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“Vi odio tutti”: il cantautore elettronico Vettori ci spiega perché

Musica

Camilla Sernagiotto

Il nuovo singolo dell’artista è un cocktail di sonorità synth-pop dal sapore 80s, messaggi ironici e atmosfere contemporanee. Esprime quell’odio che ad alcuni è uscito in lockdown, altro che arcobaleni e “andrà tutto bene”. Ecco cosa ci ha raccontato Davide Vettori sul brano (con relativo videoclip) che sta spopolando. Grazie a una ironia tagliente e a un nuovo filtro di Instagram creato appositamente

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Ha un titolo inequivocabile a cui si collega un messaggio diametralmente opposto a quello del balcone, quell’andrà tutto bene con arcobaleno annesso: Vi odio tutti è il nuovo singolo del cantautore elettronico Vettori.

Un inno al dissapore e allo screzio, uno sfogo catartico, un rito apotropaico per scacciare forse il malocchio di questo 2020 bisestile e dalla lingua biforcuta…

"Shakerando" sapientemente sonorità synth-pop dal retrogusto Eighties, messaggi diretti, parole ironiche e atmosfere ultra contemporanee, Davide Vettori ha incanalato nel suo grido anti sociale (e anti social, soprattutto, dato che la socialità di oggi è quella virtuale del web e del distanziamento) un sentimento semi-universale. Perlomeno si tratta dell'esclamazione che come minimo una volta è uscita dalla bocca o si è intrufolata nei pensieri di ognuno di noi, in coda al supermercato o bloccati nel traffico.

Se da un lato la pandemia è riuscita a creare un senso di solidarietà, di empatia, di comunione e speranza condita da slogan positivi e hashtag ottimistici, dall'altro ha enfatizzato l'isteria, il nervosismo, la tensione nei gesti e negli spostamenti quotidiani. E la competitività per raggiungere un traguardo o semplicemente l'ultima busta di lievito, l'ultimo flacone di Amuchina.

Oltre alla tematica calda trattata, il brano di Vettori sta avendo un enorme successo per via del videoclip irresistibile che lo accompagna e per lo speciale filtro Instagram (realizzato in collaborazione con il producer, musicista e programmatore Holograph - INRI) che ci immerge nel mondo dei personaggi vettoriali.

Quattro protagonisti allegorici si sfidano in una corsa intorno al mondo, ritmata da vis comica, ironia pura e soprattutto “lui”, il vero protagonista di questa hit: l’odio reciproco.

Un bel progetto che vede la collaborazione del Dj Andrea Bertolini (già producer di Motel Connection a cui ancora una volta Vettori affida la produzione artistica) al quale si aggiunge stavolta il musicista e autore Andrea Verdi, alla guida del progetto rock A Crime Called, a cui si devono backvocals, chitarre, basso elettrico e sintetizzatori.

Abbiamo chiesto a Vettori di raccontarci come è nato Vi odio tutti. Ecco l’intervista al cantautore elettronico che si sta facendo interprete del pensiero di tanti. La trovate appena dopo il videoclip della canzone.  

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Come e quando è nato il pezzo "Vi odio tutti"?

L'idea ha iniziato a prendere piede nella mia testa dopo il primo lockdown: mentre nell'aria continuavano a volare arcobaleni e slogan come “andrà tutto bene” e “ce la faremo” (e anch'io ritenevo che fosse un'occasione per apprendere qualcosa e comportarsi diversamente per il futuro), mi sono reso conto che le persone intorno a me erano più nervose, più frenetiche del solito, forse per recuperare il tempo perso, forse perché il periodo di clausura solitaria aveva pizzicato alcuni nervi. Così ho iniziato a notare piccoli comportamenti, comuni al prima, al durante ed al dopo-lockdown: dal classico personaggio che ti passa davanti in fila alle poste o al supermercato, convinto di aver portato a casa il risultato della giornata, a chi pretende qualcosa a livello lavorativo con ancora più fretta e meno umiltà del solito, fino a chi passa le giornate a chiacchierare del nulla, convinto di avere la verità già in tasca da un bel pò… Tante piccole sfaccettature e azioni quotidiane che mi portavano a dire e pensare “ma questo lo odio... e quest'altro pure”.
Così mi è nato in testa questo loop: io vi odio tutti, vi odio tutti... Ho registrato una voce al volo e passato il concept al mio produttore artistico. La faccenda ci ha preso bene e si è sviluppata anche velocemente, nella stesura e nella realizzazione.



Fa parte di un album in uscita?

