La Prima Estate, la “Pop life” di Luca De Gennaro, tra Duran, Prince e Anderson .Paak

Musica

Valentina Clemente

Stefano Dalle Luche

Luca De Gennaro, dj, giornalista e Speaker Radio Capital, è soprattutto un amante della musica, oltre ad esserne un vero esperto. A “La Prima Estate Talk” ha raccontato il suo ultimo libro “Pop life. 1982 – 1986 i cinque anni d’oro della musica”. Insieme a lui abbiamo guardato a quel periodo così creativo, che ancora oggi è molto influente, e ai suoi protagonisti (e parlato dei Duran, Prince e Anderson .Paak). E sottolineato quanto, oggi come non mai, è fondamentale un’educazione musicale

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Se siete degli appassionati di musica, non potete non leggere il suo ultimo libro. E se poi vi capita di chiacchierare insieme a lui, ancora meglio. Perché con Luca De Gennaro si può partire da una canzone, ma anche da una nota, o forse anche un semplice aneddoto, e rendersi conto di aver già visto volare – letteralmente – il tempo. Partiamo da un presupposto: Luca De Gennaro vive di musica e con la musica, quindi prima di essere un dj, uno speaker, un giornalista e l’apripista vero di MTV Italia, è soprattutto un grande appassionato. Ed è questo l’ingrediente magico che rende le conversazioni con lui ancora più speciali. La nostra, sulla terrazza della Santeria Belmare, in una mattinata pre-concerti de La Prima Estate, inizia con una frase che mi ha detto Moby qualche settimana fa (che De Gennaro ha portato a Bari, nel 2009, per un concerto di MTV Italia), proprio in merito al periodo musicale raccontato in “Pop life”.

"Cosa mi manca degli Anni Ottanta"

Ovvero: “Degli anni Ottanta mi manca la creatività continua”. E a Luca chiedo questo: “Cosa ti manca di quel periodo?” E lui, senza alcuna esitazione, mi dice: “Sono d’accordo con Moby. Negli anni Ottanta c’era un fermento artistico molto underground, si conoscevano persone molto interessanti e stimolanti. E nessuno pensava ai soldi: si creava per fare cose belle. Nessuno era ricco e nessuno pensava alla ricchezza. Funzionavano moltissimo le piccole situazioni, i circoli underground, dove si creava senza sosta. Era bellissimo. E quindi sì: sono d’accordo con quello che ti ha detto Moby”.

 

Gli Anni Ottanta frivoli? Assolutamente no: sono stati ricchissimi, e vi spiego perché 

Tanti ricordi, tantissimi che hai voluto mettere nero su bianco: perché hai voluto condividere parte della tua vita, e non solo musicale, in questo libro? “In una chiacchierata con alcuni amici, uno di loro dice: ma vi rendete conto che tra il 1983 e il 1985 sono usciti tutti i bestseller musicali più importanti? In effetti è verissimo: quello è stato un periodo molto florido per la musica, sono stati pubblicati successi che sono tali ancora oggi. Questa conversazione è stato lo stimolo perfetto per iniziare a scrivere questo libro, e a ripensare a tutto quello che avevo toccato on mano in quegli anni. Gli Anni Ottanta, se ci pensi, erano visti come frivoli: sono arrivati dopo decenni più nobili, gli Anni Sessanta e Settanta, e gli Ottanta sembravano superficiali. E invece no: la profondità c’era eccome. Dagli artisti, pensiamo a Duran Duran, Prince, Whitney Houston, ma anche i fenomeni underground, la musica dance che vede finalmente un momento di floridità culturale.E poi i Live Aid, l’heavy metal che esce dalla nicchia e si fa conoscere. La profondità degli Anni Ottanta doveva essere raccontata, ed eccola in “Pop life”

“Le canzoni uscite negli Anni Ottanta? Di qualità”

Poi parliamo dei Duran Duran. Al loro concerto, qui a La Prima Estate, c’erano persone che negli Anni Ottanta li hanno visti live. Ma c’erano anche generazioni più giovani, che hanno conosciuto la musica della band attraverso la mamma, o la nonna. Perché secondo te un gruppo come i Duran si è tramandato di generazione in generazione?

