John Wick 4, Keanu Reeves contro tutti in un action superlativo. La recensione del film
CinemaArriva al cinema dal 23 marzo, il quarto capito dell'adrenalinica saga nata nel 2014. Un lungometraggio che alza il livello dell'adrenalina e dello spettacolo in una travolgente epifania di coreografici combattimenti
Forse John Wick è davvero l’eroe di cui il cinema d’azione ha bisogno e, parimenti, Keanu Reeves, la star che è impossibile non amare. Almeno a giudicare dal quarto episodio della saga nata nel 2014. Nelle sale cinematografiche, a partire dal 23 marzo, il film porta al livello successivo l’adrenalinica epopea del sicario in pensione. Il lungometraggio è un robusto cocktail Long Island che stordisce e appaga, sorso dopo sorso, duello dopo duello. Il killer “scomunicato”, con molte macchie, ma senza paura, mena, spara e affetta, come se non ci fosse un domani. Dalla Giordania a Osaka, da Berlino a Parigi, lo stiloso assassino, avvolto nel suo pregevole abito in Kaviar nero è protagonista di scene di combattimento da antologia. Grazie a un cineasta come Chad Stahelski, regista dei tre precedenti John Wick, con un passato importante da Stuntman, e alla fotografia del danese Dan Lausten (La fiera delle illusioni), le coreografie risultano viscerali, tumultuose e al tempo stesso astratte, limpide, come se sul grande schermo si incontrassero l’action painting di Jackson Pollock e il neoplasticismo di Piet Mondrian.
John Wick 4, la trama e il cast del film
Sventurato John Wick: siamo arrivati al numero 4, ma le cose sembrano non cambiare mai per il cavaliere dalla triste ed elegante figura. Per citare Romeo e Giulietta di Shakespeare: “Il mondo non ti è amico e nemmeno le sue leggi.” Dopo una breve, tuttavia assai intenso prologo tra le dune del deserto, il killer che “di solito è incaricato di uccidere l’uomo nero” continua, suo malgrado, a mietere vittime. Una sorta di Sisifo dell’omicidio, vittima di una mortifera coazione a ripetere perché la taglia sulla sua persona cresce in maniera esponenziale. Il malcapitato vorrebbe smettere ed essere ricordato dai posteri soltanto come un marito affettuoso. Solo che c’è un nuovo sceriffo in città. È “il Marchese”, interpretato da Bill Skarsgård, il malevolo clown di It. Un efferato e acchitato aristocratico che pare uscito da un quadro di Delacroix. Più feroce di una lampreda di mare, il nuovo emissario della “Tavola” anela la testa di Wick su un piatto, tipo Salomé con Giovanni Battista. E come se non bastasse tocca fronteggiare perigliosi antagonisti che spuntano da ogni angolo del pianeta, che manco la luna a Mare Chiaro. Nello specifico il baldo John dovrà vedersela con Caine (la star orientale Donnie Yen). Trattasi di una specie doppelganger cinese di Wick. Un assassino non vedente, epperò letale, persino quando degusta, in superba solitudo, una fumante scodella di noodles. Temibilissimo pure il tracker senza nome (Shamier Anderson), accompagnato da un fido parte a quattro zampe, ovvero un risoluto Malinois belga. Last but not least, si manifesta pure il voluminoso Killa (Scott Adkins), dalla dentatura che rimanda al mitico “squalo”, l’arcino villain di La spia che mi amava e Moonraker - Operazione spazio. E in effetti questa nuova avventura di John Wick ammicca spesso e volentieri alle missioni di James Bond. Per fortuna, il sicario scomunicato ha ancora qualche amico in questo mondo crudele. Per esempio, Shimazu (Hiroyuki Sanada), il proprietario dell’Osaka Continental Hotel e sua figlia Akira Rina Sawayama. Ça va sans dire:, non mancano vecchie conoscenze, ovvero l’ineffabile Winston (Ian McShane) e il Bowery King (Lawrence Fishburne). Va, infine, ricordato con commozione Lance Reddick che per ultima volta veste i panni Charon. L’attore, infatti, è scomparso a 60 anni il 17 marzo di quest’anno.
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Keanu Reeves ha ricordato Lance Reddick alla première di John Wick 4
JOhn wick 4, tra l'inferno di Dante e i videogame
“Per me si va né la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore: fecemi la divina podestate, la somma sapienza e ‘l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate“.
E’ l’inferno di Dante ad aprirci le porte di John Wick 4. Peraltro, il Sommo Poeta era già stato citato terzo capitolo con il celeberrimo “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” In fondo, tutta la saga è una specie di stagione all’inferno. Tant’è che è uno dei personaggi ricorrenti si chiama Charon, ossia, Caronte. E in questo Ade sferzato dalle luci rosse e blu dei neon, il personaggio di Keanu Reeves danza e combatte al ritmo di una marcia funebre. Dalla potenza lisergica e ipnotica di un Rave Party made in Berlin ai 222 gradini che conducono alla Basilica del Sacré-Coeur di Montmartre, lo scomunicato Jardani Jovanovich avanza, girone, dopo girone verso il proprio, ineluttabile destino. A Oriente, come a Occidente, non c’è pace per Baba Yaga, come lo hanno soprannominato i suoi molti nemici. Il figlio reietto della Bielorussia, il Caino della Ruska Roma non può certo trasfigurarsi nel biblico custode di suo fratello. Certo, John Wick 4 ricorda pure uno sterminato luna park in cui è un piacere perdersi tra seduzioni cinefile e passioni cinofile. Un impressionante videogame in cui livello, dopo livello, i boss diventano sempre più ostici da sconfiggere e il rischio di ricominciare da capo è altissimo
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Keanu Reeves, tra demonio e santità
Tra un omaggio al genere Wuxia e una gustosa citazione della D.J. afroamericana di I Guerrieri della Notte, John Wick è un angelo dannato. Un demone dal cuore puro , un martire che può solo rialzarsi e combattere, come un indomabile misirizzi. In fondo, solo chi cade può risorgere, Ma la strada verso casa sembra sempre più lontana. L’inferno è lastricato di buone intenzioni e di letali munizioni in un caleidoscopico action movie che mette in scena l’eterna lotta tra il male e il malissimo. Una sfida infinita che nella scena post credits apre la strada a nuovi orizzonti e forse nuovi protagonisti. Non a caso la canzone di Rina Sawayama che accompagna le gesta di John Wick si intitola Eye For An Eye ("occhio per occhio). Perché come insegnano i Klingon e Kill Bill. "La vendetta è un piatto che si consuma freddo".