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Sergio Leone - L'italiano che inventò l'America. La recensione del doc in prima tv su Sky

Cinema

Paolo Nizza

Dopo il successo alla 79a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia  e il Nastro d’Argento come “Documentario dell’Anno 2023”,  il lungometraggio  (scritto e diretto da Francesco Zippel) arriva in esclusiva su Sky Documentaries il 4 febbraio alle 21.15, in streaming solo su NOW e disponibile anche on demand. Un emozionante viaggio nel mondo del grande regista italiano. Impreziosito dalle testimonianze di cineasti come Quentin Tarantino, Steven Spielberg, Clint Eastwood e Martin Scorsese

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“Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito.” Così parlò Sergio Leone, il padre del western all’italiana, il primo regista post-moderno, ma soprattutto l’uomo che inventò l’America, come recita il titolo del documentario firmato da Franceso Zippel e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Una pellicola  che è soprattutto un atto d’ amore nei confronti di un autore a cui sono bastati sette film per entrare nell’empireo della settima arte. Un omaggio che sarebbe piaciuto allo stesso Leone.  L'opera, premiata ai Nastri D'argento 2023,  come migliore documentario, arriva in esclusiva su Sky Documentaries il 4 febbraio alle 21.15, in streaming solo su NOW e disponibile anche on demand

Un lungometraggio  che ci aiuta a comprendere la forza rivoluzionaria del regista italiano che non a caso in una delle interviste presenti de doc dichiara: " Nei film di John Ford, quando un attore apre una finestra è sempre per guardare l'immenso futuro che ha davanti. Nei miei, invece, quando aprono una finestra hanno solo paura e il terrore di ricevere una pallottola in mezzo agli occhi

Era davvero un bel cimento creare un contenuto originale e potente su un regista su cui si è scritto moltissimo, nonché, al centro di svariati documentari. Eppure, "Sergio Leone, l’italiano che inventò l’America" è riuscito nell’impresa. Il merito è soprattutto delle tante, preziosissime testimonianze. A partire da quelle dei figli Andrea, Francesca e Raffaella, affiancate dalle interviste a registi, attori, professionisti del settore e critici cinematografici del calibro di Clint Eastwood, Martin Scorsese, Jennifer Connelly, Steven Spielberg, Quentin Tarantino, Frank Miller, Darren Aronofsky, Ennio Morricone, Damien Chazelle, Eli Wallach, Arnon Milchan, Jacques Audiard, Tsui Hark, Carlo Verdone, Dario Argento, Giuliano Montaldo , Gian Luca Farinelli, Sir Christopher Frayling, Noel Simsolo, Enzo Di Liberto, Fausto Ancillai. Un autentico Parterre de roi, una panoramica di voci e volti che guidano lo spettatore alla scoperta del mondo di uno dei più importanti e rivoluzionari  autori del grande schermo.

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Forse davvero Sergio Leone è l’ultimo grande regista del cinema muto. Un autore in grado di imprimere in ogni fotogramma la potenza primigenia della settima arte. Una sorta di Prometeo della macchina da presa capace di illuminare ogni scena con il fuoco sacro della passione. Cresciuto a pane e Hollywood, Leone ha mantenuto nel tempo l’entusiasmo contagioso del bambino nei confronti delle immagini ma al tempo stesso ha costellato i suoi film di abbondanti dosi di ironia. Un costruttore di mondi, un demiurgo geniale che ha saputo reinventare il genere western, senza ricorrere ad archetipi del genere come i nativi americani oppure la febbre dell’oro. Al netto del florilegio della schidionata di aneddoti che popolano l’opera (dal titolo provvisorio di "Per un pugno di dollari" alle lenti a contatto nere di Henry Fonda in "C’era una volta il West") Sergio Leone, l’italiano che inventò l’America restituisce tutto il contagioso entusiasmo, tutta la travolgente energia di un genio colto e visionario. Una fonte di ispirazione per gli autori più diversi. E tra il suono lancinante di un’armonica e un telefono che squilla all’infinito, tra le musiche immortali di Ennio Morricone e il volto di Eli Walach, ancora una volta capiremo che “i sogni non si vendono” ma si ricordano grazie a capolavori come "Il Buono, il brutto e il cattivo". E pure se “andiamo a letto presto” è meraviglioso risvegliarsi con la consapevolezza che esistono i film che non dimenticherai mai più. C’era una volta Sergio Leone e, grazie al suo cinema, ci sarà per sempre. 

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Le parole di Steven Spielberg e Clint Eastwood

"Guardando i film di Sergio Leone ho capito che quell'uomo era ancora un bambino, dentro e fuori. Un ragazzino che gioca ai cowboy, che ama divertire i suoi amici. Un artista poco pretenzioso e molto generoso quando voleva intrattenere." Con queste parole pronunciate all'interno del documentario Sergio Leone, l'italiano che inventò l'America,  Steven Spielberg individua lo spirito che anima tutta la cinematografia  del cineasta italiano.  Clint Eastwood, invece, nel doc Sky Original, ricorda la sua reazione  prima volta che gli venne proposto di recitare in Per un pugno di dollari : " Il mio agente mi chiamò e mi disse voglio che tu faccia un western in Italia e io risposi: non saprei. Ho soltanto un mese di pausa e proprio ora vuoi che vada a fare un western in Italia. Gli dissi, quindi che non volevo farlo. E allora lui mi disse ho parlato con l'agente di Roma e gli ho promesso che avresti letto la sceneggiatura."

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