Diva Futura, tra porno e libertà il film su Schicchi in gara a Venezia 2024. La recensione
CinemaPietro Castellitto interpreta il regista, fotografo e imprenditore italiano che con la sua agenzia ha reso popolare in Italia il termine Pornostar. Un viaggio tra luci e ombre alla scoperta di un fenomeno sociale e mediatico. Nel cast Denise Capezza, Lidija Kordic e Tesa Litvan: rispettivamente nei ruoli Moana Pozzi, Ilona Staller ed Eva Henger. La pellicola è tratta dal romanzo "Non dite alla mamma che faccio la segretaria" scritto da Debora Attanasio (interpretata nel film da Barbara Ronchi)
Porno subito. Diva futura ci trasporta senza preliminari nel mondo amorale, ma non immorale, di Riccardo Schicchi. Il film italiano in concorso alla 81.ma mostra del Cinema di Venezia (LA DIRETTA) inizia infatti nel 1994 con il funerale di Tinta. Tuttavia, l’estremo saluto non è destinato a un essere umano, ma a un serpente. Trattasi di un rettile assai caro al proprietario dell’agenzia di casting e produzione specializzata in pornografia e alle sue stelle, defunto a causa di un topolino che da vittima si è trasformato in carnefice. Insomma, la pellicola non cincischia e ci illustra infanzia, vocazione ed esperienze di un visionario, contemporaneamente ingenuo e scaltro. Un imprenditore che sognava di sovvertire la fruizione dell’erotismo in una Nazione strangolata dai tabù, dai sensi di colpa e dalla censura. Tra spettacoli, show, VHS, e linee erotiche nel corso del tempo, quella rivoluzione si rivelò un’illusione e facilitò il diffondersi di un’immagine deformata e sbagliata della sessualità e della polarità femminile. E la violenza e la mercificazione del corpo presero il sopravvento.
DIva Futura, avanti e indietro nel tempo
Non è un racconto lineare quello di Diva Futura. Si girovaga avanti e indietro nel tempo. Una rappresentazione anarchica e confusa, che ben riflette la vita, la carriera e gli amori di Schicchi e quelle delle sue dive. Nel libro Considera l’aragosta David Foster Wallace inviato agli Adult Video News Awards (gli Oscar dell’hard) di Las Vegas ci offre una geniale intuizione. Se una serata sei in compagnia di un gruppo di avvocati non ti aspetti che all’improvviso si mettano a declamare un’arringa. Invece quando sei circondato da pornostar ti aspetti che, come minimo, inizino a spogliarsi con voluttà. E Diva Futura parte proprio da questo stereotipo. D’altronde il lungometraggio è tratto da “Non dite alla mamma che faccio la segretaria – Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell’hard", attualmente in ristampa con l’editore Sonzogno. L’autrice è Debora Attanasio che sperava in una carriera da giornalista e si è ritrovata per nove anni nel ruolo di assistente di Schicchi. Sicché l’opera è un invito a dimenticare corrivi cliché sul mondo a luci rosse. Non è come lo immagina la maggior parte delle persone. Lo conferma anche le parole della regista del film Giulia Louise Steigerwalt: "Quando mi sono avvicinata per la prima volta a questa storia ho trovato tutto tranne quello che mi sarei aspettata dal mondo del porno. Le vicende personali dei protagonisti, la loro filosofia di vita e l’incredibile parabola che hanno vissuto, hanno ribaltato il mio punto di vista. Immagino sia dovuto al fatto che ciò che il porno è diventato successivamente è l’opposto di quello che questi personaggi sognavano di creare quando hanno iniziato la loro rivoluzione”.
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Da Pietro Castellitto a Denise Capizza, il cast ideale
In un biopic, la scelta del cast è importante più del paracadute quando ti lanci da un aereo. Se poi si tratta di personaggi assai famosi, il rischio della caricatura aumenta in maniera esponenziale. Perché “L’effetto bagaglino” al cinema è più pernicioso della panna nella pasta alla carbonara. Ma Diva Futura non corre questo rischio. Pietro Castellitto, già nei titoli precedenti in special modo nell’ingiustamente sottovalutato Enea, ha dimostrato ancora una volta di essere uno degli attori più versatili della sua generazione. Azzeccatissima anche la scelta di Barbara Ronchi (per una volta non in una parte drammatica) nel ruolo di Debora. Denise Capizza restituisce tutto il mistero e la carica erotica di Moana Pozzi (assai suggestiva la scena in cui danza mentre sullo sfondo viene proiettata una sequenza di La strada Scarlatta di Fritz Lang. Altrettanto convincenti le performance di Lidija Kordic nei panni di Ilona “Cicciolina” Staller, Tesa Litvan in quelli di Éva Henger. Tra scandali, arresti, cause, matrimoni, divorzi, figli contesi, conigli, gatti, elezioni, partiti dell’amore, un colorato biopic deliziosamente pop che però non rinuncia a denunciare l’ipocrisia imperante in Italia quando si parla di sesso e desiderio. E la lezione da imparare a memoria, perché non devono essere le parole pronunciate dagli altri a definirsi. Purtroppo, a volte siamo ancora il Paese che stravede per le donne disinibite, basta che non siano le mogli o le mamme.