Il cineasta afroamericano è stato fermato dalla polizia di Atlanta dopo essere stato scambiato per un rapinatore in una filiale della Bank of America. L’episodio risalirebbe allo scorso gennaio. A raccontarlo è stato lo stesso Coogler a Variety affermando che " questa situazione non sarebbe mai dovuta accadere"
Da regista affermato ad essere scambiato per rapinatore di banche. Sembra incredibile ma è quello che è accaduto a Ryan Coogler, tra i più promettenti cineasti afro-americani di Hollywood, già dietro la macchina da presa del pluripremiato “Black Panther”. L'incidente in una filiale della Bank of America risale allo scorso gennaio, ma solo ora Coogler, ne ha parlato pubblicamente con Variety.
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"Non sarebbe mai dovuto succedere. Ma Bank of America ha collaborato e abbiamo chiuso il capitolo", ha detto il 35enne regista che si era recato in banca come un normale cliente. Berretto in testa, occhiali da sole e maschera anti-Covid, Coogler aveva dato al cassiere il foglietto che si usa per ritirare fondi da un conto e una annotazione sul retro: "Vorrei 12 mila dollari dal mio conto corrente. Contate le banconote altrove per favore. Vorrei essere discreto". Il cassiere aveva temuto una rapina quando l’entità dei fondi richiesti aveva fatto scattare un allarme sul sistema bancario. Informato il capo della filiale, aveva chiamato la polizia. Coogler era stato ammanettato e con lui erano state fermate altre due persone che lo aspettavano in un Suv fuori dalla banca. Bank of America ha poi fatto mea culpa. Coogler si trovava ad Atlanta per le riprese di "Black Panther: Wakanda Forever" che dovrebbe uscire a novembre. di quest'anno
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L'incidente non è però il primo in cui celebrità nere finiscono senza ragione nei guai con i rappresentanti della legge: come quando Oprah Winfrey a Zurigo, cercando di comprare una borsa di Tom Ford, fu presa per una taccheggiatrice, o Danielle Watts, l'attrice di "Django Unchained" di Quentin Tarantino, fu scambiata a Los Angeles per una prostituta mentre era in macchina con il fidanzato. Nel 2009 a Boston, Henry Louis Gates, luminare degli studi afro-americani a Harvard, venne arrestato mentre cercava di entrare in casa dopo un lungo viaggio: essere neri provoca malintesi. Il caso Gates finì alla Casa Bianca costringendo l'allora presidente Obama, che fino allora aveva schivato il tema, ad ammettere che l'America aveva ancora, a dispetto della sua elezione, un problema di razzismo.