Il Maestro, scomparso l'8 novembre all’ospedale San Camillo di Roma a causa di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente, è uno dei volti più amati della musica italiana e del Festival di Sanremo
“Intitoliamo il Teatro Ariston al Maestro Beppe Vessicchio”. Dopo la morte del direttore d’orchestra, arrangiatore e volto televisivo Peppe Vessicchio, uno dei più amati della musica italiana e del Festival di Sanremo, che è scomparso sabato 8 novembre all’ospedale San Camillo di Roma a causa di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente, sul sito Change.org è apparsa una petizione per intitolargli il Teatro Ariston. “Ci sono persone che non hanno mai bisogno di un microfono per farsi sentire. Beppe Vessicchio era una di quelle. Con una bacchetta, un sorriso e un gesto gentile riusciva a parlare a milioni di persone, dentro e fuori dal Teatro Ariston”, recita la descrizione. “Per oltre 30 anni, la sua figura ha accompagnato la storia del Festival di Sanremo: presente in più di 25 edizioni, ha diretto alcuni dei brani più amati della musica italiana, collaborando con artisti come Elio e le Storie Tese, Zucchero, Tosca, Avion Travel, Mietta, Ornella Vanoni e decine di altri”. La petizione prosegue: “Ma Vessicchio non era solo un direttore d’orchestra. Era un educatore musicale, un divulgatore raffinato, un uomo capace di parlare di armonia come di filosofia. La sua voce calma, la sua ironia e il suo rispetto per la musica hanno lasciato un’impronta profonda nel cuore del pubblico, molto oltre il piccolo schermo”. La figura del Maestro è impressa nella tradizione popolare: “Chi ha vissuto Sanremo dagli anni Novanta in poi sa che c’era un rito: quando il Maestro saliva sul podio e l’orchestra si preparava, il pubblico applaudiva prima ancora che partisse la musica. Era un segno d’affetto popolare raro, quasi familiare. Vessicchio era “uno di casa”, un volto che non rappresentava solo la musica, ma la parte più autentica e buona della televisione italiana”. Dagli interventi nel talent show Amici di Maria dei Filippi, ai libri, fino alle collaborazioni con università e conservatori, “tutto questo fa di lui non solo un artista, ma un patrimonio culturale e umano”. In conseguenza del suo impegno, “il Teatro Ariston di Sanremo, dove ha trascorso gran parte della sua carriera, è il luogo naturale per conservarne la memoria. È lì che il Maestro ha diretto, sorriso, emozionato, insegnato e, in fondo, vissuto. E per questo chiediamo che quel teatro – simbolo della musica italiana nel mondo – porti anche il suo nome”. È infatti innegabile che “il Maestro Vessicchio ha partecipato a oltre metà delle edizioni di Sanremo dal 1990 a oggi, diventando parte integrante della sua identità. È stato tra i direttori più amati dal pubblico televisivo italiano, tanto che sui social l’espressione “Dov’è Vessicchio?” è diventata un tormentone nazionale. È stato testimone e protagonista dell’evoluzione musicale italiana, promuovendo la cultura dell’armonia e il valore educativo della musica”. Le ultime righe riassumono la ragione della petizione: “Perché Sanremo non è solo un Festival. È un luogo dell’anima. E tra le sue note, la voce silenziosa del Maestro continuerà a vibrare. Questa petizione non è solo un appello: è una carezza collettiva, un modo per dire grazie a chi ha reso la musica più umana e più nostra”.
IL PROPRIETARIO DELL'ARISTON: "VERRÀ IL TEMPO DEGLI OMAGGI"
“Innanzitutto, è mancato un amico, una persona che per 26 volte ha fatto parte del Festival. Questo è il momento dell’amarezza, ma soprattutto dell’affetto e del ricordo”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Adnkronos Walter Vacchino, il proprietario del Teatro Ariston. Sulla pagina Facebook della sede del Festival di Sanremo, fioccano proprio i commenti dedicati al Maestro Peppe Vessicchio. “È stato l’anima dell’orchestra per decenni”, ha scritto un utente. “Sarebbe una bella testimonianza di stima e di affetto per quest’uomo così discreto e gentile”. Vacchino, però, ha invitato a rallentare: “Oggi piango un amico, verrà il tempo degli omaggi. Il suo ricordo è una carezza all’anima. Lo custodiremo nei nostri cuori, con un applauso che lo accompagni nel suo nuovo cammino”.