Un altro giro, la recensione del film

Cinema

Barbara Tarricone

Arriva su Sky Cinema Sky Cinema Due alle 21.15 e su Sky Cinema Oscar® alle 21.45, il film del regista Thomas Vinterberg, vincitore del Premio Oscar 2021 come Miglior Film Internazionale. L'appuntamento è per domenica 20 marzo, in prima tv.

C'è una teoria secondo la quale tutti noi siamo nati con una piccola quantità di alcol già presente nel sangue e che, pertanto, una piccola ebbrezza possa aprire le nostre menti al mondo che ci circonda, diminuendo la nostra percezione dei problemi e aumentando la nostra creatività. Questa è l’idea vincente dietro il film “Un altro giro” del regista Thomas Vinterberg in onda, in prima tv domenica 20 marzo su Sky Cinema Due alle 21.15 e su Sky Cinema Oscar® alle 21.45. 

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La pellicola è la storia di quattro amici che decidono di vivere la vita perennemente brilli. Siamo a Copenaghen e la scena di apertura è una drinking race, una competizione di bevute dove gli studenti del liceo si sfidano a completare il giro del lago correndo e bevendo una enorme cassa di birre a squadra. C’è chi rischia di svenire, chi vomita, chi vomita e ricomincia a bere, chi è in preda all’euforia contagiosa. Capiamo subito che il bere è un fatto culturale, un rito di passaggio, un accompagnamento ai vari stadi della vita. Certo è che i ragazzi, oramai al di là di ogni inibizione, passano il limite quando, sull’autobus del ritorno, ammanettano un poliziotto che tenta di riportarli all’ordine. Al loro liceo la preside propone quindi al corpo insegnante di mettere in atto una politica di tolleranza zero vero gli alcolici. Peccato che quei quattro di cui si diceva prima, quei quatto intenzionati a vivere la vita perennemente brilli, siano quattro professori. 

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L’idea nasce una sera a cena, dove si festeggia un quarantesimo compleanno e dove i quattro uomini, chi sposato, chi separato, chi solo, arrivano con vari gradi di stanchezza e di disillusione quotidiana. Appannati dagli aggravi della vita adulta: un confronto con i genitori degli studenti per uno, le fatiche dei bambini piccoli non ancora in grado di distinguere sonno e veglia e soprattutto dove fare la pipì per un altro, la solitudine post divorzio per un terzo; decidono di rendersi più brillanti seguendo la  teoria del filosofo danese Finn Skårderud, per cui gli esseri umani nascono con un deficit alcolico, che andrebbe compensato mantenendo una costante percentuale di alcol nel sangue.  Esattamente lo 0,5% quello che potrebbe corrispondere ad uno o due calici di vino. Alla cena elegante dove il sommelier propone un’ apertura di champagne e poi accostamenti di vodka e caviale e poi preziosi rossi, viene stretto il patto segreto e presto la gradazione alcolica, almeno per quella sera, schizza alle stelle . Gli uomini, tra cui quello che seguiamo più da vicino è Martin (Mads Mikkelsen) tirano l’alba, ballano, cantano si intrattengono. Capiamo che siamo in una cultura dove il ristorante di lusso con le rarefatte presentazioni degli alcolici del sommelier, convive con le manifestazioni sguaiate di ubriachezza degli stessi commensali che prima li avevano sorseggiati compostamente. Più avanti la moglie di Martin gli dirà “Non mi importa se ti ubriachi con i tuoi amici, tutto il paese si ubriaca”.

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Eppure, siamo in Danimarca, un paese d’eccellenza, avvolto nella perenne luce del giorno, con le belle case in legno, i boschi alle finestre, i ragazzi che ci tengono a prendere bei voti, anzi ci tengono tanto da farsene una malattia. Un paese dei tanti primati: uno dei quali quello del maggior consumo alcolico pro capita. Un altro giro. Ma quale è il giro di troppo? Perché quella famosa percentuale alcolica nel sangue aiuta i nostri protagonisti. A ritrovare la passione per l’insegnamento, per la propria moglie, ad organizzare una vacanza spontanea, a rendere brillante il coro della scuola che canta a ripetizione inni patriottici, ad essere un coach affettuoso con il più piccolo della squadra di calcio, quello che nessuno lascia giocare. 

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D’altronde “grandi uomini bevevano: pensiamo a Winston Churchill, o Franklin Delano Roosevelt. Hitler d’altra parte era completamente astemio”, osserva Martin, insegnante di storia, con i suoi studenti. Presto Martin è tentato di sperimentare altre soglie alcoliche, presto il giusto stadio di inebriamento, se mai fosse esistita una tale quantità, diventa l’accesso ad altri, tragici livelli di intossicazione. Eppure, Un altro giro non ci conduce dove questa premessa sembra avviarci, non si deposita su una morale facile da raggiungere, non tenta di condannare gli eccessi e nemmeno di regolarizzarli ma ci stupisce con un finale completamente imprevisto. 

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