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I Delitti del Barlume: Tana libera tutti, un'indagine in lockdown

Cinema sky cinema

Paolo Nizza

Tra improbabili samurai e fascinose insegnanti di spagnolo, tra social e videochiamate,  la seconda storia de I Delitti del Barlume è una originale commedia gialla che gioca con ironia con i limiti imposti dalla quarantena 

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“Lo sentite il rumore delle onde sotto il vostro bar preferito e il vento che vi scompiglia i capelli? Bene: basterà ordinare i nostri birrini o sprizzini o succhini e insieme a questi vi porteremo direttamente a casa vostra il profumo del vostro amato Barlume”.

Parola di Beppe Battaglia (Stefano Fresi), che sulle orme delle “Bollicine” di Vasco Rossi apre la puntata  (QUI LO SPECIALE ) con un “Piccolo Spazio Pubblicità”. Perché la Quarantena è sbarcata a Pineta. Quindi, anche nell’amena e ridente località balneare impera il lockdown, sicché, ogni locale deve adeguarsi alla legge dell’asporto e delle e consegne a domicilio. E l’importante è possedere la banda larga, la fibra, al limite un dopino 56K e soprattutto un vincente marketing creativo, sempre che ognuno si faccia i giga propri. Se nella prima storia, 2Mare Forza Quattro”, l’emergenza Covid (QUI TUTTI GLI AGGIORNAMENTI) era il palo della Banda, insomma un comprimario, in “Tana libera tutti”, il Virus è il boss, il mammasantissima che impone a tutti di starsene chiusi in casa. Con acume, tatto e tanta ironia, la produzione Sky riesce a divertire, sfornando un giallo che sfuma nella commedia, ai tempi della pandemia. Per usare le parole di Charlie Chaplin: “Ridere fa bene, ridere degli aspetti più sinistri della vita persino della morte.”

Non a caso questo episodio de I Delitti del Barlume ruota intorno a Paolo Pasquali, il personaggio interpretato dal grandissimo Corrado Guzzanti, forse il più esilarante di tutti

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Come in un puzzle, e al ritmo mozartiano di un’opera buffa (adagio, ma con brio) tutti i tasselli del puzzle trovano il loro posto e l’enigma, infine verrà risolto. Questa volta il merito va diviso tra tutti i personaggi del Barlume. A partire dagli immarcescibili componenti del quartetto uretra, ovvero Aldo, Pilade, Gino ed Emo. Gli arzilli vecchini si cimentano addirittura nella lettura degli ideogrammi giapponesi, incisi su una katana, la letale spada cara ai Samurai e alla “Sposa di Kill Bill”. Ma senza il prezioso aiuto della Tizi (Un’Enrica Guidi sempre più in parte) il rebus sarebbe rimasto insoluto. La volitiva mamma del piccolo Ampelio non sarà un Iginio Massari quando si tratta sformare torte deliziose, tuttavia alle prese con i I kanji, l’Afrodite di Pineta non ha nulla da invidiare a Marco Malvaldi, che il giapponese lo parla davvero.

E anche la polizia non resta a guardare. Nonostante la commissaria Vittoria Fusco sia “ai domiciliari” a causa dei comportamenti impropri di Tassone che nel precedente episodio l’abbracciata vigorosamente, l’inchiesta procede, mentre Cioni e Govoni fanno del loro meglio o del loro peggio che poi è lo stesso) Il Viviani e Beppe mettono a servizio le loro competenze informatiche. Insomma il colpevole alle ore contate.

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Al netto della trama, la forza di questa storia è aver trasformato i limiti in opportunità. Attraverso il filtro strumenti come Skype, zoom e cellulari, Roan Johnson si diletta a ironizzare su alcune delle situazioni generate dalla quarantena.

Dagli inappagati desideri erotici che in molti hanno soddisfatto attraverso internet e le sue risorse. ai cocktail a domicilio creata dal Marchino, il bartender che viene da Berlino), l’episodio ci mostra squarci di una surreale quotidianità che tutti abbiamo vissuto. Non a caso la canzone scelta per titoli di coda è nel Blu dipinto di Blu, una pietra miliare assai gettonata durante i flashmob dai balconi.

Certo il desiderio degli eroi del Barlume di tornare al più presto alla vita prima del Covid è pure il nostro quel Tana libera tutti pronunciato da Pilade, lo vorremo poter gridare anche nella realtà e non solo seduti a Pineta con gli occhiali da sole perché siamo stati troppo tempo chiusi nelle nostre case.

Probabilmente non basterà il magico ferro di cavallo del capo della polizia a risolvere  a breve la situazione e dovremmo continuare a bere l’amaro calice, che in questo caso ha il sapore del drink Quarantine (uno spritz fatto male). Ma non basta un pessimo drink a cancellare la speranza. Nel frattempo godiamoci questo episodio grondante divertimento e “sentimentalite” come chiosa Alessandro Benvenuti. La commedia serve a questo. E la risata,  Feodor Dostoevskij insegna, “è il metro più affidabile della natura umana”.

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