Quentin Tarantino, 5 cose che forse non sapevi sul regista americano

Cinema

Andrea Cominetti

Tarantino

Nell’attesa di poter ammirare sul grande schermo la sua ultima fatica cinematografica, ecco qualche notizia sul regista

Il 27 marzo 2019 Quentin Tarantino, il più pulp dei registi, compie 56 anni. E li può festeggiare forte del successo del teaser trailer del suo nuovo film, «C’era una volta a… Hollywood», che ha fatto incetta di visualizzazioni.

Nell’attesa, quindi, di poter ammirare sul grande schermo la sua nuova fatica cinematografica, ecco cinque curiosità che lo riguardano.

Lo studio da autodidatta


Nonostante il suo primo grande successo coincida anche con il suo debutto in un lungometraggio (con la pellicola «Le Iene», presentata con successo al Sundance Film Festival di Robert Redford), Tarantino non ha mai studiato cinema in una scuola. Tutto quello che conosce della settima arte è frutto del lavoro da autodidatta e della visione di centinaia di film. A tal proposito, il regista ha dichiarato: «A Hollywood puoi venire da qualsiasi posto, non hai bisogno di un diploma. Nessun diploma mi ha fatto avere un ingaggio come attore o uno come regista. A loro non interessa chi sei e da dove vieni: devi riuscire ad avere il primo lavoro, è dura ma allora sei sulla buona strada. Il resto sta a te, qualunque cosa hai da offrire».

I registi che ne hanno influenzato lo stile

Il suo grande amore per il cinema si riscontra anche nella caterva di citazioni e omaggi che le sue opere contengono. A partire dai piani sequenza seguiti dagli stalli alla messicana, nei quali almeno due dei suoi personaggi si tengono sotto tiro: un chiaro omaggio al cinema di Sergio Leone, tra i suoi registi preferiti assieme a Martin Scorsese, Brian De Palma e Jean-Luc Godard. A quest’ultimo, tra l’altro, Tarantino ha anche «dedicato» la propria casa di produzione: A Band Apart, storpiatura del capolavoro del cineasta francese «Bande À Part».

Le riprese «alla Tarantino»

Al netto delle citazioni, il regista è perfettamente riuscito a trovare uno stile proprio e riconoscibile. Non solo, perché ormai ci sono anche riprese a sé che vengono definite «alla Tarantino»: una su tutte è la trunk shot, in cui la macchina da presa riprende la scena dal bagagliaio di una macchina rivolgendosi agli attori.

L’utilizzo della violenza


Un altro elemento che caratterizza il suo cinema è senza dubbio la violenza, per cui spesso è stato criticato. «Per me la violenza è un soggetto del tutto estetico» ha raccontato il regista in passato. «Dire che non ti piace la violenza al cinema è come dire che al cinema non ti piacciono le scene di ballo». Non a caso, per «Kill Bill», sono stati utilizzati più di 1700 litri di sangue finto, per «uccidere» 95 personaggi.

L’incubo di «Bambi»


Alla luce di ciò, stupisce che sia «Bambi» il suo più grande incubo cinematografico. Da bambino, ha raccontato in più di un’occasione, gli occhi del cerbiatto Disney lo fecero piangere per ore e ore.
 

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