No, questo è il terzo singolo “isolato” e pubblicato quest'anno, dopo “Perchè si fa la guerra?” e la cover di “C’è crisi” di Bugo.
Dall'album “Stato Brado” (2019), insieme al produttore artistico e all'etichetta-editore che mi segue,
abbiamo deciso di cambiare strategia: lavorare sull'immediato, sui singoli. Da un lato può essere riduttivo però ritengo che dall'altra parte ti offra la possibilità di lavorare più a fondo e con più cura
su ogni singolo brano e, nel mio caso, lasciarmi assorbire a tutto tondo dall'idea, curandone l'immagine visiva, il videoclip e altri dettagli (ad esempio per alcuni singoli ho realizzato un videogioco per “Primitivo”,
un contest internazionale con oltre 30 remix per “Migranti”). Inoltre rimane comunque lo spazio e il modo per lavorare al contrario, cioè raccogliere alcuni singoli e creare un album dopo aver realizzato una sequenza di brani, come avveniva tempo fa, sommando vari dischi 45 giri.

Raccontaci qualche retroscena del pezzo e del video.

Beh, ultimamente sto imparando la tecnica del green-screen e per avere una bella luce naturale di solito
realizzo il filmati in un angolo del giardino. Quindi lascio immaginare i vicini che oramai avranno appurato la mia pazzia, quando passando per la strada vedono un tizio - già strano che fa cose strane - vestito in maniera assurda che gesticola, canta e fa scenette con sullo sfondo un telone verde.
Oltre a questo, mentre stavo realizzando il video con la tenuta da ciclista, ho fatto una foto al volo da mandare al mio produttore artistico. Ne è rimasto colpito e con lui tutto lo staff dell'etichetta, quindi ho gettato via tre-quattro bozze di copertina con versioni “concettuali” e la casualità di uno scatto fatto così, tanto per, è poi divenuto l'artwork ufficiale. E devo ammettere che sta funzionando.

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Come hai incominciato? Parlaci della tua storia musicale

L'inizio è con i racconti: da bambino imparavo a memoria le storie in audiocassetta e intrattenevo gli amici raccontandole. Poi ho cominciato a scrivere qualche poesia, qualche racconto. Successivamente i primi abbozzi di canzone: per questo il testo è per me una componente fondamentale.
Musicalmente sono partito suonando il basso elettrico in band tra punk e stoner-rock; mi sono reso conto che mi piacevano i filtri e le modulazioni così mi sono detto “Ma perchè suono il basso? Ci sono altri strumenti fatti per queste sonorità”. Mi sono avvicinato ai miei primi sintetizzatori, campionatori e groovebox, realizzando un progetto electro-industrial in inglese (Humanature) già in one-man-band. E da qui ho deciso di "denudarmi" e uscire con il mio nome, scrivendo in italiano per avere una comunicazione più diretta ed ampia con chi ascolta.

Sei soddisfatto del video? Parlaci anche dello speciale filtro Instagram che avete creato.

Soddisfatto, mai (ride). Nel senso che in ogni lavoro ci si trova a doverlo ultimare di corsa e faresti sempre mille modifiche, mille integrazioni. Ma in fondo sì, è stato un nuovo esperimento (con la tecnica del greenscreen è solo il secondo video che realizzo) e addentrarmi in questo stile tra l'odierno e il vintage/trash anni ’80 è stata un'esperienza, una crescita continua. Mi auguro possa proseguire apprendendo quotidianamente qualcosa. Per il filtro Instagram volevo qualcosa di coinvolgente che potesse stimolare il pubblico in maniera attiva. Qualcosa che lo catapultasse nel panorama del videoclip non solo come spettatore ma anche come attore: Holograph è un amico e conterraneo, un ottimo musicista elettronico (INRI records) e ha un occhio di riguardo anche per la parte visual dei suoi spettacoli. Non sapevo fosse anche un programmatore/informatico: quando l'ho scoperto, gli ho lanciato l'idea, facendogli vedere alcune anteprime del videoclip e si è creata questa collaborazione.

Con chi hai collaborato per questa canzone?

C'è sempre il fidato Andrea Bertolini, dj e producer con il quale collaboro già da qualche anno. Ci siamo conosciuto a un live dei Motel Connection (io facevo il concerto di apertura e lui ne è il produttore artistico) e da lì abbiamo iniziato a chiacchierare, provare qualche idea insieme. E inevitabilmente siamo diventati amici. Con lui mi trovo molto bene, c'è fiducia assoluta. Per certi versi siamo agli opposti come idee e modi di fare, quindi il bianco e il nero si completano a perfezione. Inoltre su questo brano c'è la partecipazione di Andrea Verdi, musicista e autore che ho conosciuto da Bertolini. Ci aveva già dato una bella mano con consigli e idee mentre stavamo preparando i brani per The Voice of Italy 2019.
Su "Vi Odio Tutti" si è occupato di molti aspetti, dai cori alle chitarre, dal basso elettrico ai sintetizzatori. All'inizio ero scettico nell'inserire strumenti a corda nel mio stile elettronico che volevo mantenere “puramente electro” ma devo ammettere che il team degli Andrea ci sa fare e ha portato a casa un ottimo lavoro.

