Una Pallottola Spuntata, Liam Neeson nel sequel-reboot tra gag e risate. la Recensione
CinemaDal 30 luglio al cinema in Italia, torna l’universo assurdo di Frank Drebin, oggi figlio, con il volto impassibile di Liam Neeson e la verve ironica di Pamela Anderson. Tra inseguimenti nonsense, travestimenti scolastici, battute scorrette, camei cult e irresistibili derive metacinematografiche, Akiva Schaffer alla regia e Seth MacFarlane alla produzione riscrivono la grammatica della commedia demenziale. Ridere, oggi più che mai, è un atto di resistenza
Torna al cinema una delle saghe comiche più amate e assurde degli anni ’80 e ’90. Una Pallottola Spuntata (The Naked Gun), oggi in versione reboot, arriva in sala sotto la regia di Akiva Schaffer (The Lonely Island), con la produzione di Seth MacFarlane e con Liam Neeson nei panni del nuovo — e improbabile — tenente Frank Drebin Jr. Il risultato? Una commedia folle, scorrettissima, satura di gag fisiche, nonsense, cameo metacinematografici e trovate ai limiti del delirio. Un film che non chiede approvazione: solo una risata liberatoria.
La produzione ha attraversato anni di tentativi e riscritture. Solo con l’arrivo del duo MacFarlane–Schaffer il progetto ha trovato una vera identità. L’obiettivo era chiaro: aggiornare l’anarchia slapstick dei fratelli Zucker all’era dello scroll compulsivo e dei video da 30 secondi. Così nasce un reboot che non teme l’assurdo e che trasforma ogni scena in un mini sketch virale.
Liam Neeson si reinventa con autoironia
Liam Neeson è Frank Drebin Jr., figlio del mitico tenente. La sua serietà da film d’azione viene qui ribaltata in comicità involontaria. Una battuta racchiude tutto: "Se uccidi un uomo per vendetta, non torni indietro. Resterà con te per sempre. Una voce dentro ti dirà continuamente: bravo! Rifallo!". E ovviamente non manca l’autocitazione iconica: “Io vi troverò”, dice. Ma poi sbaglia stanza, con la solennità tragica di chi pensa ancora di essere in Schindler’s List... mentre ha già il look da collegiale sexy sfoggiato da Britney Spears nel videoclip Baby One More Time.
Quando il capo lo rimprovera perché i rapinatori pestati lo hanno denunciato, Drebin risponde: “E da quando i poliziotti seguono la legge?”. È questo il livello: demenziale, irriverente, catartico.
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Pamela Anderson e Liam Neeson si sarebbero fidanzati
Pamela Anderson, invece, è una rinascita.
Dopo l'ottima performance drammatica in The Last Showgirl di Gia Coppola, qui Pamela Anderson gioca con la propria immagine come una dark lady dal cuore punk. Quando Neeson le dice “prenda una sedia”, lei la prende. E se ne va. È la sua vendetta gentile contro decenni di riduzione mediatica. Ed è esilarante.
Ma non solo: è calibrata, lucida, registicamente consapevole del proprio corpo e del tempo in cui si muove. Pamela non fa semplicemente la parodia di se stessa: la scavalca. Le sue battute sembrano scolpite in un copione noir riscritto da Tina Fey, i suoi sguardi sfondano la farsa e diventano dichiarazioni di libertà. Anderson si scrolla di dosso ogni etichetta da bagnina e si reinventa dark lady burlesca, tra il basco mitico di Lauren Bacall e l’abito aderente di Jessica Rabbit. Una figura nuova, ironica e potente. E, forse, la più memorabile del film.
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Una pallottola spuntata, Pamela Anderson e Liam Neeson a Berlino
Satira politica? No grazie. Oggi si deride il cinema stesso
Nel film originale, Leslie Nielsen travestito da arabo prendeva a pugni Gheddafi, Arafat, Gorbaciov. Oggi, in un mondo più esplosivo, quella scena sarebbe impensabile. E infatti Una Pallottola Spuntata 2025 evita qualsiasi satira geopolitica. Ma non è un film timido: è solo cambiato il bersaglio. Qui si ride del linguaggio cinematografico, del cliché, della cultura pop cannibalizzata.
