Da"Nonhosonno" a "Occhiali Neri", da "Il Cartaio" a "La Terza Madre", il volume (scritto da Claudio Bartolini ed edito da Bietti) esamina in maniera originale e senza pregiudizi le ultime 9 produzioni firmate dal regista italiano. Un un'accuratissima e intrigante analisi che, attraverso lo studio di una singola sequenza, ci illumina sui film e le fiction tv argentiane uscite negli anni duemila. Ecco la recensione del libro vergata da Mister Paura
Scritto da Claudio Bartolini e pubblicato da Bietti Fotogrammi (la collana curata dalla vulcanica Ilaria Floreano) “Proiettili d’argento - Gli Anni Duemila del Maestro del Terrore” è un libro che colpisce al cuore, usando il cervello. All’autore (già responsabile del notevole “Il Gotico Padano – Dialogo con Pupi Avati” e dell’imprescindibile enciclopedia sul "Cinema Giallo – Thriller italiano", non piace vincere facile. Con il coraggio e l’incoscienza di un Fitzcarraldo del nostro tempo sceglie di avventurarsi nell’analisi degli ultimi titoli firmati da Dario Argento. Una produzione più pericolosa della giungla amazzonica. Film come Occhiali neri sono un territorio velenoso e letale ,più delle serpi create dal mago degli effetti speciali Sergio Stivaletti. Ma Bartolini è un Samurai della scrittura. Usa le parole con precisione e autorevolezza chirurgica. La sua prosa è una katana affilata. Sicché, invece di perdersi in zoppicanti voli pindarici o in astruse e financo improbabili comparazioni, compie una pratica dismessa da molti critici: analizzare il linguaggio cinematografico. In quest’epoca, ahimè, è tornata in voga pronunciare la celebre boutade. “Non l’ho visto e non mi piace”. Invece, il libro ci rammenta la profonda differenza che esiste tra vedere e guardare. Per ognuno dei nove titoli argentiani presi in esame, il volume sceglie una specifica sequenza (identificata con tanto di time code). E come riportato nella prefazione dell’opera. “Bastano pochi minuti sapientemente selezionati per ciascun film per ritrovare movimenti, inquadrature, tagli di montaggio o invenzioni tecniche o con la colonna sonora, insomma ciò che ha reso Argento Argento: un monumento vivente, che non smette di sfidarsi e a volte vince, più spesso perde, sempre si (e ci) diverte”
L’angoscia di Nonhosonno. Il disagio di Il Cartaio. Il distacco di Ti piace Hitchcock.? Il desiderio perverso di Masters of Horror: Istinto Assassino. Il precipizio di Masters of Horror: Istinto Animale. La furia di La terza Madre. Il disorientamento di Giallo. La fascinazione di Dracula. Il tormento di Occhiali Neri. Sono questi i titoli dei capitoli del libro. Stati psichici, emozioni umane, pulsioni perturbanti che si rispecchiano nelle scene tratte dai film e dalle fiction presenti nel volume. Dalle incalzanti musiche dei Goblin, impeccabile contraltare sonoro all’omicidio della prostituta Angela sul treno diretto all stazione di Garbio, alla grandguignolésca materializzazione dei tre demoni, pronti a fare scempio del corpo della restauratrice Giselle all’interno del Museo d’Arte antica di Roma, le eccelse disamine di Bartolini sono sorprendenti e acutissimi. L’autore squarcia il velo di Maya del pregiudizio e porta alla luce ciò che era sotto i nostri occhi, ma che non avevamo rilevato. E non si tratta di un corrivo processo di beatificazione di un regista, già da tempo nell’olimpo della storia del cinema o della difesa di ufficio di opere spesso sbertucciate da critica e pubblico. I proietti d’argento sono tutt’altro che vaganti. Sono segni che ci indicano quanto sia opportuno e virtuoso non uniformarsi a un pensiero unico, e dominante a una stantia morale cinematografica comune. Per citare Van Gogh . “La normalità è una strada lastricata. È comoda per camminare, ma non vi cresce nessun fiore. Sicché, nel seguire le traiettorie inusitati, i percorsi meno battuti, le strade più impervie illustrate dal libro, una volta terminata la lettura, si viene rapiti dalla voglia di rivedere le sequenze citate. Insomma, Ex Tenebris Lux perché con le dovute proporzioni, è una sorta di miracolo”. E nella testa riecheggiano le parole di San Paolo scelte da Ingmar Bergman (autore molto amato da Dario Argento ) per il film “Come in uno specchio: “Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto.”