In pieno periodo natalizio, nel dicembre 1980, arrivava in Italia uno dei film più inquietanti di sempre: ecco alcune curiosità che forse non conoscevate. E martedì 22 dicembre alle 22:15 non perdetevi il documentario "Kubrick by Kubrick" su Sky Arte
Il 22 dicembre 1980, all'inizio delle vacanze di Natale di un anno terribile e contraddistinto da stragi e tragedie di ogni tipo, usciva nelle sale italiane un film perfettamente in tono con l'atmosfera generale: Shining, undicesimo lungometraggio di Stanley Kubrick, il primo così marcatamente horror. Nonché uno dei film più commerciali della sua intera filmografia, con cui Kubrick intendeva riprendersi dall'insuccesso di pubblico di Barry Lyndon, pellicola sontuosa e adorata dalla critica, che però aveva incassato solo in Francia.
Dunque la scelta cadde su un autore “di moda” come Stephen King che a Hollywood si era già fatto conoscere qualche anno prima per Carrie (di Brian De Palma) e nel 1977 aveva dato alle stampe il voluminoso romanzo di uno scrittore in crisi creativa che sprofonda nell'abisso del Male insieme alla moglie e al figlioletto, dotato di poteri paranormali e in grado, in qualche modo, di opporsi alla forza demoniaca di cui è preda lo sventurato Jack Torrance man mano che la storia procede. Il film aderisce molto poco al testo originale, modificandone aspetti sostanziali, eliminando numerosi personaggi, valorizzandone degli altri e cambiando radicalmente il finale "esplosivo" del libro.
I grandi analisti dell'opera omnia kubrickiana hanno scritto pagine spesso molto tiepide su Shining: uno dei suoi maggiori esperti, il francese Michel Chion, lo definisce senza mezzi termini il suo film peggiore, criticandone pesantemente persino gli aspetti tecnici, quelli in cui Kubrick è maestro indiscusso: discute per esempio il montaggio del suono o la ridondante pesantezza di certi passaggi troppo didascalici, o al contrario il progressivo deragliamento della sfera spazio-temporale, con i deliranti cartelli con cui si passa da “mercoledì” a “ore 16” senza alcuna soluzione di continuità. Ad ogni modo, il successo planetario di Shining non è in discussione, così come l'immediata e universale riconoscibilità di certe citazioni e certi momenti. Anche lo sviluppo frammentario e contraddittorio di molti passaggi (per esempio, non sappiamo che fine facciano Wendy e Danny dopo essere scappati), aumenta la dimensione inquietante e alienante, unica nel suo genere, di Shining: un horror stranissimo, che fa paura pur essendo quasi “piatto” nelle luci, nell'atmosfera, nella presentazione degli eventi. Ecco alcuni segreti e curiosità sul film che forse non conoscete (per esempio, non vi parleremo del fatto che i titoli di coda della versione originale di Blade Runner furono girati da materiale di scarto di Shining, perché dai, è una cosa che ormai sanno tutti!). Per i fan di Kubrick o per chi vorrebbe saperne di più, martedì 22 dicembre alle 22:15 andrà in onda Kubrick by Kubrick, con aneddoti e considerazioni sul mestiere del regista direttamente dalla voce del grande Stanley.
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Il direttore
Tra le centomila teorie sorte attorno a Shining, molte delle quali sconfinano nel complottismo e nel cospirazionismo, merita una citazione quella secondo cui il direttore dell'Overlook Hotel Stuart Ullman, affabile e sorridente, sia modellato a immagine e somiglianza di John Fitzgerald Kennedy. La somiglianza fisica è in effetti notevolissima, così come la bandierina degli Stati Uniti che non ci aspettiamo di trovare su una comune scrivania di un comune ufficio di un direttore d'hotel. È interessante notare come Kubrick ne stravolga la fisionomia rispetto al libro, dove Ullman è un uomo piuttosto meschino che detesta Torrance (è costretto ad assumerlo su pressione di un grosso finanziatore dell'hotel) e finisce anche ucciso in un incidente d'auto, mentre Kubrick lo fa uscire di scena dopo pochi minuti.
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Complotto!
La politica rientra dalla finestra per altri due famosi dettagli abbondantemente sviluppati per esempio nel documentario Room 237, che tra il serio e il faceto analizza tutte le principali teorie nate negli anni attorno a Shining. Conoscendo la maniacale attenzione ai dettagli di Kubrick, è un caso che Danny indossi un maglioncino con su ricamato un disegno dell'Apollo 11 mentre sua madre gli scopre lividi e ferite sul collo? Non sarà forse un riferimento alla diceria di Kubrick come regista del “finto” sbarco sulla Luna del luglio 1969? E qual è il senso della digressione, un po' buttata lì, sul fatto che l'Overlook sia stato costruito tra il 1907 e il 1909 su un antico cimitero indiano? Ed è casuale l'assonanza della parola murder al contrario, ovvero la parola redrum scritta col rossetto da Danny sulla porta del bagno, con il red drum, ovvero il tamburo rosso suonato dagli indiani d'America come strumento di battaglia? E così via...
