Napoleon, Bonaparte secondo Ridley Scott. La recensione del film con Joaquin Phoenix
CinemaArriva al cinema dal 23 novembre, il biopic incentrato sul politico e generale francese. Tra spettacolari battaglie e ossessioni amorose, un'epopea che racconta la nascita della storia moderna. Con una straordinaria Vanessa Kirby nei panni di Giuseppina
"I geni sono meteore destinate a bruciare per illuminare il loro secolo”. Sono parole pronunciate da Napoleone Bonaparte in occasione del famoso discorso pronunciato a Lione. E Ridley Scott è da sempre affascinato dalle stelle: sia quelle nascenti, sia quelle cadute. Sicché nel trasportare sul grande schermo l’ascesa dell’uomo venuto dal nulla che ha conquistato tutto ("He came from nothing, he conquered everything", come recita lo slogan del film, nelle sale cinematografiche da giovedì 23 novembre, Ça va sans dire , il cineasta britannico adotta la stessa poetica usata per capolavori del calibro come Blade Runner o Alien. L’ottantacinquenne regista riscrive,modifica, altera la storia, come aveva gia fatto in passato con Le crociate o con House of Gucci. D'altronde persino Sergej Michajlovič Ėjzenštejn cambiò le carte in tavola per la La corazzata Potëmkin (che per inciso non è una cagata pazzesca, al netto del giudizio del ragionier Ugo Fantozzi). Con le dovute differenze Scott compie la stessa operazione fatta da Federico Fellini con Il Satyricon di Petronio e con Napoleon firma un" film di fantascienza del passato".
Napoleone obbedisce all'amore
Napoleon fa subito perdere la testa, visto che l’incipit è incentrato sulla decapitazione di Maria Antonietta (Catherine Walker) avvenuta in Place de la Concorde il 16 ottobre del 1793. Poco importa se il giovane Bonaparte fosse davvero presente. Non siamo su History Channel. A Ridley Scott interessa tracciare il percorso di un uomo che da sottotenente di artiglieria verrà proclamato nel 1804 imperatore dei francesi. Ma “l’incomparabile maestro dell'arte della guerra" e "il più grande dei grandi (per citare le parole dello storico Evgenij Tàrle) perde la battaglia combattuta sul campo periglioso della passione. Forse aveva ragione il grande Franco Battiato quando cantava :”Tutto l’universo ubbidisce all’amore”. E il militare che cambio il mondo, davanti a Giuseppina è soltanto un uomo perdutamente innamorato. Un marito che durante la marcia verso Mosca ha pensieri solo per sua moglie. Non per caso le ultime parole pronunciate dall’ex imperatore in esilio sull’isola di Sant’ Elena sono state: "Francia, esercito – capo dell'esercito – Giuseppina" France armée – téte d'armée – Josephine.).
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Napoleon, tra Kubrick e Eisenstein
Si palesa l’ombra di Stanley Kubrick e del suo kolossal mai realizzato su Bonaparte, sul Napoleon griffato Ridley Scott. In fondo già in I duellanti (1977), l’opera prima di Ridley Scott tratta dal racconto il duello di Joseph Conrad, si agitavano gli spettri di Barry Lyndon girato dal regista di Arancia Meccanica nel 1975. Ma come recita una celeberrimo aforisma attribuito a Pablo Picasso bravi artisti copiano, i geni rubano" Ed è nella ricostruzione delle battaglie che si cela la parte migliore del film: Dall’assedio di Tolone ad Austerlitz, dalla compagnia di Russia a Waterloo, il lungometraggio ci riporta all’epica brutale e di Il Gladiatore. La guerra si trasfigura in arte cinematografica con un occhio a pietre miliari quali Ivan Il terribile o Aleksandr Nevskij
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Non ha forse il sole anch'esso le sue macchie?
Parimenti ai grandi quadri ritratti del condottiero dipinti da Jacques-Louis David o Eugène Delacroix Napoleon oscilla quanto un pendolo tra neoclassicismo e romanticismo. E se Joaquin Phoenix gioca di rimessa, intrepido e audace in guerra, goffo e infantile sotto le lenzuola, Vanessa Kirby si dimostra ancora una volta un talento purissimo e cristallino. Non a caso la sua presenza nel film si manifesta persino dopo la dipartita. Ed è proprio nelle scene finali che il film ci offre le emozioni più autentiche. Vengono in mente i versi di Gli Uomini Vuoti di Thomas Stearn Eliott: "E' questo il modo in cui finisce il mondo Non già con uno schianto ma con un lamento". E sullo schermo scorrono i numeri dei caduti durante le battaglie napoleoniche: Tolone (6.000), Marengo ((12:000) Austerlitz (16:550)… Insomma, irrompe la cruda realtà perché per citare un altro celebre motto di Napoleone: "Non ha forse il sole anch'esso le sue macchie? "