Spike Lee, un corto in memoria anche di George Floyd: "La storia smetterà di ripetersi?"

Cinema

Denise Negri

Spike Lee ha presentato alla CNN un piccolo cortometraggio con immagini tratte dal suo film "Fa' la cosa giusta" alternate alle immagini delle uccisioni di Garner e Loyd. Il regista non è nuovo a prese di posizioni nette a favore della comunità afroamericana negli Stati Uniti

"I can't breathe", le star sui social. FOTO

 

Ha protestato alla sua maniera e ha detto quello che pensa usando il mezzo che più gli è congeniale. Spike Lee ha realizzato poco meno di due minuti di video intitolato "3 Brothers-Radio Raheem, Eric Garner And George Floyd". Lo ha presentato durante un'intervista alla CNN all'interno di un approfondimento legato alle rivolte che non si palcano in tutti gli Stati Uniti dopo l'uccisione di George Floyd a Minneapolis avvenuta lo scorso 25 maggio.

 

"LA STORIA SMETTERA' DI RIPETERSI?"

Le immagini sono un montaggio alternato tra il suo film "Do the right thing" (Fa' la cosa giusta) del 1989 in cui uno dei personaggi protagonisti Radio Raheem muore dopo uno scontro con la Polizia e quanto accaduto ad Eric Garner nel 2014 a Staten Island, New York, e a George Floyd a Minneapolis, una manciata di giorni fa. Sono loro i tre fratelli del titolo di questo piccolo film che il regista premio Oscar ha aperto con la scritta "Will History Stop Repeating Itself?" (La storia smetterà di ripetersi?). Famoso per avere sempre difeso i diritti della comunità afroamericana negli Usa, anche in questa occasione Spike Lee non si è tirato indietro: " Come fa la gente a non capire il perché di queste reazioni? - ha detto alla CNN-  Quello che vediamo in questi giorni lo abbiamo visto nelle rivolte degli anni '60, con l'assassinio di Dr King...la gente reagisce in questo modo perché vuole essere ascoltata. Vediamo ripetere queste cose ancora e ancora e ancora. Il punto è uno - conclude Lee-  questo Paese è costruito sui corpi dei neri uccisi".

1619

 

Spike Lee ha anche spiegato perché spesso si è mostrato in pubblico indossando cappello, felpa o maglietta con la data 1619 (anno in cui generalmente viene indicato l'inizio della schiavitù negli Stati Uniti con l'arrivo dei braccianti a Jamestown, in Virginia): "La fondazione di questo Paese - ha detto- si basa sul furto della terra ai nativi, sul genocidio e sulla schiavitù. Non sto giustificando o perdonando le azioni di questi giorni, sto dicendo che capisco perché le persone hanno reagito in questo modo" ha concluso.

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