“Phoenix Rising” è il film docu in due parti in cui l’ex dello shock rocker parla di cosa avrebbe dovuto sopportare negli anni trascorsi assieme a lui. Violenze, minacce, stupri, manipolazioni, feticci di tipo nazista e carni incise per riti di scarificazione . Dal canto suo, Brian Hugh Warner (vero nome del musicista) ha rigettato ogni accusa, denunciando Evan Rachel Wood per diffamazione
Evan Rachel Wood, ex moglie di Marilyn Manson nonché madre di suo figlio, da tempo ha denunciato pubblicamente gli abusi che avrebbe subito da parte dell'ex marito. Oltre a denunciarli pubblicamente in rete, raccontando sui suoi social network il trascorso avuto accanto allo shock rocker, l'attrice statunitense ha voluto far confluire l'intero suo racconto in un documentario.
Si tratta di un film docu in due parti che si intitola Phoenix Rising, diretto dalla regista candidata all'Oscar Amy Berg (West of Memphis, Prophet’s Prey), prodotto da HBO e presentato al Sundance Festival.
Nel documentario Evan Rachel Wood - famosa per la sua interpretazione di Dolores Abernathy nella serie televisiva Westworld - Dove tutto è concesso - ripercorre tutta la storia, tornando al momento dell'incontro con il musicista, che al secolo è Brian Warner. “Nel 2003 Wood ha recitato in Thirteen, un film in cui una teenager scopre sesso, droghe e crimine. Aveva 14 anni. Qualche anno dopo, quand’era maggiorenne, è andata a una festa allo Chateau Marmont di Los Angeles. È lì che Warner l’ha avvicinata per la prima volta. «Ha iniziato a parlare del film, diceva che era un fan e che apprezzava il mio lavoro», spiega Wood nel documentario. «Ha detto che stava lavorando a un progetto, Phantasmagoria, un film su Lewis Carroll e il suo subconscio»”, scrive Rolling Stone USA. “Secondo il documentario, Warner avrebbe usato il progetto mai realizzato di Phantasmagoria come scusa per passare del tempo con Wood (altre donne l’hanno accusato di averle attirate con la stessa tecnica). L’attrice sostiene che Warner le avrebbe chiesto di co-firmare la sceneggiatura. Una notte, a casa sua, ha cercato di trasformare la collaborazione in una relazione. «Ero una ragazzina in una stanza con un 37enne che beveva assenzio», racconta nel documentario. «Dovevo andarmene, ma lui mi ha messo il braccio sulle spalle e ha detto che gli sarei mancata. Non sono riuscita neanche a dire: “Mi mancherai anche tu” che mi aveva già baciato. Mi ha infilato la lingua in bocca. Onestamente, ero sotto shock. Avevo un fidanzato, lo sapeva pure lui. Lui era sposato. Io avevo 18 anni. Non sapevo come reagire. Ero spaventata ed eccitata allo stesso tempo»”, riporta l’edizione americana di Rolling Stone.
Il film parla delle accuse contro Marilyn Manson e di come tutta l'esperienza da lei vissuta l'abbia stimolata a fondare un'organizzazione no profit (la Phoenix Act) finalizzata ad aiutare a sostenere le vittime di abusi domestici.
Circa un anno fa, l'attrice aveva dichiarato: «Marilyn Manson ha iniziato ad approfittarsi di me quando ero adolescente e ha abusato di me in modo orribile per anni». Soltanto poco più di dodici mesi fa Evan Rachel Wood ha finalmente rivelato l'identità dell'uomo di cui parlava da anni, ossia l'uomo che avrebbe abusato di lei nel corso di una relazione. Wood non aveva mai rivelato il nome di chi si celava dietro a quello che lei dipingeva come un mostro. “Nel 2016 Wood si è fatta coraggio e ha raccontato di aver subito abusi, senza fare il nome di Marilyn Manson. È così che è stata invitata a parlare al Congresso in occasione dei lavori sul Sexual Assault Survivors’ Bill of Rights, nel 2018. «Dopo la testimonianza, sono stata contattata da molte donne che erano state abusate dallo stesso uomo, avevano sentito la mia storia e sapevano esattamente di chi stavo parlando, visto che aveva fatto le stesse cose a loro», racconta. «C’erano anche cose online, quando le ho lette ho subito capito che non erano bugie, perché raccontavano la mia stessa storia, parola per parola. È stato come scoprire di aver frequentato un serial killer»”, riporta Rolling Stone USA.
Poco più di un anno fa, Evan Rachel Wood ha fatto il nome di Marilyn Manson.
Da quel momento in poi, tante altre donne hanno mosso le medesime accuse rivolte al cantante, e quattro di loro lo hanno denunciato.
Dal canto suo, Brian Hugh Warner (vero nome del rocker) ha rigettato ogni accusa, denunciando Evan Rachel Wood per diffamazione.
