I 10 migliori film di Bernardo Bertolucci

Cinema

Massimo Vallorani

Bernardo Bertolucci

il 26 novembre del 2018 ci lasciava  Bernardo Bertolucci, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Autore fra i più rappresentativi e conosciuti a livello internazionale, ha diretto film di enorme successo come Il conformista, Ultimo tango a Parigi, Il tè nel deserto, Novecento e L’ultimo imperatore, che gli valse l’Oscar al miglior regista e alla migliore sceneggiatura non originale. L'ELENCO DEI MIGLIORI FILM DI BERNARDO BERTOLUCCI

Ricorrendo al titolo di uno dei suoi più grandi film, sicuramente potremmo dire che con Bernardo Bertolucci se ne va “L’ultimo Imperatore” del cinema italiano. Un regista capace grazie alla sua grandissima arte di farci conoscere e apprezzare in tutto il mondo. Ma se ne va anche un fine intellettuale al servizio della cultura e dello spettacolo, maestro nello scandalizzare e nel commuovere ma soprattutto nel narrare.

Suoi alcuni capolavori del cinema come Ultimo tango a Parigi, Il tè nel deserto, Piccolo Buddha, Novecento e L'ultimo imperatore. Proprio questo film gli valse l'Oscar al miglior regista e alla migliore sceneggiatura non originale. Nel 2007 gli fu conferito il Leone d'oro alla carriera alla 64/a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e nel 2011 la Palma d'oro onoraria al 64/o festival di Cannes.

Tantissimi riconoscimenti per un uomo venuto dalla provincia (era nato a Parma nel 1941 ) ma che era  riuscito con una magia unica a rendersi internazionale saldando la sua anima poetica, fortemente legata alla terra natale, e quella internazionale, figlia degli umori americani e del cinema inteso come prodigio meraviglioso, firmando il fluviale Novecento diviso in due atti.

Come poi non ricordare Ultimo tango a Parigi (mandato al rogo in Italia nel '76 con sentenza definitiva), in cui Bertolucci riesce in un’altra mirabolante fusione: quello tra cinema romantico e politico riuscendo a trasferire proprio il termine politica dal discorso collettivo imperante a quello di un cinema intimo e individuale, anticipando umori e sensazioni della fine dei sogni degli anni 70 e l’avvio di quello che sarebbe stato nel decennio successivo.

Decennio successivo in cui Bertolucci viene adottato da Hollywood a cui regala la trilogia esotica, i nove Oscar de L'ultimo imperatore, il viaggio disperato del Te' nel deserto, la pace interiore del Piccolo Buddha. Rientrato in Italia con rinnovato desiderio di coglierne l'inquietudine con l'occhio ormai distaccato del grande viaggiatore stava preparando un Novecento Atto III destinato a concludersi alle soglie del nuovo secolo.
Forse un altro e sicuro capolavoro che, purtroppo, non vedrà la luce, Anche se di film straordinari Bernando Bertolucci ce ne ha regalati tanti.

Ecco un elenco dei suoi miglior 10 film:

 

Il conformista (1970)

Regia di Bernado Bertolucci
Soggetto: Alberto Moravia
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Franco Arcalli
Fotografia: Vittorio Storaro Musiche: Georges Delerue
Montaggio: Kim Arcalli (Franco Arcalli)
Scenografia: Ferdinando Scarfiotti
Costumi: Gitt Magrini
Attori: Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli, Dominique Sanda
 

Trama

Nel 1937 il professore Marcello Clerici sposa Giulia. Mentre la donna è spensierata, allegra, senza problemi, lui - nonostante i buoni successi come docente di filosofia - è tormentato da un ricordo: a tredici anni ha ucciso Lino Seminara, un autista che ha tentato di avere con lui dei rapporti sessuali. Da allora Marcello ha abbandonato ogni pratica religiosa e si è legato strettamente con l'OVRA, la polizia segreta fascista. Per volontà dei suoi dirigenti di partito, deve compiere il viaggio di nozze a Parigi per introdursi nell'ambiente del professore Quadri, un docente universitario antifascista, in modo da poter consentire al camerata Manganiello di predisporne l'assassinio. Marcello e Giulia riescono ad entrare nelle grazie di Quadri e della moglie Anna, una donna assai bella e bisessuale che si attacca morbosamente a Giulia pur non rifiutando la corte dello stesso Marcello. Una breve vacanza in Savoia dei coniugi Quadri permette a Manganiello di predisporre un agguato nel quale però cade non solo il professore ma anche la moglie Anna, giunta all'appuntamento in macchina insieme a lui. Marcello assiste quasi inebetito al brutale assassinio dei due coniugi. Nel 1943, quando Roma esulta per la caduta del fascismo, Marcello incontra casualmente Lino Seminara, che in effetti non era morto. Sconvolto dall'incontro, Marcello scoppia in una reazione isterica e, denunciando alla folla l'abietto individuo, gli attribuisce tutte le colpe della propria vita.

