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Renato Zero in concerto: "Guardiamo la luna, è tutto scritto nel cielo"

Musica

Fabrizio Basso

Le due anime dell'artista romano si confrontano per tre ore ma poi alla fine fanno pace. Un viaggio musicale unico, irripetibile, commovente, speciale, straordinario lungo tre ore arricchito da pensieri, riflessioni e verità scomode. LA RECENSIONE

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E venne il giorno in cui uno zero a zero è diventato una straordinaria prestazione e non uno scialbo risultato a occhiali. Chissà come avrebbe commentato lo Zero a Zero di...Renato Zero quel maestro di giornalismo, poesia e giochi lingustici che fu Giuanbrearafucarlo. Il palco della Grana Padana Arena di Mantova sembra non avere limiti grazie a un gioco di luci e immagini che trasmette allo spettatore una prospettiva infinita. L'orchestra virtuale (attenzione c'è anche la band vera, non siamo nell'iperuranio bensì a un rito musicale) e il corpo di ballo (anche lui è reale e più volte affianca Renatone sul palco) quando appaiono là in alto infondono un senso di tridimensionalità. La serata, che oltrapassa le tre, ha come leit motiv il bianco e il nero, ovvero lo "scontro" tra Renato e Zero. Tre ore ma che volano via e nonostante la scaletta sia un po' sbilanciata su un repertorio recente la partecipazione resta alta, altissima. Renato Zero, 72 anni, ha una voce pazzesca! Due, a essere pignoli, gli elementi che mi hanno lasciato perplesso: almeno tre volte la canzone è stata proposta attraverso un video, e ciò spezza un po' la magia, e poi, se la scaletta non prevede alcuni dei pezzi che la gente vuole sentire, perché parte della loro storia, non sarebbe più logico i medley dedicarli a Baratto, Il Triangolo, Mi Vendo, Il Carrozzone e La Tua Idea, giusto per citare qualche titolo?
 

 

Si comincia alle 21 spaccate (evviva, c'è chi ha il rispetto del tempo) con Io uguale Io e Vivo per poi passare a Niente Trucco Stasera con Renato che si muove in lungo sul palco in modo quasi caricaturale, sembra un Zorro gitano. Grandi verità e ottimi consigli in Svegliatevi poeti... spegnete la tv: sul verso "un altro poeta si risvegli" l'artista esce di scena lasciando una chiusa strumentale. Poco dopo riappare vestito di bianco vaticinando "io so’ zero e tutti gli altri sono nessuno", chiara citazione da Il Marchese del grillo, mitico film con Alberto Sordi. Il messaggio è cantare di meno e agire di più! Fantastico il finale di Troppi Cantanti Pochi Contanti con corpo di ballo che ricorda, per la sua plasticità, una scultura del Canova. Commozione per Marciapiedi, "un luogo che non ci ha mai perso di vista. E sul marciapiede che si incontra l’umanità". La chitarra elettrica alza il ritmo introducendo Morire qui cui segue quella poesia che è Spiagge. Stile musical la versione di Ufficio Reclami, richiama lo spettacolo Aggiungi un posto a tavola per le coreografie. Tutta l'umanità del mondo confluisce i Nei Giardini che uno Sa: "I nonni teneteli a casa dove tutto è cominciato, basta renderli spettatori melanconici inchiodati a una finestra". Si muove come il fortunello Gastone, e non poteva essere diversamente, trattandosi di Fortuna per poi, in Più Su, puntare il dito "sull'ospitalità e la gentilezza perse, sull'italianità persa. I politici litigano sempre. La verità è stare sul campo e lottare, andiamo avanti e non torniamo un secolo indietro. C’è ancora chi guarda la luna prima di piantare un seme e prima di tagliarsi i capelli! A me hanno chiuso Zerolandia perché parlavo troppo". E il momento della pausa e dei brano solo video poi arriva la botta emotiva de La Favola Mia accompagnata da immagini che raccontano tutte le epoche artistiche di Renato Zero. Tra cambi d'abito in bianco e nero si procede e arriva Magari impreziosita da frammenti di Luci della città, l'epocale film del 1931 di Charlie Chaplin alias Charlot. Anche Rivoluzione necessita di immagini per essere davvero... rivoluzionaria necessità di persone, tra le altre vedo sul videowall Ghandi, Madre Teresa, Falcone e Borsellino e Gino Bartali. Si viaggia ora verso il finale: Vizi e Desideri mostra Renato in bianco con l’allure della prima alla Scala resa immortale dal Quartetto Cetra. Uno dei due medley è aperto da Siamo Eroi che sottolinea che "il gesto eroico è quello delle persone semplici. Dico grazie a chi solo con la volontà di non deludere porta a casa una medaglia che non si vede ma pesa: teneri incoscienti eroi noi siamo eroi per non morire". Il fondale è una ipnotica via Lattea. Il momento forse più toccante è abbinato ad Amico: la canzone è accompagnata dai nomi di tantissimi artisti che oggi sono in Paradiso. Una splendida Spoon River zeriana. Con I Migliori anni della Nostra Vita, resa unica dai palloncini che volano sullo schermo, uno per anno dal 1950 al 2023,  Renato e Zero fanno pace. C'è tempo ancora per un paio di riflessioni, un invito alle famiglie ad ascoltare di più i figli e il malcontento perché "certi problemi che ho subito ai miei inizi credevo fossero passato remoto e invece si reiterano", per poi salutarsi con lo sguardo rivolto in alto poiché "è tutto scritto nel cielo".

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LA SCALETTA

1.    Io uguale io
2.    Vivo
3.    Niente trucco stasera
4.    Svegliatevi poeti
5.    Troppi cantanti pochi contanti
6.    Marciapiedi
7.    Morire qui
8.    Spiagge
9.    Ufficio reclami
10.   Nei giardini che nessuno sa
11.    Fortuna
12.    Più su
13.     Scegli adesso oppure mai
14.     Secondo tempo
15.      Matti
16.      La favola mia
17.      A braccia aperte
18.      Magari
19.      Rivoluzione
20.      Fammi sognare almeno tu
21.      Un po' d'azzurro
22.      Singoli / Segreto amore / Oltre ogni limite / Sorridere sempre
23.      Vizi e desideri
24.      Siamo eroi / Artisti / Sogni di latta / Dimmi chi dorme accanto a me
25.      Amico
26.      Cercami
27.      I migliori anni della nostra vita

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