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A spasso con Danny
Il maggior prodigio tecnico di Shining è certamente l'uso della steadicam per pedinare Danny e il suo triciclo per i corridoi dell'Overlook, dove il senso di realtà della scena è accresciuto dagli effetti sonori: il rumore si fa ovattato ogni volta che il triciclo passa sopra un tappeto. Ma contrariamente a quel che si crede, Shining non è il primo film che fa uso di questa nuova tecnologia: per stare sui film più famosi, la si trova anche nel primo Rocky con Sylvester Stallone e ne Il maratoneta, per seguire e accompagnare Dustin Hoffman durante il footing.
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Un libro nel film
Abbiamo visto che Jack Torrance è uno scrittore in crisi d'ispirazione che passa le sue giornate a battere a macchina senza uno scopo: ma a che libro starebbe lavorando? Diverse fonti raccontano che a Kubrick era venuto in mente di integrare il testo originale di King aggiungendo la sotto-trama di un album di ritagli di giornale ritrovato da Jack nella caldaia dell'Overlook, uno spunto per un romanzo su una specie di “storia maledetta dell'America”. L'idea fu poi accantonata, ma quell'album compare nel film in almeno due scene: appoggiato sul tavolo di lavoro di Jack, e addirittura aperto nella scena in cui Jack Nicholson urla nel sonno in preda a uno spaventoso incubo.
Il mattino ha l'oro in bocca
è noto che Kubrick pretendesse di valutare e approvare i minimi dettagli anche delle versioni internazionali delle sue opere: per esempio, sceglieva spesso i doppiatori in lingua straniera. Nel caso di Shining, fu lui a scegliere per ogni lingua la frase che più di altre evidenzia la follia di Jack Torrance, senza che avesse per forza attinenze con la frase originale, che era All work and no play makes Jack a dull boy (Lavorare senza giocare rende Jack un bambino stupido”). Si arriva così al celebre “Il mattino ha l'oro in bocca” della versione italiana, che in francese diventò “Un «Tiens» vaut mieux que deux «Tu l'auras» (un “tieni” vale più di due “lo avrai”). In spagnolo è No por mucho madrugar amanece más temprano” (Anche se ti svegli in anticipo, non farà giorno prima), mentre in tedesco la frase prescelta fu Was Du heute kannst besorgen, das verschiebe nicht auf Morgen (“Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”), più rispettosa della psiche distorta di uno scrittore in crisi d'ispirazione.
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Che fine ha fatto?
Il piccolo Danny Lloyd è sicuramente uno degli attori-bambini più famosi della storia del cinema, ma che fine ha fatto negli ultimi quarant'anni? Nato a Chicago il 13 ottobre 1972, da allora ha recitato esclusivamente in un film tv del 1982 (Will: The Autobiography of G. Gordon Liddy) e ha lasciato la recitazione molto presto. Stando a un'intervista rilasciata nella scorsa primavera, oggi ha quattro figli ed è un insegnante di biologia in una scuola di Elizabethtown (Kentucky), ha ottimi ricordi di quei mesi passati sul set ed è probabilmente l'unico uomo sulla Terra a non associare Shining a immagini di angoscia o spavento: “Ogni volta che lo rivedo, per me è come riguardare un filmino di famiglia”.
Il finale
Degli ultimi minuti di Shining avevamo parlato lo scorso 4 luglio, in occasione del 99° anniversario del “party del 4 luglio 1921” (e quindi l'anno prossimo saranno cent'anni esatti!) a cui risale l'enigmatica foto in bianco e nero che amplifica a dismisura il mistero del finale del film. Qui ritrovate tutta la storia.
La citazione
Qual è la battuta più famosa di Shining? Probabilmente "Sono il lupo cattivo!", sibilato da un Jack Nicholson ormai fuori di sé affacciandosi alla porta appena abbattuta a colpi d'ascia, rivolto alla moglie terrorizzata e armata solo di un coltellaccio. La versione doppiata da Giancarlo Giannini fa riferimento alla fiaba di Cappuccetto Rosso e cambia così il senso e i riferimenti dell'originale, in cui Nicholson citava prima "I tre porcellini" e poi urlava "Here's Johnny!". Chi è Johnny? Non un personaggio delle favole, ma il popolare Johnny Carson, famoso anchor-man della tv USA degli anni Settanta il cui Tonight Show sulla NBC si apriva, appunto, con le parole "Here's Johnny!" urlate dallo speaker Ed McMahon.