Ultimo tango a Parigi, il film di Bertolucci compie 50 anni: le cose da sapere

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Il 14 ottobre 1972 a New York veniva proiettata in anteprima mondiale una delle pellicole più controverse della storia del cinema. La tormentata relazione tra Paul e Jeanne ha fatto scandalo all’epoca, tra polemiche per le scene di sesso tra Marlon Brando e Maria Schneider, sequestri e censure fino alla condanna al rogo di (quasi) tutte le copie esistenti e alla successiva riabilitazione. Ecco tutte le curiosità sul film cult che ha consacrato Bernardo Bertolucci a livello internazionale

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Pochi film nella storia del cinema hanno legato la propria fama al clamore e allo scandalo suscitati come è successo con Ultimo tango a Parigi. Discusso e criticato, censurato e mandato al rogo: il cult di Bernardo Bertolucci compie 50 anni. Era il 14 ottobre 1972 quando venne proiettato integralmente a New York, in anteprima mondiale. È stata la pellicola che ha lanciato la carriera internazionale del regista emiliano, consegnando all’immortalità la relazione tra il maturo Paul (un decadente e tormentato Marlon Brando) e la giovanissima Jeanne (una semi-sconosciuta Maria Schneider che da questo film venne profondamente segnata). Poi arrivarono le condanne per oscenità da parte della Chiesa per le scene di sesso, il processo penale e la censura che portarono alla sentenza della Cassazione che mandò al rogo la pellicola, la riabilitazione arrivata solo nel 1987. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul film.

La ricerca degli attori

L’allora 30enne Bertolucci, reduce dal buon successo ottenuto con Il conformista, nel 1971 propose il suo nuovo progetto alla Paramount, che non era interessata. Il produttore Alberto Grimaldi invece accettò e cominciò il casting. Inizialmente i protagonisti dovevano essere Jean-Louis Trintignant e Dominique Sanda che avevano lavorato con il regista nel suo precedente film. L’attore francese rifiutò la parte dopo aver letto la sceneggiatura mentre Sanda era incinta e declinò l’offerta. Anche Jean-Paul Belmondo e Alain Delon furono contattati per il ruolo di Paul ma non se ne fece nulla. Spuntò fuori allora il nome di Marlon Brando, in quei mesi impegnato nelle riprese de Il padrino. Gli furono offerti 250mila dollari e il 10% degli incassi e accettò. Per la parte di Jeanne viene ingaggiata la neanche ventenne Maria Schneider. “Lessi la sceneggiatura e non ci trovai nulla di scandaloso o impossibile”, ha raccontato anni dopo l’attrice francese. Per il suo canto d’amore per la nouvelle vague, Bertolucci si affidò poi a Jean-Pierre Léaud e Massimo Girotti per i ruoli da comprimari di Tom e Marcel. E confermò la collaborazione con Vittorio Storaro (dopo La strategia del ragno) per immergere la “sua” Parigi in toni morbidi, lividi e anti-naturalisti. La colonna sonora fu composta da Gato Barbieri ed è un jazz malinconico giocato sui ritmi del tango.

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La trama

La sceneggiatura del film è stata scritta da Bernardo Bertolucci e Franco Arcalli, con il supporto di Agnès Varda per alcuni dialoghi aggiuntivi. Infine è stata adattata da Robert Alley. Il film segue le vicende di Paul, un 45enne americano che vive a Parigi. Dopo il suicidio della moglie vive smarrito, vagando senza meta e senza scopo per la città. Si ritrova casualmente a vedere un appartamento in affitto in contemporanea con la ventenne Jeanne. Tra i due scatta un’immediata attrazione sessuale: i due danno inizio a una relazione nella quale rimangono quasi sconosciuti senza rivelare al partner nemmeno il proprio nome. Jeanne si innamora ma Paul la lascia. Dopo un po’ di tempo però si scopre anche lui innamorato e segue la giovane in una sala da ballo dove si svolge una gara di tango. I due si ubriacano e Paul finalmente racconta a Jeanne della sua vita e le propone di andare a vivere insieme. Ma quando poi la ragazza lo abbandona, lui ubriaco la insegue e lei gli rivela per la prima volta il suo nome, prima di ucciderlo sparandogli con una pistola.

