Challengers, Luca Guadagnino, Zendaya, Josh O'Connor e Mike Faist raccontano il film

Cinema
Denise Negri

Denise Negri

Arriva in sala il 24 aprile la nuova pellicola del regista italiano, tra le più attese della stagione cinematografica. Una storia di passione, ambizione e desiderio. Tre giocatori di tennis che si "sfidano" fuori e dentro al campo. Prodotta e interpretata da Zendaya, nel cast anche Josh O'Connor e Mike Faist. L'anteprima italiana si è svolta a Roma

Talento, fatica, sacrificio. Amore e desiderio.

Luca Guadagnino racconta tutto questo in Challengers, in sala dal 24 aprile con protagonista, e produttrice Zendaya. (FOTOGALLERY)

Tashi è un ex prodigio del tennis diventata ora allenatrice del marito Art (Mike Faist), fuoriclasse in crisi di identità, Patrick (Josh O'Connor) è l'ex fidanzato, tutto estro e improvvisazione ormai verso la fine di una carriera mai esplosa.

In un triangolo di passione in cui ciò che desideriamo non sempre coincide con ciò che ci fa star bene, tutti avranno modo di capire sulla propria pelle quale sia il prezzo da pagare per la propria ambizione. Ecco che cosa ci hanno raccontato il regista e i protagonisti.

 

LUCA GUADAGNINO

 

Luca, mi sembra che oltre al desiderio, l’amore e la passione, il vero cuore del film sia l’ambizione.

Challengers già nel titolo porta in sé l’idea della sfida che può essere con gli altri ma anche con se stessi. Potremmo tradurre il titolo con “Coloro che si sfidano” e io trovo non ci sia nulla di più potente della sfida con te stesso e con le tue ambizioni.

Quale è il prezzo che paghi per le tue ambizioni? In che modo riesci a coltivarle e a ottenerle? Quanto sei realista o auto illudente? Queste sono tutte domande che a mio avviso sono molto interessanti rispetto a come uno può pensare alla propria vita, alla realtà o alla sua rappresentazione. Per questo hai colto perfettamente nel segno. L’ambizione però credo che spesso arrivi anche con una dose molto potente di repressione: per poter ottenere quello che tu credi di volere, potresti decidere di compiere delle azioni che soffocano una parte di te o di qualcun altro.

L’ambizione a volte arriva anche con l’opportunismo, con l’uso degli altri.

L’ambizione può anche essere il voler di nuovo tornare a quell’intensità emotiva che avevi perduto. Il film quindi spero che attraversi tutte queste forme di rappresentazione o trasmissione dell’emozione dell’ambizione che può essere proprio una parola che include tutto il resto, come il desiderio, l’erotismo, la competitività.

 

Tashi, il personaggio interpretato da Zendaya, si mostra subito come una donna libera, forte e determinata. Tuttavia, mi sembra che sia quasi “prigioniera” di se stessa e appunto, della propria ambizione.

Credo che Tashi crei i due uomini ma venga anche creata da loro. Nella sua smania di controllo su se stessa e sugli altri, nella scena finale della partita (attorno alla quale ruota tutto il film) credo che Tashi si renda conto di aver perso il senso delle cose nel suo essere così iper-performativa. Il film in qualche modo è la ristrutturazione di un senso di sé che lei cerca e che forse troverà appunto nel finale, che in qualche modo la riconcilia con il momento aurorale nel quale aveva trovato questi due uomini che lei ha creato e che l’hanno creata.

 

I personaggi di Art e Patrick sono innamorati di Tashi, ma di un amore l’uno diverso dall’altro. Come li descriveresti?

Penso che Patrick (Josh O’Connor), in Tashi, voglia trovare una pari di grado e qualcuno che in teoria possa spiazzare il mondo con la propria “nonchalance” ma siccome sono entrambi due potenze vere hanno due caratteri duri e difficili, alla fine non possano che attrarsi e respingersi continuamente. Art (Mike Faist) invece cerca qualcuno che lo domini probabilmente perché vive una forma di terrore del se e della propria realtà.

