La cinquantesima pellicola del leggendario cineasta newyorchese sta nascendo all’ombra della Ville Lumière, con un cast tutto transalpino
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Da “tutti dicono I love you” a “tutti dicono je t’aime” il passo è breve. Che Woody Allen avesse un posto speciale nel suo cuore per Parigi lo si era capito già dai tempi di Midnight in Paris, ormai più di un decennio fa. Ma il regista di Io e Annie aveva dimostrato di apprezzare in generale tutta la Francia, ambientando per buona parte in Costa Azzurra anche il successivo Magic in the Moonlight del 2014, affiancato da star del calibro di Colin Firth e Emma Stone. Anche l’ultima fatica di Allen (Rifkin’s Festival) era stata girata a onor del vero non lontanissima dai confini francesi, nei Paesi Baschi a San Sebastian. In tutti i casi si era comunque sempre trattato di pellicole pensate in primis per il mercato anglosassone, che utilizzavano come idioma principale la lingua inglese ed avevano nel cast essenzialmente star transitate per Hollywood (o comunque consce delle dinamiche del cinema americano). Stavolta è diverso. Wasp 22 sta iniziando a nascere a Parigi con un cast autoctono pronto a recitare nella lingua di Rimbaud.
L’amour toujours (pour le cinéma)
Wasp 22 ha rischiato di essere l’ultimo film di Woody Allen, o almeno così pareva dopo una discussa intervista in cui sembrava che il regista stesse perdendo l’amore per il cinema. Si diceva che l’autore di alcuni dei film più importanti della storia avrebbe mollato presto il grande schermo per dedicarsi a raccontare storie in modo differente, attraverso la scrittura. Una voce poi smentita dallo stesso Allen che, per ora, sembra aver detto addio solo a Hollywood. Anche a causa delle sue vicende personali, per la mente dietro Manhattan è d’altra parte sempre più difficile trovare finanziamenti (o anche solo attori) in patria. Per questo, come già accaduto spesso in passato, Allen ha deciso di guardare al Vecchio Continente. D’altronde in Europa è ancora amatissimo e lui stesso è forse tra gli autori statunitensi più attenti al cinema di questo lato del mondo. “Sarà un film sulla falsariga di Match Point. Un’idea che funziona in una città europea come Parigi. Spero che il pubblico lo apprezzerà”, ha anticipato il regista. Prepariamoci dunque a una black comedy venata di elementi thriller, come quella girata da Allen a Londra nel 2005. Se Wasp 22 sarà all’altezza di quel film nessuno si esimerà dal dire l’ennesimo “merci” a questo maestro, arrivato ormai al cinquantesimo film di una prolificissima carriera.
vedi anche
Rifkin's Festival , la recensione del film di Woody Allen
La rivoluzione (francese) di Allen
Allen ha fatto stavolta decisamente meno fatica a trovare nuovi interpreti. Le star francesi non hanno perso l’occasione di proporsi a un grande nome del cinema, allettate pure dalla possibilità aggiuntiva di potersi esprimere nella propria lingua madre. Non è ancora chiaro se abbiano un fondo di verità le voci che vorrebbero la grande Isabelle Huppert coinvolta nel progetto ma, a prescindere dalla sua effettiva partecipazione, comunque si prospetta un cast di altissimo livello. È certo per esempio l’ingaggio di Valérie Lemercier, fresca vincitrice del Premio César per l’interpretazione di Céline Dion in Aline, e quello dell’attore franco-canadese Niels Schneider (visto in J'ai tué ma mère e Les amours imaginaires di Xavier Dolan). Con questa compagnia è difficile credere che a Woody Allen possa venire a breve nostalgia dei suoi Stati Uniti. Più probabile che finisca per dire, citando Edith Piaf: “Non, je ne regrette rien”.