E.T., Steven Spileberg: "Il film sul divorzio che mi ha reso padre"

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In occasione di una proiezione speciale al TCM Classic Film Festival, il regista ha raccontato la genesi e il significato che per lui ha avuto la pellicola che quest'anno compie 40 anni. Un capolavoro che ha molto a che fare con la vita privata e la crescita personale dell'autore

Per molti spettatori di tutto il mondo, E.T. è uno dei film del cuore, un capolavoro immortale da guardare e riguardare, commuovendosi ogni volta. Ma in pochi, probabilmente, lo hanno interpretato come un film sul divorzio e sulla capacità di assumersi responsabilità in età ancora tenerissima. Steven Spielberg ne ha parlato in un’intervista con Ben Mankiewicz al TCM Classic Film Festival, introducendo una proiezione della versione restaurata del classico in occasione dei suoi 40 anni.

Dal biopic alla fantasia

“Alla fine degli anni ’70 stavo lavorando a una sceneggiatura piuttosto letterale sulla separazione e il divorzio dei miei genitori”, ha raccontato Spielberg. Una storia che avrebbe parlato realmente dell’esperienza sua e di sua sorella col disfacimento della famiglia. Era il periodo in cui Spielberg stava girando Incontri ravvicinati del terzo tipo. “Stavo filmando la scena madre e improvvisamente ho pensato: ‘Aspetta un secondo. E se quella piccola creatura non fosse mai tornata sulla nave? Se avesse partecipato a un programma di scambio per studenti stranieri? Dreyfuss parte e lui, o lei, rimane?”.

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"UN GRANDE BISOGNO E UNA GRANDE RESPONSABILITÀ"

Fu così che gli venne in mente di trasformare quel film autobiografico che aveva in mente in un racconto fantascientifico, “una storia su dei bambini e una famiglia che cerca di risolvere un grande bisogno e una grande responsabilità”. Il regista ha spiegato: “Il divorzio crea grande responsabilità. Se hai dei fratelli, ci si prende cura uno dell’altro. E se Elliott, o il ragazzino – non avevo ancora nemmeno sognato il suo nome – per la prima volta nella sua vita diventasse responsabile per un altro essere vivente, così da colmare il vuoto nel suo cuore?”.

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"QUALCOSA CHE NON SE NE VA MAI VIA"

Il regista ha spiegato al pubblico il dolore provato da adolescente figlio di genitori divorziati: “Penso che quando passi qualcosa del genere, quando i tuoi genitori di cui ti fidi e che ami vengono da te e tua sorella e ti dicono ‘ci stiamo separando e vivremo in due case diverse in due Stati diversi’, il mondo ti crolla sotto i piedi, il cielo ti cade sopra la testa”. Quel tipo di responsabilità generata dal divorzio, ha aggiunto, “è qualcosa che non se ne va mai via e certamente è venuta fuori in molti dei miei film, indirettamente e inconsciamente. E nell’ultimo film che ho fatto (The Fabelmans, in arrivo in sala a novembre, ndr) viene fuori in modo molto diretto e palese”.

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E.T. E LA PATERNITÀ

Mankiewicz ha chiesto a Spielberg se all’epoca di E.T. avrebbe mai pensato che sarebbe diventato padre: “No, non volevo avere figli perché non era quel tipo di equazione che per me avesse senso, visto che viaggiavo da un film all’altro, da un copione all’altro. Non ci ho mai pensato finché non ho girato E.T.. In quel film ero un genitore, mi sono sentito molto protettivo nei confronti di Henry (Thomas) e Mike (McNaughton), e tutto il mio cast. E specialmente di Drew (Barrymore), che aveva solo sei anni. E ho iniziato a pensare: ‘Ok, forse un giorno questa potrebbe essere la mia vita”. Ci ha pensato così tanto che di figli ne ha avuti sette, con sei nipoti: “Direi che E.T. ha funzionato molto bene”, ha scherzato.

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