Le accuse
Le accuse che Evan Rachel Wood muove all’ex marito vanno dallo stupro alla minaccia, dalla manipolazione all'imposizione di feticci di tipo nazista, oltre all’obbligo di sottoporsi a rituali di carni incise che fanno parte della cosiddetta scarificazione. “Wood racconta che il cantante l’ha convinta a incidersi una M sulla pelle (la cicatrice si vede nella seconda parte del documentario). «La scarificazione, marchiarsi erano parte della storia», dice lei nella prima parte. «Lui si è inciso una E, era un modo per dimostrare fedeltà e possesso. Io l’ho incisa vicino alla vagina per dimostrargli che gli appartenevo. Era gennaio 2007. Ora vorrei toglierla». Wood accenna anche al “vampirismo”. Succede nella scena in cui l’amica Ilma Gore parla di un patto di sangue con Warner. «Sì, bere sangue era decisamente nelle sue corde», dice Wood”, riporta Rolling Stone USA.
Ciò che racconta l'attrice è un affresco molto drammatico e scioccante, quello che ha fatto da sfondo per anni alla sua relazione con Marilyn Manson, secondo quanto racconta lei.
Nel documentario, che per adesso è uscito soltanto negli Stati Uniti (due giorni fa, il 15 marzo), Evan Rachel Wood racconta di essere stata minacciata dal musicista al fine di impedirle di parlare.
“All’inizio del film, Wood dice di aver ricevuto messaggi anonimi minacciosi affinché non parlasse. Aggiunge che Warner le ha chiesto direttamente di non fare il suo nome. «Una volta ha detto che avrebbe distrutto la mia famiglia, a partire da mio padre. Io ho un figlio, è stato spaventoso. Fare il suo nome senza alcun supporto era un rischio troppo grande»”, riporta l'edizione americana di Rolling Stone. Il famoso magazine, considerato la “Bibbia del rock”, ha portato avanti un'inchiesta relativa alle accuse contro Brian Warner. Dalle testimonianze raccolte, pare che svariate donne abbiano dichiarato che all'inizio della propria relazione con Marilyn Manson, questi avrebbe fatto loro “love bombing”, subissandole di attenzioni e corteggiamenti.
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Il primo stupro di cui Wood accusa Marilyn Manson
Rolling Stone USA scrive che “Manson l’ha «sostanzialmente stuprata» durante le riprese del video di Heart-Shaped Glasses. Wood aveva 19 anni quando ha partecipato al videoclip, una canzone in parte ispirata dalla pedofilia. Warner ha detto di averla scelta perché gli ricordava la locandina di Lolita. «Avremmo dovuto simulare una scena di sesso, ma quando le telecamere sono partite ha iniziato a penetrarmi per davvero», racconta Wood. «Non avevo mai accettato di farlo. Sono una professionista, faccio questo lavoro da una vita e non sono mai stata su un set così poco professionale. Era il caos più totale. Nessuno si prendeva cura di me. È stata un’esperienza traumatica. […] Ero disgustata, come se avessi fatto io qualcosa di cui vergognarmi. Anche la troupe era chiaramente a disagio, nessuno sapeva che fare. Ero stata ingannata e spinta a fare sesso con l’inganno. È quello il primo crimine commesso contro di me, sono stata stuprata in video»”.
L’avvocato di Brian Warner, Howard King, nega che quel rapporto sessuale sia avvenuto: «Brian non ha mai fatto sesso con Evan su quel set e anche lei lo sa», ha dichiarato il legale che difende Marilyn Manson.
Oltre a quel primo presunto stupro (diciamo presunto perché per adesso è doveroso il beneficio del dubbio, dato che la legge non si è ancora espressa in maniera inequivocabile), Wood nel documentario parla di quando l'ex avrebbe incominciato ad abusare di lei a livello fisico. È stato in tour. «Aveva dei problemi alla gola», racconta Evan Rachel Wood nel film. «Così un medico gli ha prescritto il Vicodin liquido, lui si è bevuto quasi un’intera bottiglia. Eravamo sul bus, dopo lo show, e non sapeva dove fosse. Mi faceva paura, era violento e tirava cose. Così ho pensato: ora entrerà la sicurezza e gestirà la situazione. E invece non è arrivato nessuno. […] Siamo andati in hotel, il bus era parcheggiato, Manson mi ha presa per il braccio e mi ha trascinata davanti a tutti. Mi ha tirata per il braccio fino a dentro l’hotel, nessuno ha mosso un dito. Siamo arrivati in camera e ha iniziato a urlare e sfasciare tutto. Io guardavo i membri della crew come per dire: non lasciatemi da sola, aiutatemi. Quando ha iniziato a chiudere la porta lentamente, ho pensato: no, no, no, non potete lasciarmi qui. C’era un tizio, pensavo fosse mio amico. Eravamo in tour insieme da mesi. Ha scosso la testa e chiuso la porta. È lì che ho capito che non ero al sicuro».
