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Giorgia: "Con l'album Blu 1 abbiamo trasportato a oggi gli anni Novanta"

Musica

Fabrizio Basso

Un lavoro intimo e, a suo modo, anarchico, che ci porta una artista (ancora più) coraggiosa, introspettiva, profonda. Il tour nei teatri lirici partirà a maggio, quello nei palazzetti il 7 novembre da Milano. L'INTERVISTA

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Giorgia ritorna in piena libertà creativa, in modo onesto, elegante e sincero e i tanti i pezzi firmati da lei mettono in evidenza questa sua volontà, in un album che non è di genere, perché i generi qui si mescolano tra i suoni, le armonie, e i ritmi che la musica quotidianamente declina e lei si fa pescatrice di poesia e poetica senza mai tradire la sua identità artistica. In un universo sonoro più ampio, la melodia entra sinuosa tra le pieghe del ritmo, dove la canzone, come forma, viene spesso scomposta e ricostruita, dove ogni traccia è un lavoro in profondità e nulla resta semplice piacere di superficie. Blu 1 è così un album che riporta Giorgia al suo primo amore, l'r'n'b, ma i suoni ascoltati ai suoi esordi negli anni '90 si trasformano e crescono, diventando attuali. Il 2 maggio, dal Teatro San Carlo di Napoli, parte il Blu Tour - Teatri Lirici che la porterà nei teatri d’opera tra maggio e giugno. Poi il 7 novembre, da Milano. Giorgia torna nei palasport.

Giorgia, partiamo dalla storia dell’album: quando nasce, come ci hai lavorato?
Ho seguito un percorso lungo per arrivarci, ci ho lavorato in pieno Covid: l’ultimo mio inedito è del 2016. Mi sono trovata disorientata, la musica era cambiata, non capivo come posizionarmi nel nuovo panorama e come trovare un posto adatto a me. All’inizio non trovavo la chiave, non mi piaceva niente e non mi piacevo neanche io. Quando ho fatto il film con Rocco Papaleo mi sono rimessa in gioco, non ero una attrice ma quel contesto mi ha dato spinta creativa, ho pulito i pensieri. Poi l’incontro con Big Fish: lui è un compagno di viaggio perfetto e anche lui voleva fare qualcosa che non aveva mai fatto. Ora posso tenere presente quello che il pubblico di me ama ma aggiungere qualcosa che non conosce. L’ispirazione va agli anni Novanta e li abbiamo trasportati a ora. Ho lavorato anche sul canto.
Tu ci inviti a guardare il blu del cielo e anche quello del mare: progetto ambizioso già concettualmente in una stagione dove non si staccano gli occhi dai tablet…
Diventa nuovo quando è la cosa più vecchia del mondo. Penso al cielo di notte che non è nero, sembra di non vedere nulla ma c’è l’infinito. Cerco il rispetto per la nostra parte istintiva e spirituale che è fuori allenamento. Se ci dedicassimo di più alla visione spirituale staremmo meglio come razza.
Credo che sia la prima volta che, per quanto l'r’n’b sia preponderante, porti la tua voce in tanti territori: melodico, jazz, un po’ di reggae: è l’inizio di una stagione di sperimentazione?
La vivo più come una somma di cose che ho dentro. Il live mi dà più libertà e riconosco che a volte le somme sono un punto di inizio. Ho bisogno di fare cose nuove.
Ti capita di fare sbagli che poi dimentichi?
No. Me li ricordo tutti. Ma dimentico quelli degli altri. Non sono clemente con me stessa e sono conscia che è un grande difetto.
Soli nel deserto come a casa: è il senso di solitudine di questa epoca, sempre connessa ma sempre più sola?
Mi ha impressionato un testo simile scritto da Sissy, che ha 20 anni. È pesante per chi ha quell’età ma è attuale, è il prodotto della separazione causata dal Covid e il male di non sapere più socializzare.
Ti avranno detto in molti che le Meccaniche Celesti possono essere una citazione di Franco Battiato. Ciò detto anche qui c’è un senso di spaesamento tra palloncini che non durano mai, il sole che non sai se esce ma soprattutto sono giorni in cui non si sa chi siamo per davvero: hai paura del futuro, penso anche a tuo figlio.
Ci penso spesso. È un atto di speranza e incoscienza accompagnare i figli nella crescita. Bisogna rendere conto a loro di tante cose sbagliate. Preoccupata lo sarei anche senza figli perché non si sta provvedendo come si dovrebbe. Il giorno in cui lavoravo al brano è morto Battiato: la sua è una canzone che ha segnato la mia infanzia. Dice quello che andrebbe fatto, è una visione che va oltre.

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Hai trovato una risposta a cosa significa normale? Per altro essere stanchi di fingere sarebbe una grande rivoluzione nella stagione dei social dove fingere è la norma.
È un concetto soggettivo, io ti dico che è buona. La normalità la ho sempre vissuta come una limitazione. Mi ha stupito che nessuno la legge come opposto al concetto di diverso. Cosa è normale? Un momento di gioia, un pomeriggio con l’innamorato a vedere un film. Ma ti dico anche che a vent’anni forse non avrei dato questa risposta.
Ogni chance che hai è una canzone di gratitudine: perché oggi 'grazie' è una parola in disuso?
Forse perché prevede umiltà e non è la sua stagione per l’insicurezza che abbiamo e perché si prova ad apparire più forti e dunque pronunciare 'grazie' diventa una debolezza.
Alla fine di tutti i 'se' della poesia Se di Kipling c’è un uomo: "Tu guardi negli occhi della gente e non ritrovi più, non ti lascia andare più". Qui invece c’è il disincanto: sei così oggi, disincantata?
Non del tutto ma molto più di quello che avrei pensato di diventare. Il bene e l’amore vincono sempre e ogni tanto ho dei dubbi. Poi magari mi forzo a dire che non è così.
Senza Confini ha un testo duro: i muri, le donne e i bambini in mezzo al mare, le foreste che bruciano: cerchiamo troppo i sogni e vogliamo le ali e ci fa perdere il rispetto per il mondo?
Ci fa distrarre dalla vera esigenza perché diciamo che ci penserà qualcun altro e invece siamo noi i primi a doverlo curare.
"Il muro che cede affinché io ritrovi la fede": la hai ritrovata? Sei credente?
Non ne faccio un fatto fanatico e religioso, per me provare fede è avere una voglia di andare oltre quello che ci dà la vita. Ci lavoro, la mia mente vuole prove di tutto, aspetto un segno dal cielo. A mio figlio cerco di fare capire che non è solo corpo, che c’è qualcosa che va oltre.
Alla fine, giocando con la canzone, se ti chiedo se credi nel karma mi rispondi… sì o no?
Sì. Ho un karmageddon ripetitivo e tosto.
Infine cosa puoi anticiparmi del tour in arrivo?
Cercherò di metterci tutte le tappe della mia carriera per andare incontro al pubblico. Lavoreremo bene sul suono. Vorrei riprodurre una atmosfera da club, valorizzando l’atmosfera pop nel rispetto dei luoghi lirici che ospiteranno i miei concerti.

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