La leggenda del folk mosse i suoi primi passi "ufficiali" 60 anni fa nel Gerde's Folk City, mitico locale di Greenwich Village di proprietà di un immigrato italiano arrivato a New York negli anni Trenta
Nei primi anni Sessanta la cabaret card era un passaggio dovuto per tutti i giovani artisti che sognavano di sfondare sulla scena newyorkese. Istituita negli anni del Proibizionismo, era una tessera che serviva di fatto alla polizia della Grande Mela per schedare tutti i locali della città e gli artisti che ci si esibivano, in modo da avere sotto controllo tutti i potenziali sovversivi, comunisti, ubriaconi e drogati che fossero passati almeno una volta su un palcoscenico. Fu una tappa obbligata anche per Robert Allen Zimmerman, un ragazzo che era partito dal Minnesota armato solamente di chitarra, armonica e parecchie buone idee, e che per giunta nell'aprile 1961 aveva appena diciannove anni e dunque – per le leggi statunitensi – era ancora minorenne.
L'11 aprile 2021 ricorrono i sessant'anni del primo concerto in piena regola di Bob Dylan, andato in scena al Gerde's Folk City, indirizzo 11 West 4th Street, quartiere Greenwich Village, New York. Un club che oggi non esiste più, ma che nei suoi anni ruggenti era finito anche nella top 3 dei più importanti locali al mondo secondo Rolling Stone – curioso, una rivista nel cui nome riecheggia proprio una delle canzoni più famose di Bob Dylan – insieme al Cavern Club di Liverpool, culla dei Beatles, e al CBGB sempre a New York, luogo di nascita del punk. Nei suoi primi vent'anni di vita, il Gerde's era di proprietà di un signore di origini calabresi dalle non esaltanti generalità di Mike Porco: nato a Carolei (Cosenza), cresciuto nel paesino di Domanico e sbarcato a Ellis Island nel 1933, aveva trasformato uno dei tanti ristorantini italiani del Village in un luogo, inaugurato nel gennaio 1960, destinato a diventare mitico per la storia della musica mondiale. In quegli anni, uno dei tanti locali in cui tentavano la fortuna tanti folksinger di successo, come è ben rappresentato per esempio nel bellissimo film dei fratelli Coen A proposito di Davis, in cui nel finale un musicista meno talentuoso e fortunato si vede sostituire sul palco proprio da un giovanissimo Bob Dylan.
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Dopo aver girovagato per qualche mese tra Minnesota, Colorado e Illinois, abbeverandosi ai capisaldi della beat generation e sviluppando un'attrazione per i poeti maledetti, su tutti Arthur Rimbaud, il non-ancora-Bob-Dylan (anche se, sia pure in via ufficiosa, già aveva iniziato a usare questo pseudonimo) era sbarcato a New York in un giorno molto freddo, il 24 gennaio secondo i testi sacri, con montagnette di neve ammassate agli angoli delle strade. Il suo punto di riferimento era Woody Guthrie, l'artista folk-blues che l'aveva folgorato da adolescente a cominciare dal celebre adesivo appiccicato sulla chitarra, “This Machine Kills Fascists”, più eloquente di mille libri di politica: tanto che uno dei motivi del suo approdo a New York era proprio quello di incontrare Guthrie, scoprendolo malato e tremolante in un letto del Greystone Park Psychiatric Hospital, affetto dalla còrea di Huntington, una malattia neurodegenerativa che ormai gli lasciava solo il ricordo del grande artista che era stato.
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Dylan fu preso sotto l'ala protettiva del vecchio Ramblin' Jack Elliott, uno dei maggiori allievi della tradizione folk di Guthrie, che per lui sviluppò quasi istantaneamente un sentimento filiale, nel nome del loro maestro comune. Nel frattempo Dylan strimpellava in giro per la città e il suo nome iniziava a girare, tanto che al buon Mike Porco – nel cui locale Dylan si era affacciato già a febbraio, riscuotendo un buon successo – arrivarono almeno due segnalazioni nel giro di pochi giorni: la prima, a marzo, di uno dei suoi clienti abituali, Mel Bailey, che con la moglie Lillian gli suggerì il nome di questo giovane menestrello che sembrava uscito da un romanzo di Dickens. E poco dopo la seconda, dei coniugi MacKenzie, grandi appassionati di folk che vivevano lì nel Village, a cui Dylan era stato presentato dalla moglie di Woody Guthrie: la signora Eve McKenzie promise a Porco che, qualora avesse scritturato il giovane Bobby, lei avrebbe portato al Gerde's tutti i suoi amici. Così la settimana prima, 5 aprile, Porco andò a dare un'occhiata a Dylan che si esibiva al Folk Club della New York University, e decise che si poteva fare, fedele al motto the newer, the cheaper: più giovani sono, meno soldi chiedono. Così gli sottopose il suo primo contratto: due settimane come apertura degli spettacoli del grande bluesman John Lee Hooker, dall'11 aprile, a poco più di novanta dollari alla settimana oltre a costumi, consumazioni e panini.
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L'unico ostacolo era appunto la benedetta cabaret card che Dylan, minorenne e solo al mondo, non poteva firmare senza l'autorizzazione di una figura paterna. Così Mike Porco accettò di fargli da tutore e accompagnatore presso la sede della Musicians Union, l'organizzazione che rilasciava il sospirato tesserino, garantendogli così il salto di qualità cruciale per la vita di ogni artista: quello in cui la passione e il talento diventano un vero e proprio lavoro. La prima scaletta della sua vita, la sera dell'11 aprile 1961, si aprì con il classicone House of the Rising Sun, pilastro della storia del folk (la versione più famosa sarà quella incisa dagli Animals nel 1964: ma ne esistono decine, persino una dei Pooh). A seguire, l'inedito Song to Woody (superfluo specificare a chi fosse dedicata) e Talkin' Hava Negeilah Blues, che è probabilmente la canzone più breve dell'intero repertorio dylaniano. Quindi altri due brani, identificati dai cronisti presenti come “una canzone sconosciuta di Woody Guthrie” e “un blues nero”. Come esordio, poteva bastare. Dylan avrebbe legato i primi tempi della sua carriera al mitico Gerde's, dove per esempio eseguì la prima versione di Blowin' in the Wind, il 16 aprile 1962. Ma nessuno ebbe la prontezza di registrare quegli storici quindici minuti scarsi: il lato sfuggente e misterioso di Bob Dylan nacque già nella sua prima esibizione ufficiale.