 

Com’è stato lavorare con questi tre attori?

È sempre molto bello lavorare con attori che hanno l’entusiasmo della giovinezza e del fare. Abbiamo passato molto tempo insieme perché ci siamo ritrovati a Boston dove abbiamo girato il film, molti mesi prima dell’inizio delle riprese perché dovevamo tutti prepararci molto. Gli attori hanno dovuto fare tanta preparazione atletica, tanta preparazione sul tennis e abbiamo fatto anche tante prove che è una cosa insolita per me, perché io non provo mai, ed è stato molto interessante perché siamo riusciti a creare un'unione tra di loro e tra di noi in modo tale che quando siamo arrivati davanti alla macchina da presa non c’era più nessuna forma di controllo di se ma anzi una gioia di darsi.

 

Sei sempre molto bravo nel raccontare il desiderio umano. In questo film che volto ha?

In questo film il desiderio è la pallina che va da tutte le parti ma che però può anche arrivarti in faccia.

ZENDAYA

 

“La sfida (nell'interpretare il mio personaggio) è stata quella di non renderla solo fredda e senza sfumature, insomma non volevo che fosse sempre percepita come "il cattivo" nel film. Mi piaceva anche che provasse a scusarsi per essere a tratti quasi crudele, anche se tutti e tre sono crudeli l'uno con l'altro. Ecco la sfida era renderla complessa, sia con Luca (Guadagnino) che con Justin (Kuritzkes, lo sceneggiatore) abbiamo discusso sul come far emergere le sue fragilità e la sua umanità e sul come mostrare il suo tumulto interiore e il caos che ha dentro. Tashi ad un certo punto cerca di rimettere tutto insieme perché sente che la sua vita sta andando in frantumi. Vuole anche ovviamente controllare tutto e per tutto intendo anche e soprattutto Art e Patrick!”

 

“Il personaggio di Art ha bisogno di qualcuno che gli dica cosa fare e come farlo e lei, in lui, vede la possibilità di “forgiarlo” e di renderlo un giocatore migliore ma anche di poter condividere la propria abilità con qualcun altro. Da qui parte la loro relazione, dall’esigenza che lei ha di plasmarlo. Questo naturalmente non è un aspetto positivo quando di mezzo c’è anche un matrimonio! Mentre con il personaggio di Patrick sente che si possono sfidare allo stesso livello e sa che possono scontrarsi e lottare perché hanno un carattere molto più simile. Insomma, credo che l’equilibrio migliore in verità lo raggiungano quando interagiscono tutti insieme”.

 

MIKE FAIST

 

“Credo che sia il mio personaggio che quello di Josh siano sicuramente innamorati di Tashi ma più che altro dell’idea che hanno di lei, di come l’hanno idealizzata.

La sua naturale abilità nel gioco del tennis, come è in campo, questo li ha subito affascinati. Lei sembra nata per fare questo e sembra che lo faccia senza alcuno sforzo. È un po' come noi, nella vita vera, quando guardiamo magari il nostro attore preferito e ci chiediamo come faccia a recitare così bene e ci viene da dire: “Caspita lo amo!”. Infatti, per ritornare al film, credo che entrambi cerchino di diventare come lei, per vie diverse”.

 

JOSH O’CONNOR

 

“Io credo anche che entrambi amino la competizione dell’essere innamorati della stessa persona e dello “sfidarsi” in questo.

All’inizio la rivalità tra di loro è piena di gioia, è quasi un gioco come quando si è bambini, quasi te li immagini vincere e scambiarsi i trofei e le vittorie tra di loro.

Poi invece arriva Tashi che entrambi conoscono nello stesso momento della propria vita, ed è il momento in cui devono prendere delle decisioni riguardo al tennis e allo studio, al college e a molte cose. Tashi, come diceva giustamente Mike, rappresenta la forma più pura e perfetta di ciò che loro vorrebbero diventare. Questo per loro è amore.”

 

 

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