Petra, la recensione della quarta storia “Nido vuoto"

Cinema sky cinema

di Massimo Vallorani

Su Sky Cinema è andata in onda la quarta e ultima storia della seconda stagione di "Petra" con Paola Cortellesi e Andrea Pennacchi e la regia di Maria Sole Tognazzi. Ecco le prime impressioni della nuova produzione targata Sky Original. Tutte le puntate sono disponibili on demand

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La seconda stagione di Petra è arrivata alla fine con la quarta e ultima puntata di questo nuovo ciclo di episodi. L’esclusiva serie Sky non ha di certo lasciato delusi i tanti fan che prima avevano apprezzato il personaggio creato dalla scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett e poi hanno cominciato ad affezionarsi anche alla figura dell’ispettore Petra Delicato e del suo vice Antonio Monte interpretati magnificamente da Paola Cortellesi e da un sempre più convincente Andrea Pennacchi. 

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Questa ultima storia si intitola “Nido vuoto”, (sempre disponibile on demand,) e ha la sua genesi dal furto della pistola di ordinanza di Petra da parte di Delia, una ragazzina di strada senza fissa dimora. Un innesco che darà il via ad una serie di tragici omicidi che sembrano non aver fine e che metteranno a dura prova l'ispettore Delicato e la sua fragile scorza di apparente impenetrabilità. Le indagini ci portano alla scoperta del mondo delle baby gang, dove alcuni ragazzini sopravvivono seguendo le terrificanti leggi della strada, senza adulti di cui potersi fidare.

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Dopo l'analisi del falso microcosmo di una certa borghesia ricca della prima storia, e nella seconda ispezionato il mondo della povertà dei senzatetto, e nella terza aver indagato sul tema della depressione giovanili, del rapporto tra genitori e figli insieme alla sensibilizzazione LGBTQ+, in questa quarta storia si ritorna, per così dire, sulla strada, affrontando il tema della prostituzione infantile e del suo conseguente sfruttamento da parte di persone senza scrupoli.  Un mondo fatto di bambini invisibili in balia di uomini e donne senza nome e senza volto che agiscono nell'oscurità e nell’anonimato. Un universo costellato di disperazione e di prevaricazione che mette in crisi la stessa Petra, costretta ad aprire gli occhi su una realtà che vorrebbe evitare. Genova è ancora una volta la cornice inedita per un caso che apre uno squarcio sulla tragedia della pedopornografia e sui risvolti che lascia sui corpi e nelle menti delle sue vittime innocenti.


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Un’indagine ad ampio spettro dura e incisiva ma che lascia spazio anche al privato di Petra e Antonio. La prima incontra Andrea, padre di quattro figli con cui una nasce una storia d'amore che sembra avere, questa volta, tutte le caratteristiche per funzionare; il secondo, dopo aver avuto ancora tanti dubbi sul suo matrimonio con Beatrice ed essere arrivato ad un passo dall'annullamento, finalmente decide di pronunciare il fatidico sì.  La conclusione della puntata e della serie sembra racchiudersi emblematicamente in due momenti: il ballo finale scacciapensieri di Antonio e il sorriso dolce amaro di Petra che, tolto il suo impermeabile nero d'ordinanza, indossa un vero abito “femminile”. Due elementi volutamente simbolici che ci aiutano a comprendere meglio, insieme a Petra e Antonio che delle volte la solitudine può sembrare rassicurante e assumere i caratteri della libertà, ma siamo e rimaniamo esseri sociali, per natura portati a stare in contatto con gli altri. Una parte essenziale per definire  la nostra verà identità.

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