Strategia del ragno (1970)

Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Jorge Luis Borges - (racconto)
Sceneggiatura: Marilù Parolini, Eduardo De Gregorio, Bernardo Bertolucci
Fotografia: Vittorio Storaro, Franco Di Giacomo, Giuseppe Lanci - (operatore), Enrico Umetelli - (operatore)
Montaggio: Roberto Perpignani
Scenografia: Maria Paola Maino
Costumi: Maria Paola Maino
Aiuto regia: Giuseppe Bertolucci
Attori: Gilio Brogi, Anna Magnani, Alida Valli, Tino Scotti
 

Trama

Dopo la morte del padre Athos Magnani, trucidato dai fascisti nel 1936, il figlio dell'eroe (si chiama anch'egli Athos) giunge per la prima volta a Tara, piccolo villaggio nei pressi di Parma, con l'intenzione di scoprire la verità sulla morte del padre. Athos prende contatto con Draifa, una ricca e anziana signora, che era amante dello scomparso. Dalla stravagante donna ottiene poche e confuse notizie. Niente di più riesce ad ottenere dai compaesani che si trincerano dietro evidenti ostilità e paura. Viene comunque a sapere che sono tuttora viventi i tre amici del padre e colui che l'opinione pubblica ritiene assassino o mandante, Agenore Beccaccia, ricco possidente, il quale nega ogni responsabilità. I tre amici, poi, parlano del fallimento dell'attentato contro il duce a causa di una spiata, della confessione, del tradimento e dell'assassinio voluto da colpevole per mano degli amici onde, con la morte, influire più decisamente sulla coscienza collettiva: Athos Magnani senior fu un traditore o un eroe? I cittadini di Tara sono dei vigliacchi o dei convinti socialisti? Athos jr. rinuncia a capire, e vuol ripartire. Ma da tempo non passa più alcun treno. Athos Magnani è veramente esistito?

Ultimo Tango a Parigi (1976)

Regia: Bernardo Bertolucci Soggetto: Bernardo Bertolucci, Franco Arcalli Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Franco Arcalli Fotografia: Vittorio Storaro Musiche: Gato Barbieri Montaggio: Franco Arcalli, Roberto Perpignani Scenografia: Ferdinando Scarfiotti Costumi: Gitt Magrini
Attori: Marlon Brando, Maria Schneider
 

La trama

In un appartamento da affittare, Paul incontra Jeanne e le impone il primo d'una lunga serie di violenti rapporti sessuali. Nonostante il patto, da lui voluto, di non dirsi nemmeno il nome, nei successivi incontri, i due, Paul soprattutto, tracciano di loro minuziosi ritratti di esseri disgregati, alla deriva. Paul, 43 anni, americano, figlio di alcoolizzati, reduce da fallite esperienze, era da cinque anni con Rosa (tenutaria d'un alberghetto equivoco), appena uccisasi. Jeanne, combattuta fra l'attrazione e il disgusto per il maturo amante e il fascino del coetaneo Tom, regista velleitario, fantasioso, ma sincero e affezionato, si dispone al matrimonio con quest'ultimo, senza pero' ribellarsi alle pretese piu' ripugnanti di Paul, che per di piu' le rovescia addosso una gragnuola di espressioni luridissime contro la donna, l'amore, la famiglia. Nei colloqui con la suocera, con Marcel, che è stato amante di Rosa, e vegliando il cadavere di questa, Paul passa repentinamente dalla calma dolorosa agli accessi di furore e alle crisi di pianto. Capitati in mezzo ad un concorso di ballo, Jeanne ripete il suo rifiuto a Paul, che la supplica di ricominciare e intanto si ubriacano. Jeanne, inseguita da Paul, fugge nella propria abitazione e lo uccide.

