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The Substance, Demi Moore e Margaret Qualley in un geniale horror. La recensione del film

Cinema

Paolo Nizza

Premiato per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes, arriva al cinema, distribuito da "I Wonder PIctures" un’eccezionale, estrema e perturbante pellicola, diretta dalla talentuosa regista  Coralie Fargeat, sull’ossessione nei confronti della giovinezza e della bellezza

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The Substance, ovvero, la diva che visse due volte, è un horror composto della sostanza di cui sono fatti i sogni quando si trasfigurano in incubi. Perché la giovinezza fugge, tuttavia. E il successo è eterno finché dura, ma non durai mai molto. E alla fine verrà la morte e avrà i tuoi occhi, sfigurati dall’ennesimo intervento di blefaroplastica. Nelle sale cinematografiche a partire da mercoledì 30 ottobre, il lungometraggio diretto da Coralie Fargeat (già autrice dell'ottimo Revenge), è lo specchio magico che riflette la nostra perpetua paura di invecchiare. Una triste parata lungo il viale del tramonto delle nostre sicurezze. La nostra mania per il controllo è divorata dalle fiamme del tempo che, ineluttabile, scorre. E la nostra stella, immortalata sulla Walk of Fame, si spegne come la candela citata in Macbeth. Si sa, se osserviamo il cielo in realtà vediamo il passato. Sulla Terra arriva la luce di astri morti anche da migliaia di anni, ma noi non siamo corpi celesti. E quel tributo scolpito sulla Hollywood Boulevard si trasfigura rapidamente nella passeggiata della vergogna di non essere quelli di una volta. Tra una ruga e una smagliatura. Sic transit gloria mundi.  Ma la forza rivoluzionaria del film è quella di liberarci da questa prigione di botox e acido ialuronico, dall’obbligo della taglia 42, "burka dell’occidente" secondo la scrittrice marocchina Fatima Mernissi. Un bagno di sangue e satira per depurarci dall’ossessione della perfezione. Ma senza la straordinaria performance di Demi Moore e Margaret Qualley, la cura non avrebbe funzionato. Entrambe meriterebbero una candidatura all’ Oscar. Notevole pure l’interpretazione di Dennis Quaid, un Harvey Weinstein in completo damascato e stivali a punta.

The Substance, la trama del film

Ambientato a Los Angeles, ma girato in Francia, tra Parigi e la Costa azzurra, The Substance inizia con l’immagine di due fried egg. È dai tempi del celebre romanzo breve vergato da Bulgakov che possono risultate fatali e, come insegna Bergman, se si osserva controluce l’uovo del serpente, si vede il mostro che nascerà. Il mondo non sorride più a Elisabeth Sparkle: da “sei la mia favorita” a “come si chiamava quell’attrice che da giovane aveva vinto un Oscar?”, il passo è breve, soprattutto se vivi a Hollywood. E la vita non risplende più come prima, manco se sei in onda con un programma che si intitola “Sparkle your life”, Non bastano lezioni di aerobica, scaldamuscoli, attillati body in poliestere. Passo, dopo passo, calcio dopo calcio, esercizio dopo esercizio, invece di avvicinarti felice e soddisfatta alla prova costume, precipiti verso l’abisso. La fine dei giochi arriva al compimento del cinquantesimo anno di età. La televisione non è un ente benefico. E scoprire, in un bagno modello Overlook Hotel, che hanno intenzione di sostituirti con una ventenne è inappellabile sentenza di morte. Ti senti come una mosca che annega in un bicchiere di vino rosé ghiacciato. Ma come nelle favole nere esiste una soluzione. Si chiama The Substance, un prodotto rivoluzionario che ti cambia la vita. Una sola iniezione sblocca il tuo DNA. Avviando una nuova divisione cellulare, che rilascerà una nuova versione di te, più bella, più giovane. C’è solo una norma da seguire rigorosamente: vi dovete dividere il tempo. Una settimana spetta alla vecchia versione di te, quella dopo spetta alla nuova. Un bilanciamento perfetto di sette giorni a testa. La sola cosa da non dimenticare è che sei sempre la stessa persona, non puoi fuggire da te. Ma come scriveva Rimbaud, "l’io è un altro", e gli esseri umani non sono inclini a condividere il successo e la felicità.

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Glutei marmorei, seni perfetti, sorrisi smaglianti, gambe tornite, pance piatte. The Substance è una pagana epifania di corpi modellati dall’immaginario televisivo. Uno show infinito di beltà e voluttà. Ma l’eterna giovinezza costa parecchio. Basta chiedere a Dorian Gray. Con perizia certosina, copiose dosi di humour nerissimo, la regista corrode con un’ironia al vetriolo gli stereotipi della società dello spettacolo. L’horror torna ad avere una valenza politica. E l’infinita ridda di citazioni cinematografiche non risulta un corrivo e compiaciuto esercizio di stile, ma l’additivo capace di trasformare una storia semplice in uno dei film più potenti ed eversivi degli ultimi 10 anni. Sulle note di Nightmare and Dawn, tratta da Vertigo di Alfred Hitchcock, alternata all ’incipit di Cosi parlo Zarathustra di Richard Strauss, usata da Kubrick per 2001. Oissea nello spazio, l’opera centrifuga Shining, Carrie, La mosca, Elephant Man, Society, Eva contro Eva, La morte ti fa bella. Senza perdersi in futili spiegoni, il lungometraggio è un pasto nudo divorato al ritmo di Pump it up. In un delirante e sulfureo crescendo rossiniano di sangue, ulcere, ossa, cartilagini, bulbi oculari, intestini, denti, ghiandole mammarie, arti, labbra, teste, il mostro è in tavola. Bye bye alle belle ragazze che dovrebbero sempre sorridere. A star is dead. La stella è esplosa. Ci resta la luce morta di costellazioni ormai perdute, tra applausi e palmizi. Game Over. Ma il virus di The Substance ci ha già contagiato. E questo film non lo dimenticheremo mai più.

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