Gli Indifferenti, Valeria Bruni Tedeschi ed Edoardo Pesce nel film tratto da Moravia

Recensioni sky cinema

Paolo Nizza

Arriva su Sky Primafila Premiere, dal 24 novembre, la nuova trasposizione cinematografica del romanzo del grande scrittore

Dopo il film di Francesco Maselli del 1964 e la miniserie firmata da Mauro Bolognini, il regista Leonardo Guerra Seragnoli (già autore di Likemeback) firma la terza trasposizione cinematografica del romanzo scritto nel 1929 da Alberto Moravia. Disponibile su Sky Primafila Premiere dal 24 novembre, un dramma ambientato nella Roma di oggi

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"Gli Indifferenti": su Sky il film con Valeria Bruni Tedeschi e Pesce

Passami la teglia di rame”. Inizia così il film Gli indifferenti. Con Valeria Bruni Tedeschi intenta a ultimare un pasticcio di pasta, persa tra burro, sfoglia e cappello del prete, sotto gli occhi della domestica. Si spignatta, mentre il mondo va a rotoli. Come dessert ci saranno le pesche al vino con la scorza di limone. Perché all’uomo di casa piacciono così. Parimenti agli appestati di Nosferatu, si cerca di prendere per la gola l’apocalisse. Certo, qui non si palesa la morte rossa, ma il dramma di non avere più il becco di un quattrino e di dover dipendere da Leo Merumeci (Edoardo Pesce), un manager tuttofare. È questo il destino di Mariagrazia Ardengo (Valeria Bruni Tedeschi) e dei suoi due figli, Michele (Vincenzo Crea) e Carla (Beatrice Grannò). E siccome la gola è parente stretta della lussuria, Maria Grazia oltre cucinare per Leo, lo accoglie pure tra le lenzuola. Anzi, in realtà ama quel corpulento faccendiere di provincia. E si sa, l’amore rende spesso ciechi. Perché il piano di Mister Musumeci è accaparrarsi l’attico della famiglia Ardengo. Il figlio Carlo ha subodorato la fregatura, ma la madre non pare intenzionata a credergli. Così spetta alla diciottenne Carla, aspirante gamer, l’arduo compito di risvegliare la propria famiglia dall’indifferenza in cui si è rintanata.

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I migliori film di Valeria Bruni Tedeschi

“L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare”. Con queste parole Antonio Gramsci nel suo libro “Odio gli Indifferenti” pubblicato nel 1917 metteva sulla graticola quell’apatia, quella noncuranza, quel disinteresse che ritroviamo nei protagonisti imprigionati per sempre alle catene dell’ipocrisia. Imbelli schiavi della propria inedia, incapaci di guardare oltre il proprio ombelico. Non a caso il regista sceglie di inchiodare i suoi antieroi sul palcoscenico. Marionette travestite con maschere e cappelli da party, vittime delle proprie meschinerie, delle proprie pulsioni. Burattini di una tragedia aristotelica, disperatamente ancorati ai propri privilegi, alla propria condizione sociale.

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Alberto Moravia, i migliori film tratti dai suoi romanzi. FOTO

Ottimamente fotografato da Gian Piero Corticelli, tra il “Libiamo” della traviata di Verdi e “L’usignolo meccanico” di La Tarma, ovvero la cantante Marta Ascari, il cast di Gli Indifferenti si muove come in un kammerspiel capitolino. Da un bagno in una piscina in stile fascista a una tavola imbandita, a dominare la scena è Valeria Bruni Tedeschi. Il suo talento lunare, la sua imprevedibilità, le sue infinite capacità espressive rendono il personaggio di Maria Grazia Ardengo una sorta di sorella della Beatrice di La Pazza Gioia di Virzì.  Edoardo Pesce mette tutta la sua possanza, la sua fisicità al servizio di Leo, uno squalo miserabile, ma assai affamato di cibo e di sesso.  Giovanna Mezzogiorno nei panni di Lisa, ex amante di Leo, che intrattiene una relazione  con il figlio di Maria Grazia, è una sorta di testimone di un mondo sul viale del tramonto. Infine i giovani Vincenzo Crea (I figli della Notte; I Medici - Nel nome della famiglia) e Beatrice Crannò (Tornare, Doc-Nelle tue mani) sono i rampolli confusi e contraddittori di una catastrofe da camera. In attesa che arrivi il terremoto a risvegliare le coscienze sopite e indifferenti di chi non sa che fare

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