
L'attrice, celebre per il ruolo dell'infermiera Margaret "Hot Lips" Houlihan, ha segnato un'epoca della televisione americana con la sua interpretazione indimenticabile nella serie diventata cult
C’era una volta un volto, una voce, un portamento che attraversava lo schermo con la forza silenziosa di chi non chiede il centro della scena, ma finisce per conquistarla. Loretta Swit, morta ieri all’età di 87 anni nella sua casa di Manhattan, è stata uno di quei rari volti della televisione capaci di imprimere un segno nella memoria collettiva. Il suo nome resterà per sempre legato a quello di Margaret “Hot Lips” Houlihan, l’infermiera dell’unità chirurgica mobile dell’esercito statunitense nella serie M.A.S.H., ambientata durante la guerra di Corea e andata in onda per undici stagioni fino al 1983. Ma definire Loretta Swit solo in base a quel personaggio sarebbe riduttivo: attraverso di lei, ha saputo incarnare una visione del mondo, della guerra e del ruolo delle donne che ancora oggi conserva una sorprendente vitalità.
L’arte della trasformazione: Swit tra teatro e piccolo schermo
Nata nel 1937 da una famiglia di origini polacche, Loretta Swit si formò artisticamente a New York, tra studi di canto, recitazione e teatro. Prima di approdare al piccolo schermo, calcò i palcoscenici di Broadway e Las Vegas, portando in scena musical e spettacoli teatrali con una presenza scenica vivida e versatile.
La sua carriera fu costellata di riconoscimenti: dieci candidature agli Emmy, di cui due vittorie, e quattro nomination ai Golden Globe. Swit fu uno dei quattro attori a restare per tutte le undici stagioni, un segno non solo di fedeltà professionale ma di piena identificazione con un progetto che, ben oltre l’intrattenimento, ambiva a una riflessione morale e politica, parlava della guerra, ma anche del razzismo, del sessismo, del trauma psicologico, e lo faceva senza rinunciare alla leggerezza — quel tono agrodolce che la avvicina, per intensità e ambizione, alla commedia umana di Čechov o al cinema morale di Billy Wilder.