Scritta da Nico Parente con Fabio Cassano e pubblicata da Shatter Edizioni, si tratta di un'intrigante analisi del primo horror firmato dal maestro italiano del brivido. Dalla colonna sonora dei Goblin alla genesi, sino alle interviste ai protagonisti, un omaggio a uno dei titoli più importanti della storia del cinema che eplora anche il (non) remake firmato da Luca Guadagnino
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Esistono film formidabili, così potenti da non incagliarsi nemmeno nelle secche del tempo evocate da Macbeth. E’ il caso di Suspiria diretto da Dario Argento nel 1977 e sceneggiato da regista insieme a Daria Niccolodi. Parimenti a certi pregiatissimi vini rossi, frutto di vitigni molto importanti, un’opera che, anno dopo anno, invece di invecchiare, aumenta il proprio potere di affascinare, sedurre, terrorizzare. Sicché Suspiria – La fiaba d’Argento scritto da Nico Parente con Fabio Cassano e pubblicato da Shatter Edizioni è davvero un fantasmagorico, affascinante viaggio che indaga, riflette e svela le tante anime del capolavoro argentiano. Una pellicola, che rappresenta l'esordio del cineasta nel puro genere horror, nonché, il primo capitolo della trilogia dedicata alle "Madri". Un volume che ti strega, sulla falsariga della cuoca (Franca Scagnetti) quando in una delle sequenze più suggestive del film abbacina la giovane protagonisra , mentre l'assai inquietante Albert (Jacopo Mariani, l'indimenticabile bambino di Profondo Rosso ) osserva enigmatico e silente.
La citazione presente nel libro in esergo ci introduce con perizia nella malevola Accademia di Danza di Friburgo. Non a caso, le parole sono quelle del demiurgo del brivido Dario Argento: “Fare un film sulle streghe mi entusiasmava; le streghe, infatti, mi hanno sempre incantato. Forse è una cosa che risale alla mia infanzia, ai tempi di Biancaneve e i sette nani. Suspiria, infatti, è molto ispirato a Biancaneve. È come una parabola di tutti noi, che siamo delle vittime di un mondo crudelissimo e pieno di orrori e di spaventi. Tutti noi, tutti quanti siamo delle ragazzine adolescenti in mezzo ai mostri, a volte li schiviamo, a volte non ci riusciamo e altre volte li cacciamo via”. Per cui pagina dopo pagina, il volume ci conduce nell’incubo, mentre La porta a vetri automatica di un aeroscalo si schiude su una dimensione di puro male. Suzy Benner partita alle 9 della mattina da New York arriva in Germania alle 10: 45 ora locale e niente sarà più come prima. La germanica foresta nera con il suo visionario bagaglio di leggende e sortilegi, raccontati dai Fratelli Grimm, abbraccia nella sua stretta fatale la sventurata protagonista che ha il volto di Jessica Harper, già oggetto del desiderio del Fantasma del Palcoscenico, diretto da Brian De Palma. La danza macabra ispirata da quell'incorreggibile tossicofilo Thomas De Quincey e dal suo Suspiria de Profundis si manifesta. Un sabba psichedelico orchestrato da un terribile segreto e da un tenebroso iris blu, mentre piovono mefitici vermi e volano feroci pipistrelli.
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Tra un’intervista all’iconica Barbara Magnolfi, la civettuola, insolente, financo insinuante Olga, che pare uscita da una libertina e raffinata illustrazione di Aubrey Vincent Beardsley, e le sagaci notazioni sulla genesi di un capolavoro, il libro si rivela un’abbacinante guida per orientarsi tra quelle architetture dallo stile lisergico, spazi onirici assai adatti a un’orgia perpetua di sospiri e spaventi. Un racconto “fuori dalla realtà” che trova nella fotografia del maestro Luciano Tovoli (peraltro niente affatto interessato al genere horror), il complice ideale per orchestrare questo stregonesco e perturbante affresco. La luce si trasfigura in una secchiata di vernice lanciata in faccia alle attrici. E da una stuzzicante raccolta delle recensioni dell’epoca, tratte dalle principali testate italiane e internazionali, si passa all’accurata analisi di Roberto Lasagna della sequenza in cui il pianista non vedente interpretato da Flavio Bucci ci rimette la ghirba. Perché Suspiria resta un delirante labirinto da esplorare all’infinito Come riportato dal libro, Suspiria avrebbe dovuto essere ambientato in una scuola per bambine, tra gli undici e i quattordici anni, tuttavia la distribuzione si oppose. Dario Argento però mantenne quello spirito, per cui le protagoniste si comportano parimenti a bambine fra capricci, dispetti, giochi di parole infantili ("Sai cosa si dice delle persone i cui nome inizia con la lettera S: che sono serpenti”). Inoltre, il regista utilizzò degli artifici visivi per inviare allo spettatore inviare allo spettatore un effetto inconscio. Basti pensare alle maniglie delle porte delle Scuola di danza poste molto più in alto del normale.
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Forse qualche purista storcerà il naso, ma con coraggio e acume il volume esplora pure il (non) remake di Suspiria firmato da Luca Guadagnino nel 2018. Alessandro Romano definisce la pellicola un melò orfico e risulta una lettura originale, intrigante e attenta del lungometraggio presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Infine, il viaggio si conclude con i capitoli vergati da Fabio Cassano sulla colonna sonora firmata dai Goblin e con un’intervista di Nico Parente a Claudio Simonetti. Tra il sintetizzatore Moog mixato con il bouzouki greco, il sitar e il tabla indiani, le frasi bisbigliate e i tappi di bottiglia, si evince che la soundtrack assume la valenza di un autentico personaggio all’interno del film. Come rileva lo scrittore Antonio Tentori: “ si tratta di strumenti antichi e moderni che contribuiscono magnificamente alla creazione del mondo di misteri e atrocità svelati da Dario Argento. Insomma, sono trascorsi più di 45 anni anni dall’uscita al cinema di Suspiria, ma la pellicola continua a rinchiuderci nella sua spirale di contagiosa follia, mentre Mater Suspirorium al secolo Helena Marcos, sussurra crudele dietro un velo, molto simile alla morte al lavoro. Le immagini del film ci imprigionano ancora , come accade alla sventurata Stefania Casini, in un letale groviglio di fili metallici. Ed è gratificante e bello che il libro Suspiria – La favola d’Argento ci aiuti a comprendere l’enigma che continua nel tempo a catturarci.