Gli Stati Uniti li snobbavano, ma si sono dovuti inchinare al travolgente successo del quintetto da Orlando
Sono la boyband per eccellenza, al pari forse solo dei Take That. I Backstreet Boys hanno segnato un’epoca della musica pop mondiale, quella a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila. Dal grande successo all’oblio fino al ritorno in auge, è stata una carriera sulle onde quella del quintetto americano.
Gli esordi e il successo
Il progetto Backstreet Boys nasce nel 1992 su idea del manager Lou Pearlman, che impressionato dal successo dei New Kids on the Block vuole formare una “sua” boyband. La line-up definitiva del gruppo si delinea ad aprile 1993 quando ai membri originali Nick Carter, Howie Dorough ed AJ McLean si uniscono anche Kevin Richardson e Brian Littrell, che sostituiscono Sam Licata e Charles Edwards dopo il loro abbandono. Il nome del gruppo viene dal Backstreet Flea Market, luogo di ritrovo dei teenager di Orlando, città dove ha base il gruppo. Dopo un paio d’anni ad esibirsi in centri commerciali e show locali tra cover e pezzi inediti, il debutto discografico vero e proprio arriva nel giugno 1995 con “We’ve Got It Goin’ On”. Il brano va benone in Europa, meno negli Stati Uniti e il trend si rafforza con il successivo singolo, “Get Down”, che vale alla band il primo disco d’oro. In Europa diventano rapidamente degli idoli, mentre il mercato americano è più diffidente. Ma dopo aver venduto 8,5 milioni di album nel Vecchio Continente con il disco di debutto omonimo “Backstreet Boys”, il 30 agosto 1997 il quintetto travolge anche gli Usa con l’uscita di “Everybody”, a cui seguirono le altre due hit “As Long As You Love Me” e “All I Have To Give”. “Backstreet’s Back” vende 28 milioni di copie in tutto il mondo e sancisce la nascita vera e propria dell’uragano Backstreet Boys. I successivi “Millennium” (con il mega successo “I Want It That Way”, il singolo più venduto di tutti i tempi da parte di una boy band) e “Black & Blue” confermarono lo status ormai raggiunto dal quintetto, ma gli scricchiolii cominciarono a fare capolino quando, nell’estate 2001, AJ McLean fu costretto a lasciare il gruppo per disintossicarsi da alcol e droghe.
Le carriere da solisti e il ritorno ai vertici delle classifiche
Nel 2002 la band si prende ufficialmente una pausa che durerà per tre anni e che lascia spazio ai progetti da solisti dei vari componenti. Nick Carter esce subito con il suo “Now or Never”, Kevin Richardson fu protagonista a Broadway col musical “Chicago”. Fu il segnale delle insofferenze di Richardson, che dopo l’uscita del disco di ritorno dei Backstreet Boys, “Never Gone” del 2005, lasciò il gruppo. Vi tornerà cinque anni più tardi, nel 2010, dopo che i compagni avevano dato alle stampe i deludenti “Unbreakable” (2007) e “This Is Us” (2009). Nel 2013 ecco il disco per celebrare i 20 anni di carriera “In a World Like This” e poi la lunga residency al Zappos Theater di Las Vegas, ma per ritrovarli a produrre nuova musica passano altri sei anni: è infatti solo del gennaio 2019 l’uscita di “DNA”, quello che è attualmente il loro ultimo disco di inediti. Un disco che ha segnato il ritorno a grandissimi livelli dei Backstreet Boys: è stato infatti il terzo disco, dopo “Millennium” e Black & Blue” a salire alla numero 1 di Billboard 200. Un ritorno ai fasti degli esordi che dà nuova linfa vitale a un progetto che sembrava fuori tempo massimo e invece…