Novecento (1976)

Regia di Bernado Bertolucci
Soggetto: Bernardo Bertolucci, Franco Arcalli, Giuseppe Bertolucci
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Franco Arcalli, Giuseppe Bertolucci
Fotografia: Vittorio Storaro
Musiche: Ennio Morricone
Montaggio: Franco Arcalli
Scenografia: Ezio Frigerio, Gianni Quaranta Arredamento: Maria Paola Maino, Gianni Silvestri
Costumi: Gitt Magrini Effetti: Bruno Battistelli, Luciano Byrd
Suono: Claudio Maielli Attori:
Attori: Burt Lancaster, Donald Sutherland, Robert De Niro, Dominique Sanda, Alida Valli, Stefania Sandrelli, Laura Betti, Gérard Depardieu, Romolo Valli, Stefania Casini, Francesca Bertini
 

La trama

In un paese della Bassa Emiliana nascono, agli albori del '900, Alfredo Berlinghieri e Olmo Dalcò: il primo, futuro erede dei beni terrieri di famiglia, nonostante i privilegi di casta si attacca al secondo, figlio di una contadina e di padre ignoto. L'amicizia dura, nonostante le vicende familiari e sociali di mezzo secolo traccino un solco sempre più profondo fra padroni e braccianti. Olmo si unisce alla maestrina Anita, fervente politicante rossa che muore generandogli una figlia; e fugge dal paese dopo gesti di opposizione alle squadracce fasciste che lo porterebbero certamente alla morte o all'ergastolo. Alfredo, dopo il suicidio del nonno e la morte del padre, diviene padrone; sposa Ada, dolce e stravagante, che lo abbandona quando s'avvede che il marito è inesorabilmente divenuto un classico padrone-tiranno. Ma la colpa maggiore del Berlinghieri è stata quella di non avere allontanato a tempo il fattore ingaggiato dal padre, certo Attila, fascista e cinico arrivista, tra l'altro amante di Regina, cugina di Alfredo. Nel '45, in coincidenza con la Liberazione, Olmo ritorna e guida i contadini nella rivolta contro la famiglia dell'amico: Attila viene ucciso; Regina rapata; Alfredo condannato simbolicamente a morte. Quando giungono i rappresentanti del C.N.L. i contadini consegnano le armi. Alfredo e Olmo invecchieranno bisticciando amichevolmente.

La tragedia di un uomo ridicolo (1981)

Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci
Fotografia: Carlo Di Palma
Musiche: Ennio Morricone
Montaggio: Gabriella Cristiani
Scenografia: Gianni Silvestri Costumi: Lina Nerli Taviani
Attori: Ugo Tognazzi, Anouk Aimée, Vittorio Caprioli, Renato Salvatori, Laura Morante, Ricky Tognazzi
 

La trama

Primo Spaggiari è un piccolo industriale caseario parmense. E' di origine contadina e non è andato oltre le elementari. Si è fatto col suo lavoro. Sua moglie Barbara, invece, è una donna raffinata di origine francese. Un giorno loro figlio Giovanni viene rapito e Primo deve raggranellare un miliardo per il riscatto. Intanto il caseificio è colpito da una grave crisi economica. Nella vicenda intervengono una giovane operaia, Laura, fidanzata di Giovanni, e un prete operaio, Adelfo, che sanno molto sul rapimento. Da loro l'industriale viene a sapere che suo figlio è morto. Primo però continua a raccogliere i soldi, aiutato in questo dalla moglie Barbara, per salvare la sua seconda creatura: il caseificio, sull'orlo del fallimento. Seguendo le indicazioni di una lettera falsa, scritta dalla fidanzata di Giovanni, Primo Spaggiari e la moglie depositano il miliardo nel luogo indicato. La ricomparsa improvvisa di Giovanni fa sì che il miliardo finisca investito nel caseificio, trasformato in cooperativa, sotto il controllo degli operai.