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Progetti futuri?

Mi piace continuare sulla linea di quest'anno, scrivere e pubblicare, scrivere e pubblicare, quindi direi che ho voglia di tirarmi su le maniche, proseguire con la scrittura e le produzioni di singoli. Ho anche voglia di addentrarmi maggiormente nel mondo “visuale”, quindi con il percorso di realizzazione di videoclip, motion-graphic, magari riprendendo in mano anche il caro vecchio stile stop-motion (che costa molto tempo e molta dedizione ma, se non hai scadenze a breve termine, regala anche molte soddisfazioni). E magari aprire la porta a qualche collaborazione/featuring imprevisto...

Considerazioni sul periodo che stiamo vivendo: tu che lavori nella musica e negli eventi, come stai reagendo, cosa ti auguri, cosa ti aspetti?

Partendo dalla domanda precedente, direi che mi piacerebbe anche ripartire con i concerti però sappiamo bene quale sia il momento attuale. Sarebbe bello dire “ricominceranno i concerti, tutto ripartirà e recupereremo il tempo perso”. In verità io credo che nella vita si vada avanti "con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”, come cantava Bertoli.
Per cui a volte penso se la musica dal vivo rimarrà solamente in eventi streaming, e inevitabilmente in piccoli concerti “clandestini” che - in mia opinione - sicuramente succederanno se tra X mesi lo stop rimarrà tale. Chi ama la musica, ama tutta la filiere: quindi andare, ascoltare, magari acquistare qualche memorabilia e via dicendo. Personalmente, ad ora, non ne ho sofferto molto perché mi è venuto quasi automatico (visto che non si poteva puntare sulle esibizioni live) concentrarmi sulla creazione di nuovi brani.
Ovviamente, dal punto di vista remunerativo, i compensi gravitano molto intorno all'ambiente live e mi piange il cuore anche per tutti i lavoratori e tecnici che con la loro professionalità creano gli eventi dal vivo e che ora sono bloccati. Non so cosa aspettarmi, probabilmente un cambiamento, anche radicale: magari i festival e i mainstage diventeranno delle produzioni “televisive” da fruire on-demand, con pochissimo pubblico reale e il resto da casa. Già nel mio piccolo, prima di questa emergenza, notavo che quando mi esibivo dal vivo e partiva anche una diretta streaming, la faccenda funzionava. Ringrazio il cielo per aver potuto conoscere quello che chiamo "rock'n'roll", come pubblico e come artista: i chilometri macinati, il sudore sul palco o aggrappato alle transenne, il poco sonno, incrociare persone che vengono da altri luoghi, un disco o una t-shirt da portare via con me.

Cosa ne pensi dei talent show? E di X Factor?

Sinceramente li seguo poco, non solo i talent ma la tv in generale: solitamente mi concedo un'oretta al giorno, per il resto quando ho tempo libero leggo molto o vado giù di documentari, qualche serie e alcuni film preferiti che riguardo cento volte. Ho partecipato io stesso a un talent,The Voice. Molte persone mi sostenevano ma alcuni colleghi mi hanno mandato messaggi di critiche per vari motivi. Io non lo considero un mondo “negativo”, semplicemente è un'area completamente diversa rispetto a quella della musica dal vivo. È un'occasione e se la cogli - secondo me - devi essere coerente, non farti snaturare davanti alle telecamere. Personalmente l'ho vissuta come un mezzo per arrivare a un pubblico più ampio e diversificato, tenendomi stretto il messaggio che voglio passare e chi sono in maniera genuina. Devo dire che mi ha aiutato a creare interesse in una, dieci, cento persone che successivamente hanno avuto la voglia di andare a scoprire le mie produzioni. Mi rende orgoglioso poi ricevere messaggi come “Ah, bello anche quel brano lì, l'ho appena ascoltato, ho appena visto il video…” Se dovessi darti un consiglio, direi che va fatto ma va visto non come "l'occasione della vita", semmai come un'occasione: un modo per fare esperienza, per mettersi alla prova sotto vari aspetti, per aggiungere una pietra che si andrà a unire alle altre che compongono la strada del proprio percorso artistico.

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