Petra, la recensione della seconda storia "Un bastimento carico di riso"

Cinema

di Massimo Vallorani

Su Sky Cinema è andata in onda la seconda storia di "Petra" con protagonista Paola Cortellesi e la regia di Maria Sole Tognazzi. Ecco le prime impressioni della nuova produzione targata Sky Original. Prossimo appuntamento con Petra sarà mercoledì 5 ottobre alle 21.15 su Sky Cinema Uno e NOW. Disponibile anche on demand

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Dopo la prima storia di Petra, intitolata "Serpenti in paradiso" (LA RECENSIONE) con la seconda puntata dal titolo "Un bastimento carico di riso",  (l'appuntamento è per mercoledì 28 settembre alle 21.15 su Sky Cinema e NOW), ci troviamo, fin dalle prime scene, catapultati in un racconto pieno di tensione drammaticità e azione.

La storia si incentra sul mondo oscuro delle cosiddette persone senza fissa dimora, che popolano i bassifondi di Genova (che non appartengono, comunque, solo a questa città). A differenza della prima storia in cui si indagava su un microcosmo fatto di persone ricche e benestanti, qui la scena si sposta su chi non ha niente e che fa della strada la propria casa. Un passaggio narrativo che permette alla sapiente regia di Maria Sole Tognazzi (sempre più solida e sicura nel raccontarci le imprese e le indagini di un personaggio complesso come Petra Delicato), di raccontarci l’altra faccia della medaglia della città di Genova, presa quasi ad emblema delle forti disuguaglianze sociali in cui ci si imbatte quotidianamente. Naturalmente ancora una volta a far muovere il tutto sono il denaro e l’avidità, capaci di trasformare delle iniziative nate con gli intenti più nobili in azioni nefaste e delittuose che sfruttano senza troppi scrupoli la povertà e la disperazione di chi non ha nulla.

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Dopo il brutale e alquanto anomalo omicidio di un senza fissa dimora, che poi si verrà a scoprire chiamarsi Tommaso Villalba, Petra e Antonio si immergono nel mondo sommerso e misterioso di questi emarginati. Le prime indagini sembrano indirizzarsi verso un’aggressione da parte di alcuni naziskin, che fin da subito, si rivela una falsa pista creata ad hoc per sviare le indagini. Sarà invece determinante per la risoluzione del caso, l'aiuto dello psichiatra Riccardo Crespo che, non soltanto indirizzerà sulla giusta strada Petra e le sue indagini, ma ne allieverà la solitudine con una storia passionale che sembra illudere entrambi. La svolta del caso arriverà quando Petra e Antonio scopriranno le drammatiche verità legate alla Fondazione Vitto che tra le sue attività, anche benefiche, ha quella di costruire "la Casa di strada", un rifugio e recupero dei tanti sbandati senza fissa dimora. A capo della Fondazione Vitto scopriamo esserci Adolfo Prelà e i suoi figli che nascondono tanti misteri a cui Petra verrà a capo non senza difficoltà.

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Questa nuova storia di Petra riconferma ancor di più che ci troviamo di fronte a una serie perfettamente bilanciata sia dal punto di vista narrativo che visivo, capace di coinvolgere ampiamento lo spettatore. Perché Petra e Antonio, oltre ad aver un grand talento nel risolvere i casi più complicati, riescono a essere empatici con noi che li guardiamo. Sembrano avere le nostre inquietudini, le nostre paure, gli stessi rimpianti, magari per qualche amore mancato. Li vediamo diventare nervosi e ansiosi perché qualcuno si interessa a loro e rimanere increduli davanti alla violenza a cui dovrebbero essere abituati. Possiamo dire che in fondo un po’ ci assomigliano nel bene e nel male. E questo fa diventare Petra una serie molto riuscita e godibile fino all’ultima scena. A margine di tale discorso vale la pena ancora una volta spendere una nota di merito per la regia di Maria Sole Tognazzi, capace di impreziosire il racconto con la sua splendida fotografia di Genova attraverso i suoi scorci angusti e spigolosi. Un palcoscenico perfetto per far muovere il personaggio di Petra, altrettanto spigoloso come la città in cui vive.

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