziativa che promuove la musica in carcere come tassello significativo nel processo di reinserimento sociale
Nel carcere di Monza, una mattinata scandita dalla musica ha offerto un’occasione di confronto inedita. Emis Killa e Lazza, ovvero Emiliano Giambelli e Jacopo Lazzarini, sono entrati nella casa circondariale per dialogare con i detenuti nell’ambito del progetto Free for music.
L’incontro rientra in un percorso promosso da Orangle Record e seguito da vicino da Paolo Piffer, consigliere comunale del gruppo Civicamente, che da anni opera come educatore all’interno degli istituti penitenziari e conosce profondamente le dinamiche che li attraversano.
È accaduto venerdì 14 novembre 2025, all’interno della Casa Circondariale Sanquirico di Monza, offrendo un momento che ha assunto i contorni dell’eccezionalità.
L’obiettivo di Free for music
Alla base di Free for music c’è l’idea che la musica possa diventare un tassello significativo nel processo di reinserimento sociale. L’etichetta discografica ha immaginato un cammino che accompagni i detenuti verso una maggiore capacità di leggersi dentro, di riconoscere il proprio mondo emotivo e di trasformarlo in parola.
È in questo contesto che, venerdì, i due rapper hanno incontrato i partecipanti del progetto. Le domande, numerose e dirette, hanno offerto lo spunto per racconti personali, esperienze di vita e riflessioni che hanno reso il dialogo particolarmente intenso.
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Il laboratorio creativo e i temi affrontati
L’appuntamento con Emis Killa e Lazza è stato solo una parte del percorso. Il progetto ha infatti previsto un impegno continuativo: una serie di incontri settimanali durante i quali i detenuti hanno lavorato sulla scrittura dei testi e sulla produzione di brani musicali.
Nel corso del laboratorio sono emersi temi ricorrenti, centrati su ciò che più abita la quotidianità di chi vive in carcere: la libertà immaginata o perduta, la presenza – o l’assenza – della famiglia, il desiderio di riscatto, la speranza di trovare un ruolo nella società una volta conclusa la detenzione. È attraverso queste tracce che il progetto ha permesso ai partecipanti di dare forma alle proprie storie, trasformando pensieri complessi in versi.
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Una musica destinata a uscire dal carcere
Orangle Record ha chiarito che il lavoro svolto non rimarrà confinato all’interno della struttura. L’intenzione dell’etichetta è portare all’esterno i brani nati nel laboratorio, così da permettere alle parole dei detenuti di raggiungere il pubblico e di instaurare un dialogo con la società.
L’idea è che quei testi, nati tra le mura della casa circondariale, diventino una sorta di passaggio simbolico verso l’esterno, uno spazio nel quale poter raccontare ciò che si vive e ciò che si immagina, rendendo la musica un ponte capace di unire mondi che raramente si sfiorano.