L'ultimo imperatore (1987)

Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Henry Pu-Yi - (autobiografia)
Sceneggiatura: Mark Peploe, Bernardo Bertolucci
Fotografia: Vittorio Storaro
Musiche: Ryûichi Sakamoto, David Byrne, Su Cong
Montaggio: Gabriella Cristiani
Scenografia: Ferdinando Scarfiotti
Costumi: James Acheson, Ugo Pericoli - (divise militari)
Effetti: Gino De Rossi, Fabrizio Martinelli
Attori: John Lone, Joan Chen, Peter O'Toole, Ying Ruocheng, Victor Wong, Wu Jun Mei, Fumihiko Ikeda, Tijer Tsou, Richard Vuu, Wu Tao, Fan Guang, Henry Kyi, Alvin Riley III, Hideo Takamatsu, Hajime Tachibana, Basil Pao, Jian Xireng, Soong Huaikuei, Jade Go, Maggie Han, Cary-Hiroyuki Tagawa, Ric Young, Dennis Dun, Chen Kaige, Lisa Lu, Ryûichi Sakamoto, Liang Dong
 

La trama

Nel 1908 a Pechino nella città proibita, l'anziana Imperatrice vedova, prossima a morire, si fa portare Pu-Yi, un fanciullo di tre anni, strappandolo alla madre e lo designa suo successore. Ultimo della dinastia Ching passerà la sua infanzia nella mitica Città, signore e padrone assoluto di uno sterminato Impero. Nel 1912, Sun-Yat-Sen proclama la Repubblica, ma il fanciullo resta là come un simbolo, prigioniero ma onorato (e inoffensivo). Successivamente, divenuto adulto va a vivere in un'altra città del Paese con le due mogli, l'istitutore scozzese Sir Reginald Johnston e alcuni fedeli, in un esilio dorato, che lo vede anche in Occidente. Poi la volontà di governare prende il sopravvento e lo spinge a compromessi: avendo nel frattempo il Giappone, spinto da mire espansionistiche, invaso e occupato la Manciuria, terra natia di Pu-Yi, questi sale sul trono di tale regione, ribattezzata Manciukuo, destinato al ruolo di re fantoccio, collaborando con Tokio, che ne condiziona a fini bellici l'effettivo potere. Finita la guerra e caduto in mano sovietica Pu-Yi trascorre, dopo la seconda guerra mondiale cinque anni in Siberia; poi nel 1949 la Cina di Mao ne chiede il rimpatrio come criminale di guerra. Dopo un decennio di rieducazione politica, l'ex Imperatore viene rilasciato dal campo in cui, con molti altri, è stato confinato: ora è un uomo comune, ha riconosciuto le sue colpe (reali o presunte) e lavora da umile giardiniere nell'orto botanico di Pechino. E nel 1967, nel momento in cui coloro che lo hanno rieducato proveranno gli insulti e le vessazioni della rivoluzione culturale, Pu-Yi muore.

Il tè nel deserto (1990)

Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Paul Bowles
Sceneggiatura: Mark Peploe, Bernardo Bertolucci
Fotografia: Vittorio Storaro
Musiche: Ryûichi Sakamoto, Richard Horowitz
Montaggio: Gabriella Cristiani
Scenografia: Ferdinando Scarfiotti, Gianni Silvestri Costumi: James Acheson Effetti: Renato Agostini
Attori: Debra Winger, John Malkovich.
 

