Un messaggio universale di gioia, fratellanza e umanità, un significato profondo e duraturo che ha reso l'opera del compositore tedesco un'icona della musica occidentale
Amicizia, fratellanza, umanità, solidarietà umana. Compie duecento anni la sinfonia n. 9 in Re minore, Op. 125 di Ludwig van Beethoven, nota come la “Nona Sinfonia” o “Sinfonia della gioia” è una delle opere più celebri e iconiche della storia della musica. “Dove le parole non arrivano la musica parla” diceva spesso Ludwig van Beethoven. E in effetti, dalle origini nel 1824 a oggi, questa sinfonia resta come un momento estremamente importante nella sua carriera. Non solo perché è la prima sinfonia nella storia della musica a includere parti vocali nel quarto movimento, ma anche perché Beethoven utilizza il testo dell'Ode alla Gioia di Friedrich Schiller, trasformandolo in un'esperienza corale. Un inno europeo, eseguito in molte occasioni storiche significative come simbolo di libertà e fraternità. Ad esempio, fu eseguito durante la caduta del Muro di Berlino nel 1989, unendo le persone nella celebrazione della libertà e della fine della divisione.
L’immortalità della sinfonia di Beethoven
Un’opera grande, una delle composizioni più complesse mai scritte, sia per i suoi quattro movimenti che per la durata che può superare i 60 minuti e richiede dunque un'orchestra completa, un coro e solisti vocali. Anche la genesi dell’opera è stata particolare: la composizione della Nona avvenne durante un periodo difficile nella vita di Beethoven. Afflitto dalla sordità e affrontando gravi problemi finanziari, trovò comunque la forza di creare una storia immortale, generata da uno spirito creativo grande e ammantata di quella grandeur oltre ogni spazio e tempo, nonostante gli impedimenti. Mentre vi lavorava, completamente sordo, pare portasse con sé un bastone da direttore e lo agitasse nell'aria per sentire le vibrazioni della musica.
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La prima esecuzione della Nona Sinfonia
La prima esecuzione della Nona Sinfonia avvenne il 7 maggio 1824 al Teatro di Vienna, con la partecipazione diretta di Beethoven, che, ormai completamente sordo, dovette essere voltato dall'orchestra per vedere l'applauso del pubblico in piedi. In una sorta di trance, proprio durante la prima esecuzione, pare il compositore fosse così concentrato sulla direzione che non si accorse che l'orchestra non lo seguiva più. Oggi il prezioso manoscritto originale della Nona Sinfonia di Beethoven è conservato presso la Staatsbibliothek di Berlino, contiene molte annotazioni e correzioni ed è testimone di una delle opere più eseguite e amate nel repertorio sinfonico, un simbolo di speranza e di unità per l'umanità.
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Gli esecutori più celebri della Nona Sinfonia
“Suonare una nota sbagliata è insignificante. Suonare senza passione è imperdonabile“, diceva Beethoven. E così, sono stati in tanti, appassionati, tra musicisti e i direttori di fama internazionale a eseguire la Nona Sinfonia: tra questi, quelle pregne di emozione del direttore d’orchestra austriaco Herbert von Karajan, come anche quelle appassionanti di Leonard Bernstein e della sua Wiener Philharmoniker o di Arturo Toscanini, Karl Böhm, Claudio Abbado, il giovane e carismatico direttore venezuelano Gustavo Dudamel, Sir Georg Solti con la Chicago Symphony Orchestra o Riccardo Chailly.