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Antonio Albanese, ottimo regista e attore di Cento Domeniche. La recensione del film

Cinema

Paolo Nizza

E' nelle sale il lungometraggio diretto e interpretato dall'artista italiano. Un potente, coraggioso ed emoziante esempio di cinema civile incentrato sulle tante vittime dei crack bancari e impreziosito da un cast eccezionale

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Gli avidi non trovano spazio manco all’inferno. Nella Divina Commedia, Dante centrifuga nel medesimo, disagevole girone gli avari e i prodighi ,  riservandogli  lo stesso, spiacevolissimo contrappasso. Tuttavia, l’avidità è un peccato differente dall’avarizia o dalla tracotante e ostentata prodigalità. Quella fame di soldi, sovente fatti a spese altrui, quella rapacità, magnificamente racconta da Eric von Stroheim in Greed, trova in Cento Domeniche (attualmente al cinema), la sua contemporanea, potentissima trasposizione sullo schermo. La forza, l’originalità del lungometraggio diretto e interpretato da un credibile e dolente Antonio Albanese è di evitare qualsiasi ricatto emotivo o peggio, concessione alla pornografia dei sentimenti. Il regista racconta la tragedia di chi si è fidato e a perduto senza ricorrere alla retorica più corriva o alla lacrima più facile. Persino il male, si palesa nella sua infinita banalità con quelle risposte e che riecheggiano, putroppo nel tempo  e nelle epoche piu diverse, ovvero, la reirerata scusa: “Ho solo ubbidito agli ordini”.

Un potente esempio di cinema civile

Si può tornare in Italia, a produrre cinema di impegno civile, che racconti senza filtri la realtà di tutti i giorni? Realizzare un’opera in grado di coinvolgere ed emozionare lo spettatore, senza spettacolizzare il dramma o. peggio, salire in cattedra e pontificare dalla propria torre d’avorio hi-tech in stabile signorile? Se si guarda Cento Domeniche, la risposta è sì. 

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Antonio Albanese racconta "Cento Domeniche". VIDEO

Le parole di Antonio Albanese

Come racconta lo stesso Albanese il protagonista del film, Antonio Riva è una delle tante vittime dei crack bancari. Storie di ordinaria avidità, che hanno travolto le esistenze di centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori su e giù per la penisola. Quello che Antonio subisce è un tradimento. In quella provincia operosa dove è cresciuto, della banca del paese ci si è sempre fidati. Per tutti la banca è sempre stata il confessionale: conosce vita, morte e miracoli di tutta quella comunità. Ne ha accompagnato la crescita, finanziato il desiderio legittimo di avere una casa propria. Per questo, alla scoperta del raggiro, la prima reazione di Antonio è di incredulità. Poi subentra lo smarrimento e l’angoscia di chi è stato tradito proprio da chi si fidava, la vergogna di non aver intuito quanto stava accadendo”

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Grazie Ragazzi, il cast del film

Dalla marcia nuziale alla marcia funebre

A volte nel rappresentare sullo schermo immani tragedie, less is more (il meno è il meglio) e Cento domeniche gioca in sottrazione. A partire dalle musiche orchestrate da Giovanni Sollima Violoncellista e compositore di fama internazionale e intrerpretate dallo stesso Sollima insieme ai Solisti della Scala e Carlotta Maestrini. Ma la scelta stilistica non mina minimamente l’impatto emotivo della pellicola. Anzi, l’epopea dolente dell’ex tornitore, separato dalla moglie, andato in pensione dopo 43 anni di lavoro e che desidera offrire alla propria unica figlia un matrimonio da favola acquista ancora più potenza. Magari il grande Luciano Bianciardi parlerebbe di vita agra, eppure Antonio è un uomo felice. Lavoricchia in nero, partecipa ai tornei di bocce (ma niente campionati regionali che “poi diventiamo più competitivi e non ci si diverte più”. Si prende cura della madre anziana affetta da demenza senile, incontra biblicamente una donna sposata con cui ha un’appagante intesa sessuale. Solo il sogno di accompagnare la propria figlia in una sontuosa marcia nuziale rischia di trasfigurarsi nell’incubo di una marcia funebre.

 

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Antonio Albanese ospite a "Stories". VIDEO

Il cast perfetto di un film necessario

La forza di Cento Domeniche, oltre all’asciuttezza della messa in scena, e nella scelta accurata e azzeccata del cast. Un’epifania di interpreti straordinari nel recitare vite ordinarie. Misuratissimi e indimenticabili personaggi di questo piccolo, mondo antico (nel senso migliore del termine ) a cui prestano il proprio talento attori del calibro di Elio De Capitani, Bebo Storti, Maurizio Donadoni, Luca Nucera (ottimo anche nella serie Monterossi) e attrici eccezionali  come Sandra Ceccarelli e Giulia Lazzarini che all’età di 89 anni stupisce e incanta. Insomma, girato a Olginate in provincia di Lecco, paese di origine del regista, un film per cui utilizzare l’aggettivo necessario non risulta affatto ridondante. Per evitare, parafrasando una delle battute più pregnanti del film, di finire tutti in fondo a un fondo.