Il documentario parla anche di un altro tipo di violenze, ossia gli stupri notturni. “Wood dice che le droghe erano una costante della relazione con Warner. Nel documentario racconta che le metteva della metanfetamina tra i farmaci che doveva prendere. Le dava anche pillole per dormire. È così che, secondo Wood, ha iniziato a violentarla. «Se mi svegliavo avevo la prontezza di pensare: ok, fai finta di dormire, non ti muovere», racconta. «Restavo immobile finché non aveva finito. E poi, lo giuro su dio, mi spostava la gamba e usciva dalla stanza»”, riporta Rolling Stone USA.
A causa delle presunte violenze notturne subite dalla donna, si è instaurata una gravidanza indesiderata. Era il 2011 e l'attrice stava recitando nella serie televisiva Mildred Pierce quando ha scoperto di essere incinta. Di quel capitolo buio della sua vita, un difficile periodo in cui l'attrice dice di aver pensato al suicidio, così parla: «Sin dal principio della relazione, aveva problemi coi contraccettivi. Li ho provati tutti, ma non ce n’era mai uno che gli andasse bene. In buona sostanza, non voleva che li usassi. Si rifiutava anche di mettere il preservativo, pretendeva sesso a comando e se mi fossi rifiutata avrei avuto grossi problemi. E non hai modo di pensare a un contraccettivo quando qualcuno ti penetra mentre dormi, ma comunque cercavo di evitare una gravidanza. Usavo spermicidi e cose del genere, ma non hanno funzionato. Lui ha subito voluto che abortissi. Ero spaventata e triste. Ovviamente credo che una donna abbia il diritto di decidere, ma questo non significa che non sia stato devastante. Subito dopo [l’aborto], mi ha chiesto di cucinare la cena. Ricordo di aver pensato: ma io devo riposare… a lui non importava»..
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Wood racconta nel documentario che Marilyn Manson “diceva sempre che Hitler era stata la prima rockstar. […] Pensava che avesse stile, che fosse eloquente e sapesse come manipolare le masse. Ne era ossessionato. Aveva ogni tipo d’armamentario e feticcio nazista. Io pensavo fosse ironico, ero convinta che fosse una trovata, che voleva usare le immagini naziste e ribaltarle su di lui. Aveva il rossetto ed era una rockstar, pensavo fosse una sorta di satira su Hitler e il nazismo”. Queste le parole di Evan Rachel Wood, di madre ebrea. Racconta che Warner prendeva in giro le sue origini ebraiche. Si sarebbe tatuato parecchie svastiche e anche durante la loro relazione avrebbe comprato numerosi oggetti nazisti. «A un certo punto, vicino al lato del letto dove dormivo, aveva scritto “Kill all the Jews” sul muro. Ora non mi sembra più tanto divertente. Dov’è il confine tra assumere un ruolo ed essere un vero nazista?», racconta Wood nel film Phoenix Rising.
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Le accuse di non rispettare la privacy e ricattare
Dopo accuse pesanti come quelle di cui abbiamo parlato finora, quest'altro tipo di accuse forse non sciocca più di tanto, benché si tratti anche in questo caso di cose assai gravi.
Ricordiamo che - sia per quanto riguarda le accuse riportate nei precedenti paragrafi sia per quanto riguarda queste - sono da considerare come presunte, aspettando che la legge faccia il proprio corso ed emetta un verdetto finale.
La presunta accusa che riportiamo ora non viene da Wood (che comunque ha confermato tutto) bensì dall'ex assistente di Marilyn Manson, Dan Cleary. «Se ti connettevi al suo wi-fi, aveva le tue info e poteva clonarti il telefono o il computer», sostiene Dan Cleary.
Evan Rachel Wood avrebbe confermato e anche aggiunto: «L’ho visto entrare nei computer degli altri e prendere informazioni per ricattarli. È entrato nel mio computer e nei miei account social, controllava ogni mia mossa».
Infine Wood accusa l'ex compagno pure di ricatto. Pare che il musicista costringesse gli altri a pronunciare parole irripetibili, a fare dichiarazioni sui nazisti e via dicendo al fine di avere del materiale per ricattarli.
Le donne che si sono unite al coro MeToo incominciato da Wood, dichiarando che Marilyn Manson avrebbe fatto la stessa cosa anche nel loro caso, hanno raccontato durante le indagini che il rocker avrebbe cercato informazioni sul loro conto con l'obiettivo di poterle ricattare.
La sua ex ne parla nella seconda parte del documentario Phoenix Rising. «Le tre cose principali che usava per non far parlare gli altri erano foto di nudo, droghe e i video in cui ti faceva dire la parola con la n. Tutto iniziava con: ‘Oh, è ironico, è satira sui nazisti’. E io sentivo di doverlo fare per dimostrare la mia fedeltà», racconta Evan Rachel Wood.