Festival di Cannes 2023, il poster ufficiale della 76ª edizione omaggia Catherine Deneuve

Cinema
Photo © Jack Garofalo/Paris Match/Scoop – Graphic design © Hartland Villa

Svelata la locandina della kermesse cinematografica, che si terrà dal 16 al 27 maggio. Immortalata nel 1968 sulla spiaggia di Pampelonne, in Costa Azzurra, per le riprese del film La Chamade di Alain Cavalier, l'attrice francese Catherine Deneuve "gioiosa, audace e romantica" celebra il battito del cuore del cinema mentre "sorride, fiduciosa, al suo futuro"

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Immortalata in bianco e nero il 1º giugno 1968 sulla spiaggia di Pampelonne, vicino a Saint-Tropez, in Costa Azzurra, per le riprese del film La Chamade, adattamento cinematografico diretto da Alain Cavalier dell’omonimo romanzo di Françoise Sagan, Catherine Deneuve interpreta Lucile, “che conduce una vita mondana e superficiale, venata di disinvoltura e di gusto per il lusso. Il suo cuore batte freneticamente, in fretta, con passione. Proprio come il cuore del cinema che il Festival di Cannes celebra ogni anno: il suo battito vivace e corposo può essere sentito ovunque”. Il poster ufficiale della 76ª edizione del Festival di Cannes (LO SPECIALE), che si terrà dal 16 al 27 maggio, sottolinea così che “il cuore della Settima Arte – dei suoi artisti, professionisti, dilettanti – batte come un tamburo, al ritmo dell’urgenza che la sua eterna natura impone”.

UN OMAGGIO ALLA LIBERTÀ DELLO SPIRITO

Il Festival di Cannes omaggia la grande attrice Catherine Deneuve,un’incarnazione del cinema, lontana da ciò che è convenzionale o appropriato. Senza compromesso e sempre in linea con le sue convinzioni, anche se significa andare contro la mentalità dei tempi”. Musa di innumerevoli registi e registe, tra i quali Jacques Demy, Agnès Varda, Luis Buñuel e François Truffaut, Deneuve “è la connessione tra tutti loro”. Come spiegato nella descrizione ufficiale, “per oltre 60 anni, la più grande attrice francese non ha mai smesso di girare, reinventando sé stessa, sperimentando, osando fare film inaspettati o opere prime. Un’icona che non è mai rimasta ferma e ha mantenuto viva la sua arte. Deneuve incarna a suo modo la ricchezza del cinema che il Festival vuole difendere: film d’autore ma anche film popolari di qualità”.

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VITA E CARRIERA DI CATHERINE DENEUVE

Nel 1964 Deneuve ha illuminato Les Parapluies de Cherbourg di Jacques Demy, che ha vinto la Palma d’Oro. Nel 1965 ha recitato in Repulsione di Roman Polanski, che ha vinto l’Orso d’Argento al Festival di Berlino. Dopo L’armata sul sofà di Jean-Paul Rappeneau nel 1966, Josephine di Demy nel 1967 e Bella di giorno di Luis Buñuel nello stesso anno, l’attrice francese ha intrapreso “un percorso di gloria, costellato di capolavori e impegni che modelleranno il ritratto di una star così come quello di una donna di opinioni”. Nel 1971 Deneuve ha infatti firmato il Manifesto delle 343 per chiedere la legalizzazione dell’aborto e nel 2018 un testo collettivo nel quale un centinaio di donne ha rifiutato il nuovo “puritanesimo” emerso dopo il caso Weinstein. Nel 1992 l’attrice ha inoltre recitato in Indocina di Régis Wargnier, l’ultimo film francese vincitore, nel 1993, del Premio Oscar per il Miglior film straniero, e nel 1994 ha ricoperto il ruolo di vicepresidente nella giuria capitanata da Clint Eastwood che ha assegnato la Palma d’Oro a Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Nel 2000 Deneuve ha recitato in Dancer in the Dark  di Lars von Trier, seconda Palma d’Oro della sua carriera, nel 2005 ha ricevuto la Palma d’Oro onoraria, nel 2008 il Premio speciale alla carriera in occasione della 61ª edizione del Festival sotto la presidenza di Sean Penn e nel 2022 il Leone d'Oro alla carriera in occasione della 79ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia. “Gioiosa, audace e romantica, una giovane donna dai lunghi capelli biondi sorride, fiduciosa, al suo futuro. È una certa forma di magia che Catherine Deneuve incarna – pura, incandescente e talvolta trasgressiva” prosegue il comunicato ufficiale. L’immagine dell’attrice ribadisce “il glorioso presente del cinema” e intravede “il suo futuro pieno di promesse”, perché “rappresenta ciò che il cinema non dovrebbe mai smettere di essere: sfuggente, audace, irriverente. Qualcosa di evidente: una necessità”.

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