Cannes 2023, il Festival difende la scelta di aprire con il film di Johnny Depp

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©Getty

Per Thierry Frémaux, delegato generale della manifestazione cinematografica, il coinvolgimento dell'attore nel processo per diffamazione contro Amber Heard non intacca l'inaugurazione con Jeanne Du Barry: "Se a Johnny Depp fosse stato vietato di lavorare sarebbe stato diverso, ma non è così"

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Thierry Frémaux, delegato generale del Festival di Cannes (LO SPECIALE), ha difeso la scelta di aprire la 76ª edizione della manifestazione cinematografica con il dramma in costume Jeanne Du Barry, nel quale la regista Maïwenn Le Besco interpreta la favorita di Re Luigi XV giustiziata nel 1793 durante la Rivoluzione francese e Johnny Depp riveste i panni del sovrano. In un’intervista rilasciata a Variety, Frémaux ha specificato che non si tratta di “una scelta controversa”, perché “se a Johnny Depp fosse stato vietato di lavorare sarebbe stato diverso, ma non è così. Conosciamo solo una cosa, è il sistema giudiziario e penso che abbia vinto la causa legale”. L’attore ha infatti affrontato contro l’ex-moglie Amber Heard una battaglia in tribunale scaturita da un articolo di opinione firmato dall’attrice nel 2018 sul Washington Post nel quale, pur senza nominare l’ex-marito, la donna si era definita “una figura pubblica che rappresenta la violenza domestica”. Per difendere reputazione e carriera, Depp ha intentato una causa per diffamazione contro Heard, che ha reagito con accuse analoghe. Dopo aver emesso un verdetto di diffamazione reciproca, la giuria ha condannato Heard a risarcire l’ex-marito con 10 milioni di dollari e Depp a versare all’ex-moglie 2 milioni di dollari. Con la successiva rinuncia dell'attrice al procedimento in appello, l’ex-coppia ha infine raggiunto un accordo. Per Frémaux, la proiezione sulla Croisette di Jeanne Du Barry non sarà condizionata neppure dalla denuncia di aggressione contro Maïwenn sporta dal giornalista Edwy Plenel che, secondo quanto riportato da AFP, ha affermato di essere stato aggredito dalla regista a febbraio in un ristorante a Parigi. Come riportato dal The Guardian, Frémaux ha dichiarato che “questo non ha niente a che fare con il Festival, specialmente dal momento in cui abbiamo appreso dell’esistenza di questa denuncia dopo aver annunciato Jeanne Du Barry in apertura a Cannes”.

ALTRE FIGURE CONTROVERSE

In un’intervista rilasciata a Le Figaro, Frémaux ha invece affrontato la questione dell’assenza del nuovo film di Woody Allen dalla line-up del Festival di Cannes. Nonostante il delegato generale abbia visto il thriller romantico Coup de Chance, non ha selezionato la pellicola del regista, in parte perché “sappiamo che se questo film viene mostrato a Cannes, la controversia prenderebbe piede, contro il suo film, contro gli altri film”. Frémaux ha poi specificato che il film “non era un candidato”, lasciando intendere che non era abbastanza buono o che non sarebbe stato pronto in tempo. Nonostante le creazioni di Allen siano apparse regolarmente a Cannes (la proiezione più recente, nel 2016, riguarda la commedia Café Society con Kristen Stewart e Jesse Eisenberg), il regista resta però una figura divisiva nell’industria cinematografica: nel 2018 la società Amazon Studios ha rescisso il contratto con l'artista dopo le accuse di violenza sessuale a lui rivolte dalla figlia adottiva Dylan Farrow, sempre negate da Allen e che hanno portato all'archiviazione di due inchieste senza la formulazione di accuse contro di lui. Per lo stesso motivo, il memoir A proposito di niente è stato poi abbandonato dall’editore Hachette ma, infine, pubblicato nel 2020 da un’altra casa editrice. Le vicende hanno investito anche il mondo dello spettacolo: se Scarlett Johansson, Javier Bardem e Alec Baldwin hanno difeso il regista, Kate Winslet, Rebecca Hall, Colin Firth e Michael Caine hanno invece dichiarato che non lavoreranno mai più con lui. Frémaux ha aggiunto di “non aver visto” nemmeno il nuovo film di un altro discusso artista, Roman Polanski, al lavoro sulla pellicola The Palace ambientata il giorno della vigilia di Capodanno del 1999 e che nel cast include Fanny Ardant. Polanski risiede in Francia, nazione che si oppone alla sua estradizione negli Stati Uniti nonostante la fuga da un procedimento giudiziario che l'ha dichiarato colpevole di violenza sessuale ai danni di una ragazza di 13 anni. Nel 2018 il regista è stato espulso dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’ente che organizza gli Oscar, e il consiglio direttivo dei Premi César, il più importante riconoscimento del cinema francese, si è dimesso dopo le proteste ricevute per le nomination assegnate al film L’ufficiale e la spia diretto proprio da Polanski. L'ultima apparizione del regista a Cannes risale al 2013 con il dramma erotico Venere in pelliccia.

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