Tupac Shakur, l'indagato per l'omicidio del rapper si è dichiarato non colpevole

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Duane "Keffe D" Davis, arrestato il 29 settembre con l'accusa di aver orchestrato la sparatoria che nel 1996 a Las Vegas ha ucciso il rapper a soli 25 anni, è l'unica persona ancora in vita presente nell'auto dalla quale erano partiti i colpi. Contro di lui accusa non ha avanzato la richiesta per la pena di morte, ma in caso di condanna l’imputato potrebbe rischiare di rimanere in prigione per tutto il resto della sua vita

Non colpevole”. Il 2 novembre Duane “Keffe D” Davis, l’ex leader di una gang della California del Sud indagato per l’omicidio del rapper Tupac Shakur avvenuto davanti al casinò del Caesars Palace di Las Vegas nella notte tra il 7 e l’8 settembre 1996, ha chiarito in tribunale la propria posizione in merito alle accuse mosse con la riapertura delle indagini. Il 13 settembre 1996, sei giorni dopo l’aggressione a colpi di pistola avvenuta mentre si trovava a bordo di una Bmw guidata dal proprietario della sua etichetta discografica, Marion “Suge” Knight, Tupac è morto a soli 25 anni. Nonostante le indagini della polizia di Las Vegas e di Los Angeles e l’intervento dell’Fbi, nessuno è stato arrestato per l’omicidio e il caso irrisolto è rimasto tra i più celebri della storia degli Stati Uniti e della musica hip hop. Il 29 settembre scorso, tuttavia, la polizia di Las Vegas ha arrestato Davis, l’unica persona ancora in vita presente nell’auto dalla quale erano stati sparati i colpi, e a lungo nella lista dei sospettati in qualità di leader del gruppo che ha assalito il rapper. I pubblici ministeri hanno spiegato che in diverse interviste e nel memoir del 2019 Compton Street Legend l’uomo ha ammesso di aver ottenuto una pistola calibro 40 e di averla consegnata ad un membro dalla gang seduto nel retro di una Cadillac prima della sparatoria mortale. Tierra Jones, giudice della Clark County District Court, ha precisato che l’accusa non ha richiesto la pena di morte per Davis, ma in caso di condanna l’imputato potrebbe rischiare di rimanere in prigione per tutto il resto della sua vita.

LA FAIDA TRA GANG

Davis è lo zio di Orlando “Baby Lane” Anderson, il principale indiziato dell’omicidio che ha sempre negato la propria responsabilità e che è morto due anni dopo l'accaduto in un'altra sparatoria. Secondo le indagini, l’omicidio sarebbe stato originato dalla ritorsione per una rissa avvenuta ore prima tra lui e Tupac. Sullo sfondo si collocherebbe la guerra tra due gang rivali: i Bloods dell'East Coast, della quale Tupac non faceva parte ma che includeva diversi suoi contatti stretti, e i Crips della West Coast, alla quale era affiliato Anderson. Durante il nuovo processo le testimonianze dei soci di Davis, degli amici di Tupac e degli agenti di polizia ora in pensione che all’epoca si erano occupati del caso hanno dipinto il quadro generale della faida tra l’etichetta discografica Death Row Records, per la quale lavorava Tupac, la Bad Boy Records, che aveva legami con Davis e che rappresentava il rivale del rapper, Notorious B.I.G..

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