I viaggiatori, un "ritorno al futuro” all’italiana con Fabrizio Gifuni. La recensione

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di Alessio Accardo

Prodotta da Sky Studios e Groenlandia, arriva in esclusiva su Sky la commedia fantascientifica I viaggiatori. Uno Sky Original giocosamente antifascista. appuntamento dal 21 novembre su sky Cinema, NOW. Disponibile anche on demand

Quante volte ci siamo lamentati dell’omologazione stilistica di troppo cinema italiano, pigramente adagiato sui rassicuranti canoni della commedia “due camere e cucina”, sempre identica a sé stessa? Da qualche anno i registi Matteo Rovere e Sydney Sibilia decidono che l’autocommiserazione non può più bastare, e fondano una casa di produzione, “Groenlandia”, col preciso obiettivo di svecchiare il clima del cinema nostrano, provando a ricalcare gli stilemi narrativi e drammaturgici del cinema e della serialità internazionale, fondamentalmente quella made in Usa. 

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Iniziano con il trittico di Smetto quando voglio, diretto da Sibilia e prodotto da Rovere, che fa proprio il retaggio di una serie epocale come Breaking Bad; poi e la volta de Il primo Re (ma anche la serie Romulus) diretto da Rovere, che prova a rinverdire i fasti del film storico-mitologico come si facevano ai tempi dei “peplum” stile Ben-Hur o Quo vadis (e che hanno avuto delle filiazioni spurie in prodotti fantasy come Il trono di spade). C’è poi stato l’esempio di Mondocane con Alessandro Borghi, che ha provato a battere le strade del film distopico-apocalittico stile “Mad Max”; e di altre pellicole come La foresta di ghiaccio di Claudio Noce, che pure si sono distinte per scelte stilistiche originali e coraggiose.

Nel 2020 “Groenlandia” produce, La belva, opera seconda di Ludovico Di Martino un giovane regista romano, che si era messo in luce grazie alla regia della terza stagione della serie cult Skam Italia; un action-thriller truculento interpretato da Fabrizio Gifuni. Oggi Di Martino ci riprova, innalzando l’asticella della difficoltà: dirigere in Italia un action-movie fantascientifico basato sul topos del “viaggio nel tempo”, sul modello sin troppo dichiarato di Ritorno al futuro.

E non gli basta: in una sarabanda di citazioni disparatissime Di Martino e il suo sceneggiatore Gabriele Scarfone decidono di realizzare un’opera programmaticamente derivativa, che proponga al suo pubblico (finalmente un film che sceglie un preciso target di riferimento, rischiando!) un compendio di riferimenti culturali espliciti e riconoscibilissimi, pescati nell’immaginario collettivo pop contemporaneo, cinematografico, seriale e videoludico.

Si va dall’iconografia teen dei protagonisti che riposa sull’esempio dei giovanissimi di Strangers things, alle scene di combattimento prese di peso da videogame come Fortnite e Assassin’s Creed. Dalle riscritture fantastiche della Storia di certi film di Tarantino come Bastardi senza gloria o C'era una volta a... Hollywood ai viaggi nel tempo di cui dicevamo. Senza dimenticare un precedente italiano di uno dei registi che più e meglio si sono cimentati con le ibridazioni citazioniste: Gabriele Mainetti: Freaks Out. Anche qui siamo infatti dalle parti del ritorno ai tempi più oscuri della storia recente: il ventennio fascista, in particolare il 1939, all’indomani della promulgazione delle leggi razziali e un attimo prima della dichiarazione di guerra. 

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Questa la storia: Beo Fulci è un ricercatore di fisica quantistica del CNR che decide di sperimentare una “macchina del tempo” in combutta con la più archetipica delle “mad doctor” (sorta di versione femminile di Emmett L. "Doc" Brown ancora di Ritorno al futuro), interpretata da un’irriconoscibile Vanessa Scalera, nota al grande pubblico per aver dato corpo e voce al sostituto procuratore Imma Tataranni dell’omonima serie. Perduti nello spazio-tempo, i due saranno inseguiti nel passato da Max, fratellino inquieto di Beo; Flebo, classico nerd\geek patito di videogames; e Greta, giovane donna intrepida e irriverente con due treccine da Harley Quinn, che ostenta una fluidità di genere molto attuale. A dar loro man forte nella lotta all’arma bianca ai ceffi fascisti, una giovane resistente (interpretata dalla promettente Francesca Alice Antonini), capace di acrobazie marziali storicamente incongruenti, che conferiscono alla pellicola un ulteriore tocco di giocosità sfacciatamente antirealista.

Quel che ne segue è un impasto di serratissime scene action, coreografate come a Hollywood o in estremo-oriente; e riletture di pagine di Storia contemporanea in chiave iperrealistica (in questo senza discostarsi più di tanto dall’esempio di Mainetti). Va però da questo punto di vista citata per lo meno una scena tragicomica gigantesca, che riguarda la canzone partigiana per eccellenza, Bella ciao; su cui di più non diremo per evitare l’imperdonabile effetto spoiler.

Detto che anche qui troneggia nel cast un mefistofelico Giffuni, cui il trucco prostetico conferisce aspetti mostruosi da iconografia fantasy, ma che ci ricorda sempre, col suo timbro vocale scuro e profondo, che nel suo background c’è la teoria dei tanti personaggi scespiriani e non solo interpretati sui palcoscenici teatrali; non ci resta che aggiungere che il film di De Martino (e dei suoi mentori di Groenlandia) è tutto dentro una giocosa e spericolata operazione metalinguistica da prendere o lasciare. Se lo spettatore accetterà di farsi sedurre dalla ridda di richiami spudorati alla cultura pop contemporanea, riuscirà a divertirsi come su un otto volante; se rifiuterà di farlo per seriosità d’approccio o per limiti anagrafici (il target del film è – come si diceva - dichiaratamente “under fifty”) rischierà di annoiarsi e di condannare ingiustamente il film come l’operina sterile che non è.

Ph. Adolfo Franzò

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Dopo un’applauditissima presentazione alla Festa del cinema di Roma (nella sezione parallela “Alice nella città”), dal 21 novembre I viaggiatori sarà disponibile in prima-tv e in esclusiva su Sky Cinema, e in streaming su NOW. Non solo, da lunedì 21 a mercoledì 30 novembre, su Sky cinema collection, il film farà parte di una collezione di soli “Sky Original”: oltre 40 titoli da Tutti per 1 – 1 per tutti di Giovanni Veronesi, con Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo al recente On the line con Mel Gibson.

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