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Avatar, James Cameron: "Dovevo essere Jackson e Tolkien insieme"

Cinema

Il regista racconta a Time Magazine come ha approcciato la costruzione dell'universo narrativo di Pandora, lanciandosi in un confronto sicuramente impegnativo: "Arrogante e ambizioso, forse, ma non stavo adattando un grande pantheon di libri già esistente, dovevo crearlo"

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Tre film nella top 4 degli incassi di tutti i tempi, una capacità senza eguali di creare blockbuster ma anche di stimolare la fantasia degli spettatori. James Cameron è una specie di Re Mida se si parla di cinema. Regista di Titanic e padre dell’universo narrativo della saga di Avatar, in grado di unire autorialità ed esigenze commerciali, sfruttando al meglio il potenziale della tecnologia a sua disposizione, senza badare troppo a spese.

Il Signore degli Anelli senza Signore degli Anelli

Parlando di Avatar in una recente intervista rilasciata a Time Magazine, Cameron ha raccontato il lavoro che ha dovuto fare per sviluppare i due film finora usciti: il primo nel 2009, il secondo, Avatar: La Via dell’Acqua, nel 2022. Per un incasso totale di 5,3 miliardi di dollari circa. “Ho provato a fare una simulazione tipo ‘ok, sono Peter Jackson e sto facendo Il Signore degli Anelli, ma in questo caso Il Signore degli Anelli non esiste ancora, quindi devo essere Tolkien e creare Il Signore degli Anelli per poi poter essere Peter Jackson’. Un po’ arrogante e ambizioso ma non stavo adattando un grande pantheon di libri già esistente, dovevo crearlo”.

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IL WORLD BUILDING DI AVATAR

Il paragone può in effetti apparire presuntuoso ma rende perfettamente l’idea del grande lavoro di world building che Cameron ha dovuto fare per portare sullo schermo Avatar, inventandosi il mondo di Pandora, il popolo Na’vi, i loro usi e costumi, le loro architetture naturali. E lo ha fatto senza scendere a compromessi, come quando ha respinto al mittente le richieste della 20th Century Fox, che dopo aver letto il progetto per il primo film gli aveva chiesto di rimuovere tutto quel sottotesto pieno di abbracci agli alberi perché “non avrebbe venduto biglietti”. Considerando la ricezione del film e gli effetti che lo stesso ha avuto sulla gente (se non sapete ancora cosa è la Post-Avatar Depression, leggete qui), aveva ragione lui.

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UN SET DEMOCRATICAMENTE VEGANO

Nella stessa intervista, Cameron ha raccontato come il suo desiderio per Avatar: La Via dell’Acqua fosse quello di creare un set vegano: “Non potevamo fare la predica alle compagnie petrolifere e poi mangiare hamburger”. Per raggiungere la sua utopia vegana, però, Cameron non ha imposto la sua autorità, piuttosto ha usato la sua autorevolezza in maniera democratica: “Ci siamo seduti tutti insieme in cerchio – ha raccontato – e ho detto ‘questo è quello che voglio fare. Se ora tutti volete urlarmi e gettarmi oggetti addosso, magari non lo faremo. Ma se annuirete controvoglia, allora andremo avanti’”. E cast e troupe non hanno obiettato.

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