Ora al cinema con “Il ladro di giorni”, Riccardo Scamarcio è un sex symbol e un attore amatissimo, cercato anche dal cinema internazionale
Il 6 febbraio esce al cinema “Il ladro di giorni”. Un film profondo, che racconta del viaggio di un papà e di suo figlio che per anni si sono persi di vista; il padre è stato in carcere, ed è ora deciso a recuperare il rapporto con quel ragazzino che - del genitore - in fondo non conosce nulla.
La pellicola segna il ritorno sullo schermo di Riccardo Scamarcio, qui chiamato ad interpretare un ruolo difficile e profondo. Ma com’è cambiato l’attore negli anni?
Gli esordi e l’elezione a sex symbol
Nato ad Andria, Riccardo Scamarcio è un adolescente ribelle, che odia la scuola e insegue il sogno della recitazione. Dopo il diploma in ragioneria si trasferisce a Roma, per studiare presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Esordisce con piccoli ruoli in tv, si fa notare nel film “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana e raggiunge la fama con il film “Tre metri sopra il cielo”, tratto dall’omonimo romanzo di Federico Moccia.
È questo film a lanciarlo, trasformandolo in uno tra gli attori più richiesti della sua generazione. Ma, soprattutto, eleggendolo a sex symbol. Un’esperienza, quella di “Tre metri sopra il cielo”, che l’attore ha ricordato così: «Ho creduto tantissimo nel personaggio che interpretavo e posso dire che avevo ragione: avevo 20 anni, potevo fare film che piacessero ai ragazzi. Le critiche le avevo messe in conto. Ma non pensavo potesse essere così violenta come cosa. Dall’interno, a vent’anni, rischi di perdere la testa. Però ce l’abbiamo fatta fino a qui, la mia passione per il cinema è la cosa a cui mi sono aggrappato, è una passione autentica, la mia ambizione era mossa da una sostanza».
Poi si innamora, e tutto cambia. Nel 2006, sul set di “Texas”, conosce Valeria Golino. A dispetto della differenza d’età, i due diventano inseparabili. La loro storia finirà solo nel 2016, lasciando delle ferite indelebili nell’attore: «È una sconfitta. È una cosa estremamente dolorosa dalla quale non sono ancora guarito», ha dichiarato Scamarcio nel corso dell’intervista. Perché lui è uno che all’amore ci crede (bacio con Clizia Incorvaia, ex del suo migliore amico, a parte).
Una carriera impegnata
Dopo il bello e dannato di “Tre metri sopra il cielo”, Riccardo Scamarcio ha lavorato coi più grandi registi italiani (e non solo): Daniele Lucchetti lo dirige in “Mio fratello è figlio unico”, Giovanni Veronesi in “Manuale d'amore 2 - Capitoli successivi”, Abel Ferrara in “Go Go Tales”, Ferzan Özpetek lo sceglie come protagonista del suo “Mine vaganti”, Pupi Avati lo vuole per il suo “Un ragazzo d’oro”.
Nel 2013, l’esordio come produttore: il film è “Miele”, per la regia di Valeria Golino. Contemporaneamente inizia a lavorare per produzioni internazionali, da “To Rome with Love” di Woody Allen a “Third Person” di Paul Haggis, da “Effie Gray - Storia di uno scandalo” di Richard Laxton a “Il sapore del successo” di John Wells, testimonianza di una carriera ormai inarrestabile.