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Un colpo di fortuna - Coup de Chance, la recensione del film in prima tv su Sky

Cinema

Paolo Nizza

Ancora una volta, il grande regista americano Woody Allen ci ricorda quanto siano la fortuna e il caso a determinare le nostre vite. Girato nella capitale francese, ll lungometraggio arriva in prima tv mercoledì 27 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand

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E' dai tempi di quel capolavoro che è Match Point che Woody Allen ci insegna quanto l’universo sia indifferente rispetto ai nostri destini. In quanto sventurati esseri umani ci tocca accettare i colpi dell’oltraggiosa fortuna, parimenti al principe Amleto, e sperare che vada tutto bene, E in Coup de Chance, film presentato fuori concorso all’80esima Mostra del Cinema di Venezia, il geniale cineasta americano ribadisce il concetto con il suo consueto stile e l’inarrivabile ironia. E dopo il gioiellino Midnight in Paris, Allen torna nella Ville Lumiere con una deliziosa e perfida commedia dalle venature thriller interamente girata in lingua francese.  Un colpo di fortuna - Coup de Chance, arriva in prima tv mercoledì 27 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand. 

Coup de Chance, la trama del film

Il Cinquantesimo film di Woody Allen si apre con gli usuali ed eleganti titoli di testa bianchi su fondo nero, autentico marchio di Fabbrica del regista di Manhattan e Io e Annie. Jean (Melvil Poupaud) e Fanny (Lou de Laâge) sono una coppia sposata, assai benestante e in apparenza perfetta. Il marito è un risoluto uomo d’affari, convinto che non si è mai abbastanza sexy e ricchi. La moglie, reduce da un matrimonio fallimentare con un musicista tossico, ha trovato in quel manager di successo risoluto e volitivo la sicurezza e la stabilità. Riposti nell’armadio il sogno, le proprie tendenze artistiche e la propria indole ribelle, la donna lavora in una lussuosa casa d’aste. Tuttavia, l’incontro fortunato con un ex compagno di scuola, scrittore e bohemien squattrinato, spariglia le carte. Fanny riscopre passioni adolescenziali che credeva sopite. Forse è stanca di trascorrere i weekend nella faraonica villa di campagna, del futile chiacchiericcio consumato in ristoranti stellati, di bottiglie di Bordeaux dal prezzo proibitivo e soprattutto di essersi trasformata in una moglie trofeo. Solo che Jean non è affatto intenzionato a permettere alla consorte di cambiare vita e soprattutto marito.

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Coupe de Chance, tra fortuna e sospetto

Se al grande Alfred Hitchcock in Il Sospetto, bastava un bicchiere di latte illuminato per turbare lo spettatore a Woody Allen basta un pettegolezzo per generare nel pubblico il dubbio che quel business man, appassionato collezionista di trenini elettrici griffati Marklin sia avvezzo al crimine e persino all’omicidio. D’altronde, si sa che nei film di Allen i personaggi che credono di essere gli unici e sovente artefici del proprio destino, risultano spesso dei patentati farabutti o peggio. Ma la grandezza di Coup de Chance sta nel raccontare questa vicenda con la ricchezza frugale tipica delle più riuscite commedie sofisticate. Un film soave come certi champagne imbottigliati da piccoli produttori. Al primo sorso sono leggeri però alla fine hanno un gusto persistente che non si dimentica.

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Non si sa mai quello che al mondo ci può capitar

Il direttore della fotografia Vittorio Storaro vincitore di tre premi Oscar torna per la quinta volta a lavorare con Allen. E al solito la luce si trasfigura in una sorta di personaggio del film. In Coup de Chance ogni quartiere, ogni situazione possiede un proprio colore, una propria sfumatura. E questa volta, per rendere omaggio alla cinematografia transalpina degli anni Cinquanta, in special modo all’inarrivabile ascensore per il patibolo di Louis Malle, Woody ha scelto una colonna sonora che rimanda al Jazz di Miles Davis, invece dell’amatissimo genere Dixieland. Una piccola, ma significativa variante, che rende la pellicola ancora più fragrante come una brioche appena sfornata. Insomma un’opera da godere, un po’ come la vita che è sempre breve e imprevedibile. Perché, per citare i Maître à penser Cochi e Renato: “Non si sa mai Quello che al mondo ci può capitar.”

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