“Ti rispondo con una parola: qualità. La qualità delle canzoni, che regge nonostante il tempo. E si tramanda. Tutto sta proprio lì. Alla fine di ogni capitolo di “Pop Life” ho inserito un elenco di canzoni per ciascun anno: sono canzoni che hanno “retto il tempo”. Mentre facevo questa lista, suddivisa appunto anno per anno, continuavo a dirmi: Ma è possibile che cose così eterne siano uscite proprio in quegli anni? Sì, è proprio successo questo. E perché la gente continua ad andare ai concerti dei Duran Duran? Perché oramai la loro musica è “musica classica”, un pop che ha compiuto 60 anni e che è un classico. E che fa parte, ha definito la vita di tutti”.

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"La mia Pop Life"

E la Pop Life cos’è per Luca De Gennaro, gli chiedo. “Il titolo del libro è un omaggio a Prince (la canzone è stata pubblicata proprio nel 1985, ed è nell’album Around the world in a day) che riassume al meglio quello che ho voluto raccontare. La musica che non è solo degli appassionati, ma era di tutti e si inseriva nella vita di ciascuno di noi. E non solo di chi, come me, aveva 20 anni. Gli anni di cui parlo in questo libro sono stati un concentrato di leggerezza, entusiasmo, divertimento, stimoli.

L’educazione musicale passa anche attraverso la divulgazione

Se guardo alla mia generazione, penso ad una generazione fortunata: MTV è stato uno dei più potenti strumenti di divulgazione musicale, a disposizione di tutti. Parlare di musica è una cosa seria e noi quarantenni di oggi ci siamo formati anche grazie a MTV. Quanto è importante, secondo te, un’educazione musicale? – chiedo a Luca De Gennaro.

“È curioso che parli di MTV come una fonte di educazione musicale: spesso, in quel periodo, venivamo rimproverati di essere un po’ frivoli. Quindi sentire queste tue parole mi fa molto piacere. Quando è nato questo canale musicale televisivo avevamo una missione: provocare le onde, non cavalcarle. Abbiamo iniziato a proporre musica italiana e internazionale. Ed è bene ricordare che l’educazione passa anche attraverso la divulgazione, non deve essere tutto cattedratico. In tutto ciò che faccio, parto sempre da un presupposto: sono un dj e la musica deve arrivare agli altri. Una filosofia che mi accompagna sin dall’inizio del mio percorso, e così continuerò a fare.

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"La musica che preferisco? Quella che non conosco"

E per la “Pop Life” di Luca De Gennaro, quali canzoni sceglieresti? “Mi piace sempre esplorare. Posso dirti una frase del mio mentore, John Peel (dj della BBC), che diceva sempre: “Noi siamo qui per dare alla gente quello che sa di non volere”. Ecco perché ti dico che la musica che preferisco è quella che non conosco. Ho anche una mia playlist, che provo ad aggiornare frequentemente, che si chiama The Daily DeGe, con le ultime uscite.

Anderson .Paak? “Artista che ha i pezzi”

E di Anderson .Paak, che hai visto qui a La Prima Estate, che ne pensi?

"È fortissimo e sicuramente farà conoscere ancora tanto di lui. Un artista completo che prende a piene mani dalle radici della musica e la fa propria. Ho visto in lui lo spirito di Prince: un concerto tradizionale, in cui si è sentiva l’influenza black, Quincy Jones e tanti altri artisti…e poi i musicisti? The Free Nationals meravigliosi. È un artista che “ha i pezzi”! (espressione che Luca De Gennaro ha spesso sentito da un discografico romano molto noto, che suddivideva gli artisti “con i pezzi” – canzoni di successo - e “senza pezzi”, ovvero con melodie poco influenti)

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I prossimi anni da raccontare

Quali altri anni vorresti raccontare? Ci sto già pensando, è ancora presto per dire quali sceglierò…ma ce ne sono tanti. Nell’85 mai avremmo pensato che, nel 2022, avremmo raccontato gli Anni Ottanta come anni bellissimi…anche Raf cantava “Cosa resterà degli anni ’80", ed eccoci qua. Si guarda al 2013 come un anno in cui è esplosa l’EDM…chissà vedremo!

 

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