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La censura e lo scandalo

Dopo la prima a New York, il film uscì in Europa nel dicembre 1972. E immediatamente arrivarono i problemi per le scene di sesso presenti, in particolare la celebre e discussa “sequenza con il burro”. Il Vaticano guidò una crociata per proibire il film nelle sale cinematografiche italiane. Il film venne sequestrato il 30 dicembre 1972 per "esasperato pansessualismo fine a sé stesso”. Iniziò così un iter giudiziario che inizialmente portò a una sentenza di assoluzione ma nei gradi di giudizio successivi si arrivò poi a delle condanne fino a quella definitiva in Cassazione nel 1976: la pellicola andava distrutta. Grimaldi, Bertolucci, Arcalli e Brando vennero condannati ad alcuni mesi di carcere (con la sospensione condizionale della pena) per “offesa al comune senso del pudore”. A Bertolucci venne anche ritirato per 5 anni il diritto di voto. Il regista rivolse anche un appello all'allora presidente della Repubblica Leone e alla fine ci fu la concessione di salvare dal rogo simbolico solo tre copie che rimasero in custodia alla Cineteca nazionale come “corpo del reato”. Negli anni, i giudizi sulle scene incriminate si sono ammorbiditi e nel 1987 la censura riabilitò il film, permettendone la distribuzione nelle sale (e in seguito anche in tv). Lo stesso Bertolucci ne aveva conservato di nascosto una copia. La versione integrale del film dura 136 minuti ma in numerosi Paesi è stato censurato e accorciato.

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Le scene incriminate

La scena del burro causò in Italia un vero scandalo. "L'idea di come girarla è venuta a me e a Brando mentre stavamo facendo colazione seduti sulla moquette dell'appartamento parigino e ad un certo punto lui ha cominciato a spalmare del burro su una baguette: subito ci siamo dati un'occhiata complice”, ha raccontato Bertolucci. “Abbiamo deciso di non dire niente a Maria per avere una reazione più realistica. Volevo avere la sua reazione non di attrice ma di giovane donna. E lei reagisce: piange, urla, si sente ferita. Capisco che lei per tutta la vita sia stata quasi perseguitata da questo”. La Schneider ha dichiarato che potendo tornare indietro non avrebbe girato quella scena e più volte ha detto che non era prevista nella sceneggiatura. “Avevo 20 anni e non capivo nulla. Brando e Bertolucci mi manipolarono, usandomi senza alcun riguardo. Ci ho messo molti anni per perdonare. Allora ero proprio infuriata”, ha spiegato l’attrice che pensò anche di lasciare il cinema dopo quanto accaduto. Seguirono scompensi psicologici e anni di dipendenza da stupefacenti. Solo alla sua morte prematura, nel 2011, a 58 anni, dopo una lunga malattia, Bertolucci ha ammesso per la prima volta che avrebbe voluto "chiederle scusa”. Un altro elemento controverso del film era la sua violenza verbale che poteva toccare la sensibilità cattolica con la altrettanto celebre “preghiera blasfema” sull’istituzione della famiglia che offese forse più delle nudità.

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Il successo

Il film, anche se pesantemente limitato dalle vicende giudiziarie e dalla censura, o forse anche favorito da questo, ebbe un successo clamoroso di pubblico. Fu il secondo film con i maggiori incassi in Italia nella stagione 1972-1973. Dopo la riabilitazione del 1987, è diventato il più grande incasso di sempre per il cinema italiano con circa 87 miliardi di lire incassati, record detenuto fino al 1997 quando fu superato da La vita è bella di Benigni. Inoltre stando ai dati fino al 2016, il film è il secondo di sempre per numero di biglietti staccati (oltre 15 milioni di spettatori paganti). Il successo al botteghino fu enorme anche negli Usa, con una cifra complessiva guadagnata nel mondo vicina ai 100 milioni di dollari. Il film ottenne anche due candidature agli Oscar del 1974 (miglior regista a Bertolucci e miglior attore protagonista a Brando), due nomination ai Golden Globe, una ai Bafta. Nel 2021 è stato annunciato che il making of del film diventerà una serie della Cbs, intitolata Tango, che sarà diretta da Lisa Brühlmann (Killing Eve) e José Padilha (Narcos). Verranno usati i tre punti di vista di Brando, Bertolucci e Schneider per ricostruire i 18 mesi prima, durante e dopo la produzione del film. Tre visuali molto diverse: un successo per regista e attore mentre all’opposto l’attrice protagonista visse un’esperienza traumatica e umiliante che le ha segnato l’esistenza.

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