La trama

Nel 1947, due facoltosi coniugi americani in crisi provenienti da New York, lui Port Moresby, musicista a corto d'ispirazione, lei Kit, scrittrice ormai priva d'inventiva, intraprendono un viaggio in Africa, con l'amico George Tunner che va in cerca di avventure, mentre essi sperano che un qualche cosa li aiuti a uscire dalla loro crisi coniugale. Sono sposati da dieci anni e si vogliono ancora bene, nonostante un raffreddamento nei rapporti, che li ha indotti a dormire in camere separate. Alloggiati con Tunner nell'entroterra di Tangeri, in un albergo che la guerra ha ridotto al degrado, Port e Kit finiscono con concedersi entrambi un diversivo extra coniugale. A lui va male: rischia infatti il linciaggio da parte dei "protettori" di una prostituta indigena, che lo ha soddisfatto tentando di derubarlo; lei per poco non viene sorpresa dal marito mentre dorme con Tunner. A questo punto tentano di riannodare i loro rapporti e ridestare la passione, durante una passeggiata fra scoscendimenti sassosi. Decidono infine di separarsi da Tunner e si addentrano insieme nel deserto del Sahara, adattandosi ai costumi delle carovane, fra crescenti difficoltà e disagi. Port si ammala di tifo, e Kit cerca disperatamente un medico, un ospedale, qualcuno che l'aiuti, mentre il marito attende in preda al delirio. Trovano finalmente precario rifugio in uno squallido forte semiabbandonato della Legione straniera, sprovvisto di un minimo d'igiene e di assistenza sanitaria. Qui Port muore, nonostante gli sforzi della moglie, che lo assiste con dedizione. Priva di mezzi, Kit si unisce a una carovana di Tuareg in marcia nel deserto, ed è ben presto preda del giovane beduino Belgassim, che la costringe a vestirsi da ragazzo arabo e la impone al suo contrariatissimo harem. Lasciata libera da Belgassim e scoperta come donna, Kit viene brutalmente aggredita dai Tuareg. Riprende i sensi quasi inebetita in un ospedale di Tangeri e viene ricondotta all'albergo da un'assistente sociale americana. Qui rifiuta di rivedere Tunner, che l'ha sempre cercata, e vaga come un'automa fra i tavoli del bar, frequentato mesi prima insieme al marito, mentre dal suo tavolo d'angolo, immobile ed enigmatico come allora, un vecchio saggio recita con voce monotona le proprie amare considerazioni sulla vita.

Piccolo Buddha (1993)

Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura: Rudy Wurlitzer, Mark Peploe
Fotografia: Vittorio Storaro
Musiche: Ryûichi Sakamoto
Montaggio: Pietro Scalia
Scenografia: James Acheson Costumi: James Acheson
Effetti: Val Wardlaw, Richard Conway, The Computer Film Company
Attori: Jo Champa, Bridget Fonda, Keanu Reeves,, Chris Isaak, 
 

La trama

Jesse Konrad è un bambino che vive a Seattle con il padre, ingegnere, Dean e la madre, insegnante, Lisa. Un giorno la famiglia trova sulla porta di casa una delegazione di monaci buddisti del lontano regno del Bhutan. I monaci, guidati dal Lama Norbu con il suo assistente Champa, credono che Jesse sia la reincarnazione di uno dei loro più rispettati lama e vorrebbero portare Jesse in Bhutan a studiare le pratiche buddiste. Increduli, ma curiosi, i Konrad accolgono i monaci e permettono loro di passare del tempo con Jesse. Dean, intanto, viene travolto da una crisi professionale e personale e decide di accettare la proposta dei monaci e accompagnare Jesse in Bhutan, superando le obiezioni di Lisa. Guidato da Lama Norbu, Jesse scopre il Bhutan, un mondo completamente diverso dal suo, vivendo alcuni giorni in monasteri dove vengono ancora seguite regole di vita antiche e tradizionali. Tra il bambino e il vecchio lama si instaura un legame profondo. Il lama si trova così a raccontare a Jesse la storia, avvolta nel mito, del principe Siddhartha, vissuto duemilacinquecento anni fa, e destinato a diventare, dopo una straordinaria vicenda umana, la personificazione storica del Buddha.

Io ballo da sola (1996)

Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Susan Minot
Fotografia: Darius Khondji Musiche: Richard Hartley
Montaggio: Pietro Scalia
Scenografia: Gianni Silvestri
Costumi: Louise Stjernsward
Attori: Liv Tyler, Sinéad Cusack, Donal McCann, Jeremy Irons,  Stefania Sandrelli
 