Akiva Schaffer gira con l’energia di un videoclip: tagli veloci, gag continue, ritmo da sketch TikTok. L’umorismo è feroce, marchiato Seth MacFarlane. A volte sembra di vedere uno scontro in carne e ossa tra Peter Griffin e il pollo gigante di Family Guy: le scene di lotta diventano slapstick iperbolico, con colpi assurdi, schianti, e uno humor fisico che sfida il buon senso.
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Una pallottola spuntata, trailer del film con Liam Neeson
Parodia pura: tra ombre sbagliate, Dave Bautista e mutandine con fragoline
L’eco della grande parodia anni 2000 è forte. Austin Powers viene omaggiato esplicitamente con una variazione sulla celebre “camping scene”, in cui le ombre suggeriscono cose oscene che non stanno accadendo — o forse sì. È un’ode alla comicità visuale pura.
In pieno spirito metacinematografico, spunta anche Dave Bautista che interpreta… Dave Bautista. Una gag che gioca con la sua immagine e con la stanchezza dell’action contemporaneo. Il confine tra parodia e realtà si fa sottile — anzi, viene abbattuto.
Il film è pieno di gioielli per fan attenti: Weird Al Yankovic condannato a suonare per sempre in un bunker per miliardari; Priscilla Presley in un breve ma emozionante cameo; la mitica “topa impagliata” della saga originale che ricompare tra gli oggetti di scena. E ancora la youtuber Liza Koshy, Busta Rhymes nei panni di un rapinatore di banche, e — ciliegina — una gag feroce su Nordberg/O.J. Simpson: suo figlio guarda un memoriale del padre e scuote la testa. Basta una smorfia per liquidare anni di imbarazzo collettivo.
Frank Drebin Jr. travestito da studentessa con cardigan e mutandine con le fragoline per sventare una rapina è forse la scena più estrema. Ma la vetta arriva alla fine.
Il finale rompe letteralmente la quarta parete: lo schermo si sfalda, i personaggi guardano il pubblico,. È pura anarchia meta-cinematografica.
E anche nei titoli di coda le gag continuano. A un certo punto, tra le scritte, compare una tavola ottometrica, con le lettere sempre più piccole, che sfida lo spettatore a decifrare. Come a dire: il film è finito, ma se stai ancora leggendo, forse sei parte della follia.
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Una pallottola spuntata, Liam Neeson ha dato buone notizie sul remake
Una risata e via, col gin nel serbatoio
Una Pallottola Spuntata 2025 è troppo. Troppo volgare, troppo assurdo, troppo sfacciato. Ma anche troppo raro. In un’epoca in cui la commedia al cinema sembra addomesticata, questa pellicola irrompe come un ubriaco a un matrimonio reale. Non chiede scusa, non cerca morale: spara gag a raffica e traveste Liam Neeson da studentessa, tutto con la serietà di chi sta salvando il mondo. E forse lo sta facendo davvero.
È un film che fa ridere anche quando non dovrebbe, e forse proprio per questo funziona. Non vuole piacere a tutti, vuole far crollare il muro dell’assurdo a colpi di slapstick e nonsense metacinematografico.
E come ha detto Neeson alla première: “Siamo tutti fottuti. Abbiamo bisogno di ridere.”
Riderete. Anche se non volete. Anche se — per un attimo — vi sembrerà scorretto, infantile, fuori tempo. Ma riderete.
E se questo film fosse un cocktail? Sarebbe un gin fizz preparato da un barman bendato, con dentro un’oliva, una mentina e una scorza di nonsense. Servito con l’ombrellino di Austin Powers e l’effetto collaterale di Scary Movie. Disorienta, diverte, lascia in bocca un gusto di parodia e limone andato. Ma ti tira su. Sempre.