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Festival di Venezia 2021, Sundown: la recensione del film con Tim Roth

Cinema

Paolo Nizza

L'imprevedibilità della vita in un feroce dramma ambientato ad Acapulco e diretto dal regista Michel Franco SEGUI LA DIRETTA

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“Messico e nuvole/La faccia triste dell'America/Il vento soffia la sua armonica/Che voglia di piangere ho”, cantava Paolo Conte. Ma pure per l’Inghilterra, l’allegria non abita qui negli Estados Unidos Mexicanos. Cosi dopo il Leone d’Argento nel 2019 con Nuevo Orden, Michel Franco torna al Lido per presentare in concorso alla 78.ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia  (LA DIRETTA - LO SPECIALE),  Sundown. Una storia tragica con protagonista una famiglia britannica in vacanza ad Acapulco a cui il mondo non pare essere amico e nemmeno le sue leggi, come scriveva William Shakespeare.

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Sundown, il braccio violento del Messico

In un’epifania di realismo magico, Sundown gioca con l’apotropaico e i suoi simboli. Animali totemici si palesano come oracoli di sventura: dai pesci boccheggianti su cui si apre il film per finire come  maiali che paiono dipinti da un Rembrandt in crisi di panico. Si parte con un non luogo, ossia, il resort lussuoso ad Acapulco. Certo potrebbero essere ovunque i lattiginosi e facoltosi componenti della famigliola made in England. E solo il cocktail, in questo caso Il Margarita, echo en Mexico a determinare latitudine e longitudine della vacanza. Ma neppure l’ossequioso e solerte personale dell’albergo, tutti rigorosamente in sobria uniforme, può proteggerti dalla vita e dalle sue tragedie. Tra spiedini di picanha e capesante al limone, il destino si compie e nessuno può farci niente. La vita e breve come dice il borracho sulla spiaggia. Sicché goditela, perché arriverà la morte e avrà i tuoi occhi, o quelli di qualcuno che ha il tuo sangue.

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Tim Roth l'antieroe di Sundown

Tim Roth, in sandali, t-shirt, in bermuda e perpetua barba di tre giorni è il confuso e talvolta felice, antieroe di Sundown. Smagato, balbettante, Tim consuma birre e pesos alla ricerca di un tempo perduto e probabilmente mai trovato. Fassbinder diceva: “Se hai l’amore in corpo non serve giocare a flipper”. Sicché, Roth molla tutto e abbraccia il mondo. Ma il Messico, fuori dai circuiti turistici, non è Disneyland. In questo Paese la violenza scorre a fiumi, più della tequila. Non siamo più nell’Acapulco di Sinatra e Presley. E Lo capirà anche il personaggio interpretato da Charlotte Gainsbourg: tutto finisce. Restano gli abbracci spezzati, gli amori ancillari e soprattutto l’oceano. Per citare i versi di Charles Baudelaire: “Uomo libero, sempre avrai caro il mare".

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Sundown, la trama del film

Dal regista e sceneggiatore Michel Franco arriva una scossa improvvisa e ricca di suspense: Alice e Neil Bennett sono il cuore di una ricca famiglia inglese, in vacanza ad Acapulco con i giovani Colin e Alexa, finché un’emergenza arrivata da lontano non interrompe il loro viaggio. Quando si sconvolge un saldo ordine familiare, vengono allo scoperto tensioni inaspettate.