La trama

Durante un'estate, la diciannovenne americana Lucy Harmon arriva d'Oltre Oceano dai coniugi Ian e Diana Grayson che vivono in un vecchio casale ristrutturato nella zona a vigneto del Chianti, non lontano da Siena. Ian è scultore e Diana (sua seconda moglie) ha in casa Christopher e Miranda Fox, figli di primo letto, e la piccola Daisy, figlia sua e di Ian. I Grayson da anni ospitano nella rustica dimora amici e artisti di vari Paesi: l'anziano Monsieur Guillaume (stravagante mercante d'arte); Richard Reed (avvocato statunitense); l'autore teatrale Alex Parrish, malato di cancro; Noemi, titolare di una rubrica giornalistica femminile. Lucy, che è una splendida, luminosa e ancora integra ragazza (ha avuto solo il suo primo bacio anni prima da Niccolò Donati, rampollo di una nobile famiglia dei dintorni), è tornata nel senese per tentare di scoprire qualcosa di concreto sulla madre Sarah, eccellente poetessa suicidatasi a suo tempo e sul mistero che nasconde un padre a lei ignoto. Le giornate trascorrono quietamente Lucy è ammirata da tutti per la sua radiosa e fresca bellezza; ritrova Christopher, Niccolò e suo fratello Osvaldo, ormai giovanotti e posa per gli schizzi ed una testa, che Ian scolpisce su legno, scrivendo rapide impressioni nel proprio diario. Ma le preferenze della giovane, semplice e spontanea, vanno tutte all'ammalato Alex, cui manca ormai ogni speranza di vita e che successivamente un'ambulanza porta in ospedale. Lucy, verso la fine del soggiorno, scopre finalmente il suo genitore nella persona di Ian, che intanto ha portato a termine la scultura. Prima di partire, Lucy è posseduta tra ulivi e vigneti da Osvaldo: ora è diventata donna, ha trovato nella carnalità la propria identificazione e può lasciare la dolce terra senese e quella piccola comunità di amici intellettuali, sentendosi più matura e responsabile nella vita che l'attende.

The Dreamers - I sognatori (2003)

Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Gilbert Adair
Sceneggiatura: Gilbert Adair
Fotografia: Fabio Cianchetti
Montaggio: Jacopo Quadri
Scenografia: Jean Rabasse
Costumi: Louise Stjernsward
Effetti: Grégoire Delage
Attori: Louis Garrel, Eva Green, Michael Pitt, Robin Renucci, Anna Chancellor, Florian Cadiou, Anna Karina, Jean-Pierre Kalfon, Jean-Pierre Léaud
 

La trama

Durante un'estate, la diciannovenne americana Lucy Harmon arriva d'Oltre Oceano dai coniugi Ian e Diana Grayson che vivono in un vecchio casale ristrutturato nella zona a vigneto del Chianti, non lontano da Siena. Ian è scultore e Diana (sua seconda moglie) ha in casa Christopher e Miranda Fox, figli di primo letto, e la piccola Daisy, figlia sua e di Ian. I Grayson da anni ospitano nella rustica dimora amici e artisti di vari Paesi: l'anziano Monsieur Guillaume (stravagante mercante d'arte); Richard Reed (avvocato statunitense); l'autore teatrale Alex Parrish, malato di cancro; Noemi, titolare di una rubrica giornalistica femminile. Lucy, che è una splendida, luminosa e ancora integra ragazza (ha avuto solo il suo primo bacio anni prima da Niccolò Donati, rampollo di una nobile famiglia dei dintorni), è tornata nel senese per tentare di scoprire qualcosa di concreto sulla madre Sarah, eccellente poetessa suicidatasi a suo tempo e sul mistero che nasconde un padre a lei ignoto. Le giornate trascorrono quietamente Lucy è ammirata da tutti per la sua radiosa e fresca bellezza; ritrova Christopher, Niccolò e suo fratello Osvaldo, ormai giovanotti e posa per gli schizzi ed una testa, che Ian scolpisce su legno, scrivendo rapide impressioni nel proprio diario. Ma le preferenze della giovane, semplice e spontanea, vanno tutte all'ammalato Alex, cui manca ormai ogni speranza di vita e che successivamente un'ambulanza porta in ospedale. Lucy, verso la fine del soggiorno, scopre finalmente il suo genitore nella persona di Ian, che intanto ha portato a termine la scultura. Prima di partire, Lucy è posseduta tra ulivi e vigneti da Osvaldo: ora è diventata donna, ha trovato nella carnalità la propria identificazione e può lasciare la dolce terra senese e quella piccola comunità di amici intellettuali, sentendosi più matura e responsabile nella vita che l'attende.

Spettacolo: Per te