I migliori film di Paolo Calabresi

Cinema

Attore e conduttore, noto per le sue imitazioni, le serie tv e la partecipazione a “Le Iene”, ha preso parte a moltissimi film, nazionali e non

Attore e conduttore romano classe 1964, Paolo Calabresi - ora al cinema con “Appena un minuto” - ha preso parte a numerose serie televisive, da “R.I.S. - Delitti imperfetti” a  “Distretto di Polizia” e “La squadra”.

Entrato a far parte della famiglia de “Le Iene” su Italia 1 nel 2008, ha negli anni preso parte anche a moltissimi film: il debutto sul grande schermo risale al 1994 con “Cuore cattivo” di Umberto Marino, a cui seguono piccoli e grandi ruoli in film diretti da registi come Carlo Vanzina, Daniele Vicari, Paolo Genovese e Giuseppe Tornatore. Ecco i più famosi.

“Il talento di Mr. Ripley” (1999)

Diretto da Anthony Minghella e liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Patricia Highsmith, “Il talento di Mr. Ripley” vede Paolo Calabresi recitare al fianco di artisti del calibro di Matt Dillon, Gwyneth Paltrow, Jude Law, Cate Blanchett e Philip Seymour Hoffman.

Il film racconta la storia di Tom Ripley, giovane pianista americano ingaggiato da un armatore affinché convinca il figlio Dickie a tornare negli Stati Uniti, lasciando il suo esilio dorato in Italia. I due diventano amici, sino a quando Dickie non si stanca della presenza troppo opprimente di Tom: quando il primo muore durante una gita in barca, Ripley decide di assumere la sua identità. Una scelta, questa, che lo porterà a compiere gesti anche estremi.

“Boris – Il film” (2011)

Tratto dall’omonima serie televisiva, “Boris - Il film” racconta la storia di René Ferretti, regista che - dopo molti brutti film - decide di lasciare il mondo del cinema. Quando è convinto di essere ormai fuori dal giro, l’amico Sergio gli annuncia di essere riuscito ad ottenere i diritti del best seller d'inchiesta “La casta”. Dopo mille vicissitudini, licenziamenti e nuovi arrivi, infarti e dipartite, si scopre che - in realtà - il progetto di quel film non era mai stato approvato dalla rete televisiva. E quel film d’inchiesta diventa un incredibile cinepanettone.

“Diaz – Don’t Clean Up This Blood” (2012)

Diretto da Daniele Vicari e incentrato sui fatti del G8 di Genova, “Diaz - Don't Clean Up This Blood” prende il nome dalla scuola di Genova, tristemente nota per la violenta irruzione della polizia avvenuta la sera del 21 luglio 2001, al termine dei lavori della conferenza del G8 di Genova. Paolo Calabresi recita nei panni di Francesco Scaroni, e divide il set con numerosi volti noti del cinema italiano, da Claudio Santamaria a Elio Germano.

“Smetto quando voglio” (2014, 2017, 2018)

Diretto da Sydney Sibilia, “Smetto quando voglio” è un film del 2004 seguito da “Smetto quando voglio - Masterclass” e “Smetto quando voglio - Ad honorem”.

Il ricercatore Pietro Zinni (Edoardo Leo), nonostante le sue geniali scoperte, non ottiene il finanziamento dell’università e, anzi, viene licenziato. Così, lui che è un “secchione” e che ha sempre studiato, si trova impreparato alla vita: recluta i suoi migliori ex colleghi (divenuto l’uno un benzinaio, l’altro un lavapiatti, l’altro ancora un giocatore di poker) e decide di trasformare il gruppo in una strampalata banda di criminali. Grazie alle loro menti, soldi e potere, donne e successo arrivano. Ma gestirli non sarà semplice…

“Tutta colpa di Freud” (2014)

Diretto da Paolo Genovese, “Tutta colpa di Freud” racconta la storia di Francesco (Marco Giallini), analista cinquantenne separato e con tre figlie: la lesbica Sara, che torna dagli Stati Uniti decisa a diventare etero dopo l'ennesima delusione d’amore, Marta, che gestisce la libreria del nonno, e la diciottenne Emma, amante di un cinquantenne sposato.

Una famiglia incasinata, ma in cui regna l’amore. Tanto che Francesco arriva a rinunciare all’unica donna che abbia mai amato per salvare Emma da una relazione che l’avrebbe solo fatta soffrire.

“La corrispondenza” (2016)

Film diretto da Giuseppe Tornatore, “La corrispondenza” narra le vicende di Amy Ryan, studentessa fuori corso di astrofisica che si mantiene facendo la stuntwoman. Impegnata in una relazione a distanza con il il professor Edward Phoerum, lo vede una volta ogni diversi mesi e - durante quello che doveva essere il loro ultimo appuntamento - scopre che in realtà Edward è morto.

Inspiegabilmente, Amy continua però a ricevere i suoi messaggi: il professore ha creato infatti una rete di complici per poter ugualmente essere presente nella vita della ragazza, trasformando la corrispondenza in qualcosa di surreale. Amore o attaccamento morboso?

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